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Allison Pov

No!Perchè proprio ora?!
Guardai terrorizzata David che però non si scompose.
-Perché sta suonando?- Chiese inarcando il sopracciglio.
Le quattro. Cenerentola doveva scappare o restare?No...Cenerentola non sarebbe mai scappata dopo aver messo nei cazzi il suo principe azzurro.
-David devi andartene di qui!- Gridai con voce spezzata, non mi sarei sorpresa di vedere delle lacrime sul mio volto.
-Ma che...?- Sembrava confuso.
-Niente, solo vattene da qui ti prego!- Lo interruppi in fretta muovendo le braccia come una forsennata. L'ansia era palese nella mia voce, ma nessuno nella pista da ballo fece caso a me, ripresero a ballare la loro musica da discoteca senza troppi problemi.
David si soffermò a guardami in faccia, piuttosto sorpreso della mia disperata reazione a qualcosa che non si aspettava minimamente.
-Ed è per niente che stai quasi piangendo?- Mi chiese stranito.
Cazzo, cazzo, come facevo a convincerlo ad andarsene prima che arrivasse la polizia?
-Fidati di me e non fare domande cazzo, vai via subito di qui!- Stavolta quasi lo urlai e incominciai a spingerlo verso un lato della nave, verso il molo per farlo scendere. Lui però testardo più di me, si impuntò e fece resistenza fermandosi; in quanto a forza fisica e statura lui era messo decisamente meglio di me e io potevo fare ben poco. La disperazione ritornò prepotente uscendo dai miei occhi sotto forma di gocce bagnate. Era raro per me piangere. Mi era capitato di farlo quando mi avevano rapito, ma solo perché avevo veramente paura e anche in quel momento ne avevo; sì, avevo paura di perderlo.
-Vattene!- Dissi di nuovo con un filo di voce.
-No se non mi dici che cazzo succede!- Sbottò incrociando le braccia prima di ammorbidirsi un po' guardandomi.
-Allison, mi spieghi che hai?- Chiese sollevandomi il mento con la mano e guardandomi negli occhi.
-Mi dispiace David...- Ed era la verità anche se ero certa che non mi avrebbe creduto.
-Ok, ma per cosa?-
Stavo per riaprire bocca per parlare, ma qualcuno in lontananza mi precedette:
-La polizia!- Gridò terrorizzato.
Subito il panico si diffuse sulla barca, le donne, impaurite, iniziarono a lanciare gridolini patetici, mentre gli uomini si diressero quasi tutti verso gli interni.
Una voce bassa e roca vicino a me mi distrasse dal caos generale che si stava diffondendo.
-Tu...- Mi guardò incredulo -Sei stata tu!- Sbottò guardandomi con disprezzo.
-No, non sono stata io!Mia madre, lei mi ha costretta...-
Non mi ascoltò nemmeno, iniziò a camminare agitato verso la ringhiera della barca.
Rise nervoso. -Costretta?!- La sua voce era a dir poco sadica.
-Ti hanno forse puntato una pistola alla tempia?- Continuò senza girarsi a guardarmi.
-No...-
-Forse ti hanno minacciata con un coltello o picchiata?-
Scossi la testa esasperata. -No, ma...-
-Allora non credo proprio che ti abbiano costretta mia cara- La sua voce era così fredda e tagliente che mi fece un male assurdo al cuore.
-Mia madre ha sentito tutto, io non c'entro...non volevo!- Gli afferrai il braccio per convincerlo a fermarsi e a guardarmi, ma lui, non appena lo toccai, si ritrasse come scottato.
-Non toccarmi!- Nella sua voce c'era una minaccia implicita. -Kevin aveva ragione, Kevin ha sempre ragione!Quando cazzo lo imparerò?- Mormorò incredulo fra di sé scuotendo la testa.
-Sei ancora in tempo per andartene!- Lo supplicai con lo sguardo, ma lui nemmeno mi guardò.
-Già certo e abbandonare i miei compagni che ho messo nei cazzi io con la mia stupidità invitandoti qui?- La sua voce sembrava tremasse dalla rabbia.
-Faresti meglio ad andartene tu.- Aggiunse sporgendosi dalla ringhiera e fissando qualcosa là sotto.
Mi sporsi anch'io e notai una ventina di macchine della polizia accostare sul molo proprio in quel momento. Non mi sarei stupita se mio padre avesse chiamato anche qualche agente dell'F.B.I.
