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Allison's pov

Era passata una settimana dal giorno della festa in barca. Sempre che fosse possibile definirla una festa.

Mi ero categoricamente rifiutata di spiegare sia a mio padre sia a mia madre –che però sospettava qualcosa- perché fossi lì quel giorno.

Mio padre lasciò quasi subito perdere convinto com'era che la sua bambina fosse andata per dargli una mano ad incastrare quei criminali. Mi rimproverò, certo, per più di sei ore, dicendo che non avrei dovuto più rischiare solo per aiutarlo, ma non indagò molto sulla questione. Mia madre invece sapeva che c'entrava David con tutta quella faccenda e dopo che mio padre le aveva raccontato della minaccia con lapistola vidi la consapevolezza nei suoi occhi.

I giorni successivi che trascorsi a volte sovrappensiero, a volte proprio triste, contribuirono a farle capire più o meno quello che fosse successo. Fortunatamente per me non mi chiese niente. Non me la sentivo proprio di parlarne con lei.

In quei giorni mi riusciva parecchio difficile fare tutto: studiare, cucinare, leggere, fare le pulizie. Ci mancava poco che mettessi il libro di storia in lavatrice da quanto ero con la testa sopra le nuvole.

Persino parlare con Mark era stato più difficile di quanto pensassi. L'aveva presa male, molto male. Aveva chiesto furioso informazioni su quel ragazzo con cui ero uscita, informazioni che gli avevo negato con fermezza. Se ne era andato dicendo che me l'avrebbe fatta pagare, ma non avevo dato minimamente peso alle sue parole, concentrata com'ero su altro.

Ovviamente nei miei pensieri c'era sempre la stessa persona. Era come se i suoi occhi mi perseguitassero.

Da una parte volevo rintracciarlo e in un ultimo disperato tentativo chiedergli ancora di perdonarmi, dall'altra parte però il mio orgoglio si faceva sentire prepotente; mi ero già scusata con lui, perché dovevo continuare ad umiliarmi cavolo?

Ero appena uscita da scuola quel giorno, convinta più che mai a mettere da parte l'orgoglio.

Avevo sbagliato e avrei rimediato a tutti i costi. In fondo, per una persona a cui si tiene, si può anche rinunciare all'orgoglio. Dovevo assolutamente chiarire con lui, anche perché ormai non riuscivo proprio a fare più niente che richiedesse un minimo di concentrazione.

-Lily!Aspetta!-

La voce di Angela mi distrasse dai miei pensieri e mi fece girare confusa.

-Che c'è Angie?- Domandai sorpresa dal tono agitato della sua voce.

-Il ragazzo di cui ti avevo parlato...mio Dio l'ho visto solo adesso, è ricercato dalla polizia!- Incominciò a gesticolare come una matta non riuscendo a calmarsi.

Inizialmente non pensai minimamente al fatto che quel ragazzo potesse essere lo stesso che io avevo messo nei casini.

-E allora?Se ti piace che t'importa?- Alzai le spalle completamente indifferente guadagnandomi un suo sguardo sbalordito.

-Ma sei scema?!È un criminale, mi hai sentito?- Cominciò nervosa a muoversi sul posto.

-Sì ti ho sentito, ma se lui è dolce e gentile non vedo comunque che male c'è ad uscirci insieme.-

Mi squadrò per qualche secondo. –Quel ragazzo ti ha completamente fottuto il cervello.-

Commentò annuendo con aria grave.

-Ma di che parli?- Distolsi lo sguardo infastidita incominciando ad incamminarmi verso casa.

-Un mese fa mi avresti detto che ero pazza e di avvisare la polizia, non di uscirci insieme!-

Kidnapped by loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora