Capitolo 17

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Non dormii neanche un po'. Ero immersa nei miei pensieri e in ciò a cui avevo assistito.

Mio padre era cambiato in poco tempo, ma non riuscivo a credere fosse davvero lui il cattivo della situazione.

Credevo amasse mia madre, invece non era affatto così.

Erano solo le 5 del mattino, così decisi di cercare il famoso album di quando ero piccola. Finalmente lo trovai, era uno rosa con scritto "RICORDI".

Mi avvinghiai sul letto ed iniziai a sfogliare. C'ero io, poi insieme a me c'era Grace, la mia prima migliore amica che seppi si fosse trasferita in Spagna ed altri di cui non mi ricordavo minimamente.

Ebbi un colpo quando riconobbi tra tutti Jack. Era proprio vicino a me, entrambi eravamo divisi da Matthew, il famoso festeggiato e a fianco a noi c'erano altri bambini.

Non ricordavo minimamente di quella festa e fui particolarmente felice di sapere di avere un ricordo con lui.

Più sfogliavo e più mi ritornava il sorriso. Notai addirittura una foto dove c'eravamo io e lui soli. Una cosa inimmaginabile, ma vera.

In realtà quando ero piccola mi piaceva e molto, ma era un sentimento stupido, inesistente.

Dopo un po' chiusi tutto per cercare di dormire un po' in più e fu così fino a quando la sveglia non avvisò che si fossero fatte le 7.00.

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Mi svegliai di soprassalto, andai in bagno, feci colazione e cercai di parlare un po' con mia madre, la quale era davvero giù di morale.

«Sono convinta che tuo padre tornerà, magari oggi stesso e prenderà qualcosa nello studio.»
«Qualsiasi cosa, chiama la polizia.»
«Non ci sarà bisogno. Ma per favore, non ne parlare a Maya, almeno non adesso. So che è la tua migliore amica ma per il momento meno si sa ed è meglio.»
«Ma certo, mamma. Terrò la bocca chiusa, tranquilla.»
«Perfetto.» Mi sorrise.
«Ieri ho avuto tanta paura.» Ammisi.
«Anche io, tanta. Ma vedrai che tutto si aggiusterà nel migliore modo possibile.»
«Sono fiduciosa.»
«Così mi piaci. Ora però avviati, non vorrei che facessi ritardo. Buona scuola tesoro e se dovessi vedere Hannah Mitchell, sii semplicemente te stessa, salutala ma non darle retta. Anche lei avrà ciò che si merita, basta solo aspettare.»
«Va bene, mamma, farò come vuoi tu. A dopo.»
«A dopo.»

Aprii la porta ed uscii. Sperai vivamente di non trovare nessuno lungo il mio cammino, volevo stare un po' da sola con me stessa. Almeno fino a quando non sarei arrivata a scuola.

Odiavo l'idea di dover mentire e non raccontare la storia a Maya, ma se era mia madre a chiedermi di non farlo, non potevo che ubbidire.

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«Ehi.» Salutai Maya non appena la vidi.
«Ehi. Allora? Ci sono novità per quanto riguarda tuo padre e... Il matrimonio con tua madre?» Domandò.
«No, non ancora- mentii- ma ho una cosa da dirti.»
«Dimmi, sono curiosa.»
«Te la dirò oggi via messaggio. Qui è rischioso.»
«Uff, va bene, come vuoi.»
«Entriamo?»
«Di già?» Chiese Maya.
«Eh va bene, aspettiamo cinque minuti.»
«Direi sia meglio visto che poi dovremo stare chiuse qui dentro.»
«Questo è vero. Oggi arriveranno anche mia zia, suo marito e mio cugino, sono davvero felice.»
«Potresti presentarmelo.» Rise.
«Non credo sia il suo tipo, piuttosto lui ti sta guardando...» Dissi indicandole con lo sguardo un ragazzo.
«Non posso crederci, ma è Brian.»
«E perché ti sta guardando?»
«Non lo so, ma mi dà estremamente fastidio.»
«Aspetta. Ora ti faccio vedere io.»
«Cosa vuoi fare?»

Presi il telefono dalla tasca e feci finta di rispondere al telefono avvicinandomi al ragazzo poco distante da noi.

«Ehi, Luke.» Dissi facendo finta di parlare al telefono.

«Allora possiamo far incontrare tuo fratello di nuovo con Maya, so che non vede assolutamente l'ora.»

«Allora ci vediamo più tardi, intanto lo dico anche a Maya che già sta sorridendo. Ciao!»

Riattaccai ed iniziai quasi a ridere quando mi accorsi che Maya fosse rimasta dalla mia iniziativa. Brian nel frattempo, era nella stessa posizione ma ero convinta avesse sentito tutto.

Mi riavvicinai a Maya, la quale rimase al mio gioco e ci mise del suo. Ero veramente felice per lei, era ad un passo dall'ottenere la propria rivincita.

«Grazie, grazie, grazie! Se non altro, finalmente sa che mi sono dimenticata completamente di lui e che non sono colei che lo rimpiange.» Sussurrò Maya contenta.
«Ci volevo io per fare tutto ciò.» Dissi ridendo.
«Senza di te non lo avrei mai fatto. Grazie davvero, sei unica.»
«Questo ed altro.»

Ci incamminammo finalmente in classe, il mio sguardo era un po' perso, pensavo a Jack, Nicole, mia madre e mio padre. Non potevo dimenticare ciò che fosse accaduto la sera prima, era impossibile.

Mi immobilizzai non appena vidi la Mitchell entrare in classe e guardarmi dalla testa ai piedi. Era davvero una vipera, quella donna.

Fortunatamente non mi chiese niente, lasciandomi quindi in pace, ma sapevo che fosse tutta una pausa che le serviva per escogitare un piano.

«Quella ti guarda sempre, è assurdo.»
«Lo so, è troppo insopportabile, ma me ne farò una ragione, per ora. È meglio non stuzzicarla.»
«Questa non te la farà passare liscia tanto facilmente, quindi sii pronta a qualsiasi prova.»
«Farò del mio meglio per evitare che questa possa remarti contro, vedrai.»

Ed era così. Non avrei mai permesso che una tale come lei, avrebbe potuto fare qualcosa che avrebbe portato ad aggravare la situazione, che era già irrefrenabile di suo.

Se la professoressa Hannah Mitchell avesse avuto la brillante idea di mettersi contro di me, ciò che avrei fatto sarebbe stato sicuramente stare al suo gioco; Anche se ad un certo punto, avrei tirato fuori gli artigli anche io, era solo questione di tempo.

«Jack ti sta osservando.» Mi fece notare Maya.

Ed effettivamente era così. Mi girai piano e notai i suoi occhi su di me, dopo qualche secondo cambiò immediatamente prospettiva, forse per evitare di farmi capire che in realtà si stava interessando a me.

Non commentai nulla e continuai a concentrarmi sulla donna bionda davanti a me. Stava leggendo un messaggio e mentre lo faceva, sorrideva. Sempre di più.

Sbattei fortemente l'astuccio per terra, per causa della rabbia che mi stava mangiando e tutti se ne accorsero, compreso lei.

«White, c'è qualche problema?» Disse spostando gli occhi su di me.

Avrei voluto dirle che il problema fosse lei, ma non lo feci. Preferii fosse il tempo a fare il proprio cammino.

«Nessun problema, comunque.»
«Allora la prossima volta fai più attenzione.»
«Okay.» Risposi semplicemente.

La odiavo, tanto. Talmente tanto che le avrei volentieri detto cosa pensassi di lei. Ma bisognava mantenere la calma e non passare dalla parte del torto.

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