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Allison's Pov

Notai solo dopo un po' con curiosità che eravamo usciti dalla città.
-Come...puoi permetterti una macchina del genere?- Chiesi tanto per spezzare quel silenzio -per me- imbarazzante.
Piegò le labbra in un sorriso. -Ho fatto colpo già con la macchina, bene.- Constatò allegro.
-Idiota. Non l'avrai mica rubata?- Lo guardai di sottecchi, ci mancava solo quello!
-Ma va, ti pare?L'ho acquistata legalmente.- Annunciò orgoglioso.
-Immagino quanto sia stato onesto il tuo modo di guadagnare soldi...- Commentai sospettosa. -Preferisco non sapere dove hai trovato 300 mila dollari.- Cominciai a guardarmi intorno facendo finta di cercare qualcosa.
-Ecco brava, meglio...ma che fai?- Mi chiese continuando a guardare la strada confuso girandosi ogni tanto a guardarmi.
-Cerco il passamontagna e la pistola.- Replicai prima di ridere, divertita dalla sua espressione.
-Che spiritosa.- borbottò. -Non ho rapinato nessuna banca per quei soldi.-
-E non ci provare nemmeno a farlo, eh?Altrimenti mi arrabbio.- Sentenziai con un tono di voce scherzoso, ma che non nascondeva rimprovero nella voce. Ci mancava solo che si mettesse nei casini e che rischiasse di farsi arrestare per una rapina!
-D'accordo.- La sua risposta mi sembrò detta così tanto per farmi stare zitta e la cosa mi infastidì non poco.
Accesi la radio per cercare di distrarmi un po'. La canzone Now you know di Hilary Duff mi mise subito di buon umore, era una delle mie cantanti preferite!
-Cos'è sto schifo?- Si lamentò aggrottando la fronte.
Lo guardai male. -Tu osi insultare Hilary Duff?-
-Oso eccome!Metti qualcosa di meglio dai.-
-Non ci penso nemmeno, questa canzone è stupenda e anche Hilary lo è!E' così spontanea e vivace mentre canta.- E guai a chi aveva da ridire sul mio idolo. Centomila volte meglio di quella cretina di Paris Hilton.
-Davvero commovente, ma non ho intenzione di sentire questa nenia infantile per tutto il viaggio, ok?- Tese la mano verso la radio per cambiare canale, ma lo bloccai subito.
-Nooo!- Protestai cantilenando come una bambina. -Non ti azzardare a toglierla!-
Sbuffò e rimise la mano sul volante. -Come sei noiosa!-
-E tu antipatico. Non capisco come faccia a non piacerti Hilary, è una ragazza molto seria e intelligente a differenza di altre persone del mondo dello spettacolo. Se ci fossero più persone come lei, il mondo sarebbe un posto migliore.- Dichiarai sicura annuendo mentre incrociavo le braccia al petto.
-Addirittura?Il mondo sarebbe un posto migliore con meno persone come me e Johnny, non credi?- Si aprì in un ghigno divertito mentre mi osservava con la coda nell'occhio.
-Sono d'accordo.- Mi morsi il labbro nervosa; non mi piaceva affrontare quell'argomento con lui.
-Anche se comunque tu non sei come Johnny.- Mi sentii in dovere di aggiungere.
-Cosa te lo fa pensare?- Ogni traccia del sorriso che aveva prima sul viso sembrava sparita.
-Il fatto che tu abbia rischiato per salvarmi e i tuoi occhi.- Non riuscii ad impedirmi di sorridere. Ricordavo ancora i suoi occhi freddi diventati improvvisamente dolci quando mi aveva vista. Avevo capito fin da subito, vedendomi riflessa nei suoi occhi, che non mi avrebbe fatto del male...anzi, il mio riflesso neanche lo vedevo presa com'ero dalla profondità del suo sguardo...
-I miei occhi?- Chiese osservando confuso la mia espressione allegra.
-Sono occhi da buono, mi spiace. Da cucciolotto.- Feci un risolino beffeggiatorio facendogli aggrottare il sopracciglio.
-Wow, ti assicuro che era il sogno della mia vita sentirmi dire che ho gli occhi da cucciolotto.- Commentò ironico.
-E poi sei un gentiluomo.- Aggiunsi guardandolo di sottecchi.
Rise. -Un che?!Solo perché ti offerto una coca cola e aperto una portiera?-
-E perché vuoi offrirmi la cena e il cinema stasera.- Ribadii orgogliosa della mia conclusione.
-Come...?- Cominciò sorpreso.
Povero illuso, credeva davvero di ingannarmi?Nessuno poteva farmi fessa.
-Il portafoglio.- Dissi semplicemente scrollando le spalle. -Me l'hai preso prima quando mi hai colto di sorpresa per impedirmi di pagare.- Spiegai con un cipiglio arrogante.
-Caspita, sei proprio la figlia di uno sbirro.- Osservò compiaciuto.