-Sono sicuro che il tuo paparino sarà felice di abbracciarti dopo il tuo prezioso aiuto.- Concluse sprezzante.
Non sapevo che cosa dire. Mi sentivo indignata per come mi stava trattando, ma non potevo biasimarlo dopotutto.
-No, io voglio stare qui.- Non mi importava niente di quello che lui stesse pensando, non mi interessava niente di andare da mio padre né di sembrare una bambina capricciosa.
Annuì mentre riprendeva a camminare verso una specie di piccola casupola che era presente sulla barca. -Giusto, così da qui potrai visualizzare meglio la riuscita del tuo piano.-
Perché non si rendeva conto che le sue parole mi ferivano davvero? Incassai il colpo cercando di fermare le lacrime che stavano per uscire di nuovo prepotenti.
-Non so davvero che fare per farti capire che mi dispiace.- Dissi mentre lo seguivo a destra e a manca per la barca.
-Niente. Non puoi fare niente.- Afferrò una pistola e si diresse di nuovo verso la ringhiera facendomi ghiacciare il sangue nelle vene.
-Hai intenzioni di sparargli?Non vuoi davvero scappare?!- Chiesi incredula.
-Tranquilla, tanto ho solo una possibilità su...- Guardò di nuovo le macchine della polizia e i poliziotti che proprio in quel momento stavano prendendo posizione per sparare -...un centinaio direi di beccare tuo padre.-
-Non è solo questo che mi preoccupa...se colpissero te...-
-Oh!- Mi interruppe guardandomi fintamente commosso -Adesso ti preoccupi per me?Ti assicuro che essere feriti nell'orgoglio fa più male di un proiettile.- Digrignò i denti decisamente incazzato.
-Non sono stata...!-
-Finiscila, vallo a dire a qualcun altro.-
Prese la mira ed iniziò a sparare ad alcuni poliziotti, che a loro volta cominciarono a sparare ai ragazzi armati sulla nave. Mi tappai le orecchie infastidita da quei rumori e spaventata. Ero nel bel mezzo di una vera e propria sparatoria! Qualcosa alla mia sinistra mi spinse verso il basso e mi ritrovai a terra a fissare la ringhiera che mi bloccava la visuale e mi nascondeva dalla mira della polizia.
-Che...?- Iniziai incerta.
-Stai giù scema!- Sentii sbottare David vicino a me.
-Ma...- La confusione regnava sovrana nella mia testa.
-Ora muoviti e dirigiti verso l'uscita.- Continuò prima di sparare un altro colpo che mi fece sobbalzare.
-No.- Mormorai e fu incredibile ma riuscì a sentirmi. Mi alzai appena, giusto quanto bastava per vedere la polizia e per non farmi vedere da loro.
-Non fare la cretina, muoviti!- Gridò adirato prima di mirare ad un altro dei poliziotti.
Non appena realizzai di chi si trattasse il mio cuore perse un battito.
-No ti prego, quello è mio padre!-
Mi alzai gridando agitata.
Proprio un millesimo di secondo prima che il proiettile uscisse dalla canna, David deviò prontamente la mira facendo infrangere rumorosamente il proiettile contro il vetro di una macchina.
Il mio battito tornò regolare e ripresi a respirare più tranquilla. David con il braccio sinistro mi fece abbassare di nuovo.
-Grazie- La mia voce fievole era piena di gratitudine. Sapevo che mi avrebbe sentito comunque.
-Non l'ho fatto per te- Rispose freddo abbassandosi anche lui.
-Grazie lo stesso.- Sorrisi commossa. Per quale altro motivo l'aveva fatto?
Una voce alle mie spalle mi distrasse.
-David!- Una ragazza bionda arrivò super agitata e spaventata. La riconobbi subito, era la stessa ragazza di prima.
-Kim?!- Si girò di scatto confuso.
Lei mi fulminò con lo sguardo prima di rivolgersi di nuovo a lui.
-Dave, Kevin è stato ferito!- Strillò agitata e con gli occhi leggermente umidi. -Perde molto sangue, non so che fare...mi...mi fa impressione!- La voce, rotta dal pianto, si affievolì sull'ultima parola.
Aveva il vestito sporco di sangue così come le mani che continuava a passarsi nervosa fra i capelli imbrattandoli di rosso.
Subito vidi Dave irrigidirsi.
-Cazzo!- Mormorò chiudendo gli occhi e tartassandosi a morsi il labbro che iniziò a sanguinare.
Kevin?!Lui era stato ferito per colpa mia?!Mi sentii improvvisamente male...se solo mia madre non avesse sentito quella cazzo di conversazione, se solo non avessi tardato, se solo avessi cercato di convincere mio padre a non farlo...! Se, se, se, tutti se che in quel momento non mi servivano a niente!
-Dove è stato ferito?- Chiese poi con una calma invidiabile che mi stupì.
-Al braccio credo.- Rispose lei cercando di calmarsi.
Non riuscii ad impedirmi di sospirare di sollievo; il braccio. Non era un punto vitale, se la sarebbe cavata.
-Portalo dentro e cerca di fermare il sangue con del ghiaccio. Penso che nell'armadietto bianco del bagno ci siano dei disinfettanti, usa uno di quelli.- Sembrava seriamente poco interessato a quello che stava dicendo, ma con l'ultima frase si tradì: -Fai il possibile Kim, ti prego.- La voce gli uscì spezzata mentre distoglieva lo sguardo dalla biondina.
Lei annuì convinta prima di sparire in mezzo al via vai di tutta quella confusione.
-Usa me...- Quelle due parole mi uscirono dalla bocca come incontrollate.
-Cosa?- Mi guardò confuso.
-Usami come ostaggio per fermarli.- Era l'unica speranza.
-Scordatelo, non mi serve il tuo aiuto.- Ribatté secco. Orgoglioso e testardo come sempre cazzo.
-Vuoi che qualcun altro dei tuoi amici venga colpito?- Decisi di giocare l'unica carta che lo avrebbe convinto.
Si tartassò di nuovo il labbro nervoso. Avevo fatto centro.
-Ti prego...- Lo implorai. La colpa era solo mia, volevo rimediare.
Gli spari continuavano, ma io li sentivo solo in sottofondo. Continuavo ad osservare i lineamenti sofferenti sul suo bellissimo viso, cercando di ignorare gli uomini che pian piano cadevano feriti intorno a noi.
-D'accordo- Acconsentì infine riempiendomi di gioia il cuore.
Mi prese per il braccio e mi strattonò, alzandomi per rendermi bene visibile alla polizia.
Mi passò il suo braccio intorno al collo facendomi sobbalzare. Era una sensazione piacevole in fondo, mi sembrava di essere abbracciata; sentivo il suo petto premere contro la mia schiena e questo non aiutava il battito impazzito del mio cuore. L'unica cosa spiacevole era la sua fredda pistola puntata alla mia tempia.
Com'era prevedibile, comunque, gli spari da parte della polizia cessarono.
Dopo un cenno di David anche i ragazzi sulla nave smisero di sparare.
Mi ero accorta fin da subito che quasi tutti gli adulti, quel Johnny compreso probabilmente, erano fuggiti o dal molo o saltando su altre barche, lasciando la sparatoria in mano ai ragazzi. Che razza di codardi!Ricordai indignata le parole di mio padre: Se anche morisse un ragazzo, lo sostituirebbero con un altro.
Mio padre mi guardò terrorizzato ed improvvisamente mi sentii mancare. Lo stavo facendo preoccupare da morire, che razza di figlia che ero!
-David...- Disse con voce roca attraverso una specie di megafono.
Sentii David dietro di me sussultare appena. Non pensava che mio padre lo riconoscesse subito.
-Ti prego...- Aggiunse implorante. Non era il poliziotto a parlare, ma il padre disperato. Sentivo che il mio cuore stava di sicuro sanguinando. Perché riuscivo solo a fare del male alle persone alle quali volevo bene?
-Lasciala andare, lei non c'entra.- Continuò questa volta con voce un po' più sicura.
-Vi lasceremo andare- Proseguì facendo alzare mormorii di protesta da parte degli altri poliziotti ancora armati. -Ma ti prego lasciala.- Rimase in attesa di una risposta da parte di quello che lui credeva fosse il mio aguzzino.
-Tuo padre ti vuole davvero bene.- Bisbigliò David contro il mio orecchio con una voce che mi sembrava...crudelmente dolce (possibile?) e che mi fece venire i brividi. La sua testa era appoggiata da dietro sull'incavo del mio collo e la sua vicinanza, per quanto la situazione fosse critica, non poteva fare a meno di farmi ribollire il sangue.
-Non voglio certo privarlo della sua figlioletta obbediente.- Il suo tono di voce si indurì parecchio dandomi decisamente fastidio. Non trovai la forza di dire niente e incominciai a tremare; probabilmente lui stava pensando che avessi paura. Si sbagliava di grosso però. La mia non era affatto paura; se tremavo era perché ero arrabbiata, se non parlavo era perché non sapevo proprio cosa dire.
-Scendi da questa barca...- Ricominciò con una voce bassa che risuonò minacciosa -E ti conviene fare in modo che tuo padre non riprenda a sparare, o il primo che mirerò direttamente alla testa sarà lui.-
Ora sì che avevo paura. Mio padre rischiava solo per colpa mia.
-Seguito da sua figlia ovviamente.- Continuò distendendo -lo sentivo dalla voce- le labbra in un sorrisetto sadico.
Deglutii nervosa -Non lo farai...- Sussurrai senza voce.
-Tu dici?Mettimi alla prova.-
Stavo per dirgli ferita di lasciarmi andare quando lui riprese a parlare tranciandomi definitivamente il cuore in due.
-Ah, un'ultima cosa...- Prese un lungo respiro prima di continuare. -Non voglio vederti mai più.-
Mai più...Alla fine mamma è successo quello che volevi tu...
Quella volta non avrei potuto far niente per impedire alle mie lacrime di scendere. Incominciarono il loro percorso, non disturbate dalla mia mano che solitamente le fermava e asciugava sempre. Perché mi faceva così male?Cosa mi importava in fondo di lui?Per le mie lacrime quella non era una domanda sufficiente per smettere di scendere dagli occhi.
Lui mi lasciò andare, completamente incurante e indifferente al fatto che piangessi.
Non appena fui libera dalla sua stretta corsi più in fretta che potevo verso la scaletta della barca che riportava al molo. Tutti i ragazzi intorno a me stavano bisbigliando qualcosa contro di me, ma io non ci feci affatto caso. Volevo andarmene di lì, volevo sparire, non volevo più vedere lo sguardo d'odio puro che lui mi continuava a lanciare.
Corsi dritta dritta fra le braccia di mio padre che mi abbracciò anche lui piangendo. Ma le mie lacrime erano di tutt'altro genere.
-Non avere paura- Mi sussurrava cullandomi nel suo abbraccio. In quel momento però era da un'altra persona che avrei voluto sentirmi dire quelle parole. Avrei voluto essere fra le braccia di un'altra persona. Una persona che però non mi voleva e mi aveva completamente distrutta spezzandomi il cuore. Non fu necessario dire niente a mio padre per quanto riguardava la sparatoria. Lui mantenne il patto, non ordinò a nessuno di ricominciare a sparare. Mi fece entrare in macchina e lasciò che la barca attraccata al molo si allontanasse.
Sentii in lontananza delle proteste da parte degli altri poliziotti, ma non riuscii bene a capire cosa dicessero perché mi addormentai completamente esausta.


David's Pov

Guardavo ipnotizzato la parete davanti a me senza quasi nemmeno vederla. Un insignificante ragno stava tessendo la sua inutile e insulsa tela. In quella topaia di stanza che avevamo però -più simile ad una cantina- non c'era da stupirsi della presenza di qualche aracnide. C'era da stupirsi della mancanza di ratti piuttosto. Chissà come era finito lì quel ragno, se l'avesse visto Kevin sarebbe morto dalla paura; lui era aracnofobico e odiava gli insetti peggio di una ragazza.
Mi distrassi un attimo ripensando al mio migliore amico; per fortuna era stato ferito al braccio e quindi non era gravissima la ferita. Ora stava meglio, erano riusciti a soccorrerlo in tempo.
Il medico aveva detto che sarebbe bastata qualche ora in più e l'infezione si sarebbe aggravata. Inutile provare anche solo a descrivere la faccia del mio amico non appena aveva saputo che ci era mancato poco perché gli amputassero il braccio.
Il suono del mio cellulare mi fece sobbalzare, chi cazzo poteva essere?Non avevo proprio voglia di parlare con nessuno. Notando però che il rompiscatole continuava a chiamare, mi alzai e, preso da un improvviso attacco di rabbia, lo scaraventai contro il muro, provando una certa soddisfazione nel vedere la batteria staccarsi dal resto del telefono. Al diavolo tutto cazzo!Al diavolo il telefono, al diavolo Allison, al diavolo anche me stesso che mi ero fatto ingannare da quella puttana come niente!Cazzo!Mi sentivo un vero idiota e la cosa che incrementava ancora di più la mia rabbia era il fatto che ero più incazzato con me stesso per essermi lasciato fregare che con lei per avermi fregato. Come era potuto succedere?Come avevo fatto a non accorgermi che lei mi avesse preso in giro fin dall'inizio?Dio, ero stato così cieco!Mi ero lasciato fregare da una ragazza, io!
Risi di me stesso, ributtandomi svogliatamente sul letto prima di riprendere a guardare il ragno che non si era minimamente scomposto nonostante il baccano che avevo fatto rompendo il cellulare.
C'era mancato davvero pochissimo cazzo, la galera non mi era mai sembrata così vicina.
Qualcuno bussò alla mia porta, ma in risposta ottenne solo il mio silenzio. Ma tutti con me volevano parlare proprio in quel momento? Ovviamente il rompiscatole in questione entrò lo stesso fregandosene di quella cosa chiamata privacy. No, mi correggo, la rompiscatole.
-Sei davvero patetico.- Mi annunciò divertita Kim.
Se non avessi avuto altro a cui pensare probabilmente le avrei fatto una scenata per il fatto che fosse entrata senza nemmeno aspettare una mia risposta. Ma la sua voce mi arrivava a malapena. La sentivo come una mosca fastidiosa che ronzava lontana, anche se abbastanza vicina per infastidirmi leggermente. Però in fondo, una mosca poteva anche entrare in camera mia senza permesso, no?
-Grazie.- Risposi con voce atona a qualsiasi cosa avesse detto.
Approfittò del mio silenzio per ricominciare a parlare:
-Johnny sospetta che tu sia complice di quello che è successo alla festa.-
Distolsi immediatamente lo sguardo dal muro per fissarla sbigottito.
-Cosa?!- Domandai con una certa isteria convinto di aver capito male.
-Già. Owen ha parlato; ha detto che tu l'hai fatta inserire nella lista degli invitati.- Iniziò ad attorcigliarsi tranquilla i capelli con la mano, come se la mia vita non fosse dipesa da ciò che avrebbe potuto pensare Johnny.
-Cazzo!- Mi presi la testa fra le mani. Non me ne andava bene una! Ero finito, f-i-n-i-t-o!
-Tranquillo, gli ho detto che pure io conoscevo la figlia del poliziotto, ma che non sapevo c'entrasse con gli sbirri. Nemmeno tu c'entri, lei è stata così furba da abbindolarci tutti...- Cantilenò lasciando andare la ciocca di capelli annoiata.
Il motivo per cui Johnny, potente criminale temuto e rispettato, si fidasse delle parole di una ragazzina a me era sconosciuto. Era stata Kimberly ad aiutarmi quando ero scappato di casa e a propormi di entrare nella banda di Johnny, ma non avevo mai capito come ci fosse entrata lei. Kim non partecipava mai a missioni pericolose, diciamo che se ne stava semplicemente tutto il giorno a non fare niente nella villa di Johnny spettegolando su tutti noi. Avevo pensato diverse volte al fatto che...si fosse diciamo in qualche modo venduta fisicamente agli altri, ma tutti avevano sempre negato.
Mi spiaceva pensare quello della mia migliore amica, ma lei non mi aveva mai voluto dire niente riguardo a quella storia e non aveva mai nemmeno smentito nessuna delle mie ipotesi. Mi era persino venuto il dubbio che lei potesse essere la prostituta privata di Johnny -il che sarebbe stato disgustoso da parte di Johnny che poteva tranquillamente essere suo padre-, ma questo non spiegava come mai Kim fosse lasciata così libera di avere una vita normale, cosa che a noi era stata preclusa e che avrebbe potuto mettere a rischio la nostra copertura.
-Kimmy come...?-
-Sono molto persuasiva.- Tagliò corto evitando domande scomode. -Vuole comunque vederti. Cerca di essere convincente e di confermare quello che ho detto già io.-
La guardai ammorbidendo un po' lo sguardo. -Perché lo fai?-
-Perché per quanto tu sia stronzo, ti voglio bene cretino.- Schioccò la lingua seccata.