-Poliziotto prego.- Lo corressi. -E tu sei proprio un vero ladro. Confesso che me ne sono accorta solo dopo che me lo avevi preso.-
-Oh, sarei potuto scappare col bottino.- Sghignazzò.
-Spiritoso. Intendi ridarmelo comunque?- Chiesi indifferente. Dentro quell'affarino di stoffa c'era la mia orribile carta d'identità, fatta in un giorno freddo d'inverno con la febbre e qualche brufolo. L'idea che un ragazzo potesse vederla mi faceva sprofondare dall'imbarazzo.
-Sì certo, dopo aver tolto i soldi.- Si guadagnò una delle mie occhiate peggiori. -Certo che te lo ridò sciocca!Cosa vuoi che me ne faccia di un portafoglio di Winnie the Pooh?- Il sarcasmo nella sua voce non fece che aumentare l'odio nel mio sguardo già omicida.
-Ce l'ho da quando ero piccola.- Digrignai i denti giustificandomi.
Con la coda dell'occhio vidi che si stava trattenendo dal ridere.
Sentii prudere le mani; l'avrei picchiato di certo se fossi stata sicura che gli avrei fatto quantomeno male con il mio fisico e la mia forza da ragazza. Avrei dovuto iniziare a prendere lezioni di Kung Fu, magari così avrei potuto fargli qualcosa...
-Ti ho già detto che i tuoi sguardi pieni d'odio sono così sexy?- Accennò un sorriso provocatorio che mi fece incavolare ancora di più.
Sorrisi anch'io diabolica. -Grazie, sei così gentile che se non stessi guidando ti riempirei di baci.- Sì, i baci dei dissennatori di Harry Potter.
-Ricordatelo per dopo, quando ci fermiamo allora.- Piegò il sopracciglio in modo tremendamente sensuale senza smettere di sorridere.
-No, mi spiace, dopo è troppo tardi.- Alzai gli occhi al cielo seccata. Quello che non mi aspettavo era che mi prendesse in parola...
-D'accordo.- Dichiarò in tono troppo remissivo per non farmi venire qualche sospetto.
Realizzai le sue intenzioni solo quando si fermò in uno spiazzo a lato della strada.
-Che fai?- Mi guardai intorno con una certa ansia cercando di capire nonostante il buio in che zona fossimo.
-Mi prendo il bacio che mi spetta.- Ridacchiò avvicinandosi a me per unire le nostre labbra e baciarmi.
Una scarica elettrica mi invase tutto il corpo facendomi letteralmente scuotere le spalle per i brividi.
Sentivo le farfalle brulicare indisturbate nel mio stomaco. Che ci facevano lì?Stupidi insetti svolazzanti, dovevano essere soppressi, a costo di bere acido citrico per farle fuori.
Chiusi gli occhi staccandomi solo un nano secondo dalla sua bocca per prendere fiato, prima di rituffarmi, come drogata, di nuovo su quelle bellissime labbra peccaminose.
Le nostre lingue cominciarono l'ennesima lotta -questa volta non verbale- fra di loro rincorrendosi e stuzzicandosi.
Finimmo senza neanche accorgercene sdraiati sul sedile; lui sopra che poggiava sui gomiti per non pesarmi ed io sotto completamente avvinghiata a lui con le gambe.
Mi strinse i fianchi attirandomi ancora di più a lui ed iniziò, in una lunga e lenta tortura, a baciarmi il collo e a lasciare scie di saliva con la lingua. Reclinai la testa indietro ansimando quando dal collo iniziò a spostarsi verso la spalla per poi scendere fino al seno.
Gettai le braccia intorno al suo collo e infilai le mani fra i suoi capelli attirandolo a me con tutta la forza di cui ero capace; forza che fino ad un attimo prima avrei volentieri usato per picchiarlo.
Feci scorrere velocemente le mie dita, bramose di un contatto diretto con la sua pelle, fino ai bottoni della sua camicia passando per il suo collo. Incominciai a slacciarli impaziente mentre anche lui portò le mani sui bordi della mia maglietta sollevandola leggermente e insinuando le mani sotto per sfiorarmi il ventre e la schiena.
Accarezzai lentamente gli addominali scolpiti del suo petto, risalendo dalla cinta dei pantaloni fino al collo, ma quando sentii la mia pancia scoprirsi del tutto lo bloccai di colpo spingendolo rapidamente via con le mani.
-No, no, no, no, no!- Dissi frettolosamente agitando le mani. Santo Cielo, ma che stavo facendo?Non avevo nemmeno il reggiseno sotto, ci mancava solo che mi togliesse la maglietta!
Cercai di regolarizzare il respiro affannato e il battito del cuore che non era per niente lento e regolare. Stava pompando talmente velocemente il sangue che mi sentivo le guance andare completamente a fuoco.
Lui mi guardò confuso e parecchio contrariato.
-Posso sapere che ti è preso così all'improvviso?- Anche lui respirava affannosamente per il bacio che ci eravamo appena dati; la sua voce roca per il desiderio, i suoi capelli ancora più spettinati e quegli occhi leggermente offesi, ma pieni di brama, mi causarono brividi di piacere su per la schiena e di sicuro, se non avessi avuto anche un solo singolo neurone in funzione, gli sarei saltata addosso senza problemi.
-Scusa, ehm...- Mi giustificai guardandomi intorno a disagio. Che potevo dire?Se gli avessi detto che non volevo che la mia prima volta fosse così, ma più speciale, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere. Chissà poi con quante altre ragazze era stato sui quei sedili. Li guardai schifata prima di ricominciare a parlare.
-Sto morendo di fame, possiamo andare?- Oddio, voglio sotterrarmi! Ma che mi era saltato in mente di trovare una scusa del genere, non potevo trovare niente di meglio?
Il suo sguardo non era per niente rassicurante; era un misto di sbalordimento/confusione, identico a quello che una persona avrebbe potuto avere vedendo un elefante in cielo indossare un vestito di Valentino, non so se rendo l'idea.
-Cioè, fammi capire- Si massaggiò le tempie con le mani e gli occhi chiusi. -Tu pensavi al cibo mentre stavamo per farlo?- Li riaprì e stavolta mi guardò come se fossi da rinchiudere in manicomio e in effetti non aveva tutti i torti.
Feci un respiro profondo seccata. -Perché, se così fosse ferirei il tuo prezioso orgoglio maschile?- Non gli diedi il tempo di replicare e continuai. -No, idiota, non stavo pensando al cibo. Solo non voglio farlo qui, ti va bene questa come risposta?- Il livello di acidità nella mia voce stava salendo sempre di più.
-No.- Protestò incrociando le braccia. -Perché no scusa?- Insistette facendomi scattare all'insù il sopracciglio sinistro dal nervoso. I maschi erano davvero molto perspicaci.
-Perché una macchina in cui ti sarai sbattuto tante di quelle puttane non è in cima alla lista dei posti in cui vorrei farlo, ti è chiaro questo o vorresti altre illuminazioni?!- E guai a lui se si azzardava a replicare di nuovo.
S'incupì parecchio prima di schioccare la lingua evidentemente scocciato. -Mi è chiaro.- Rimise in moto senza più dire niente.
-Bene.- Ribadii incrociando le braccia al petto e fissando il paesaggio in cagnesco.
Rimanemmo in silenzio fino a quando non arrivammo a Boston; non mi chiesi nemmeno che ci facessimo lì, non vedevo l'ora di tornare a casa. Il fatto che lui non avesse smentito la mia insinuazione sull'essersi sbattuto altre ragazze in quella macchina mi dava un fastidio tremendo, avrebbe anche potuto rispondere con un po' di più tatto!Una frase del tipo: "Ma no, tu sei la prima ragazza con cui sto", anche se falsa, non mi avrebbe mica fatto schifo!
Non sopportavo più quel silenzio, così dopo un po' ripresi a parlare:
-Si può sapere dove cavolo stiamo andando?- Sbottai agitandomi sul sedile per guardare meglio fuori la città. Era praticamente impossibile non notare gli sguardi dei passanti che si stavano letteralmente mangiando con gli occhi la macchina.
-Se te lo dicessi faresti storie.- Aggrottò la fronte continuando a guardare la strada. La sua voce era terribilmente fredda, troppo fredda. Ci era rimasto male per prima?
-Perché?Oddio stiamo andando in un locale di drogati!- Incominciai a dimenarmi sul sedile come una forsennata. Il mio patetico tentativo di distrarlo sembrò funzionare visto che abbozzò un sorriso prima di rispondere:
-Ma non dire cazzate!- Alzò gli occhi al cielo. -Non porterei mai una ragazza in un posto del genere.-
Mi tranquillizzai un po' prima di chiedere:
-Ma allora dove...?- Mi bloccai vedendo che David stava accostando nel parcheggio di un ristorante.
-Quel ristorante?!- Chiesi boccheggiando mentre indicavo il posto più lussuoso che avessi mai visto. Da fuori sembrava una specie di villa antichissima posizionata in quello che riconobbi come il centro storico della città.
-Sì, quel ristorante.- Sentivo il suo sguardo fisso su di me, come se stesse studiando curioso la mia reazione.
-Tu sei pazzo.- Annuii; lo era di sicuro. -Io non posso nemmeno permettermi una bottiglia d'acqua in quel posto!- Non mi avrebbe affatto stupito vedere qualche politico importante cenare in quel ristorante.
-Ti ho già detto che pago io.- Mi ricordò annoiato mentre dava le chiavi della macchina in custodia al tipo del parcheggio.
-Spaccone.- Borbottai facendolo sghignazzare.

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