Quando si trattava di esprimere i propri sentimenti, Kimberly diventava come un ragazzo: più chiusa di una cozza. Ovviamente per lei era troppo dire qualcosa di carino senza insultare, ma apprezzavo comunque il gesto.
-Beh allora immagino di doverti ringraziare.- Feci una lieve smorfia accennando poi un sorriso.
-Figurati...- Rimase un attimo in silenzio non sapendo bene cosa dire. -Alzarti a rispondere costava tanto?- Aggrottò la fronte confusa mentre indicava ciò che restava del mio povero telefono.
-Già.- Risposi sperando che capisse che comunque, in quel momento, non volevo parlare con lei, o almeno non di quello che era successo a quella maledettissima festa. Ma Kim capiva solo quando lo voleva lei.
-Avanti dimmi, chi è lei?- Sembrava parecchio scocciata, come se fare quella domanda le costasse più di qualsiasi altra cosa in assoluto.
-Lei chi?- Provare lo stesso a fare il finto tonto non costava niente.
Un sonoro sbuffo mi annunciò che lei non credesse affatto alla mia ingenuità improvvisa.
-Avrei pagato per vederti fare un'espressione come quella mentre pensavi a me quando ci siamo lasciati.- Spiegò con una vena di tristezza nella voce.
Mi addolcii un po' e decisi di mettere da parte tutta l'acidità che stavo accumulando.
-Ma quale espressione?- Inarcai il sopracciglio pensando che persino Brad Pitt si sarebbe dovuto inchinare davanti alla mia recitazione da maestro.
-Credi che sia scema forse?-
Stavo per rispondere di sì, che lo pensavo, ma mi interruppe di nuovo:
- È da tre ore che fissi con espressione vuota quel pulcioso aracnide mentre mette su casa!- Sbraitò indicando il pulcioso aracnide in questione. Poveretto, che aveva contro quel ragno?
-Questo perché gli insetti mi affascinano.- Risposi accigliato.
-Ah sì?- Chiese scettica.
-Sì.-
-Non c'entra nessuna ragazza quindi...-
-Nessuna ragazza.- Ribadii annuendo.
Si sedette sul letto guardandomi con fare allusivo.
-Nemmeno quella con cui hai ballato l'altro giorno alla festa?-
Cazzo. Sgamato.
-No, nemmeno lei.- Tentennai un po' prima di rispondere e quell'indecisione per lei fu una conferma.
-Immagino.- Ribatté ironica prima di sbuffare, -Dave in questi giorni sei sempre distratto e con la testa fra le nuvole. Persino Johnny se ne è accorto!Ha detto che sembrava quasi che fossi in un mondo tutto tuo mentre ti parlava. Per fortuna lui ha sospettato che la tua faccia da idiota fosse dovuta a qualche canna di troppo.- Sorrise di sbieco.
-Infatti è dovuto a quello.- Borbottai. -Non è niente di cui preoccuparsi Kim davvero, lasciami in pace.-
Rimase in silenzio per un po' scrutandomi il volto. Stranamente non la trovai fastidiosa, la sua presenza mi lasciava del tutto indifferente.
Si scostò vanitosa un ciuffo di capelli dagli occhi prima di sforzarsi di sorridere.
-E tu pensi che ci creda?- Roteò gli occhi annoiata. -Allora?Perchè avete litigato?-
-Non abbiamo litigato.- Tagliai corto.
Sapevo però che a furia di rispondere alle sue stupide domande avrei ceduto e le avrei detto la verità.
-Che è successo allora?- Continuò curiosa.
-Non sono affari tuoi Kim.-
-Sì che lo sono!Sono stufa di vederti in queste condizioni!-
La guardai fintamente dispiaciuto: -Mi spiace, cercherò di non essere in "queste condizioni" con te nelle vicinanze.-
Scosse la testa rassegnata prima di accendersi una sigaretta. -Non è questo il punto. Si vede che ci stai male. Che le hai fatto?-
La fulminai con lo sguardo. Io?!Io non le avevo fatto niente!
-Perché parti dal presupposto che sia stato io a farle un torto?-
-Mi sembra ovvio.- Disse con voce vellutata. -Perché sei uno stronzo.-
-Grazie Kim, tu hai davvero il dono di far sentire meglio le persone.- Ironia pesante la mia!Sapevo che aveva ragione però, con lei per prima lo ero stato. Chissà come faceva nonostante tutto a volermi ancora bene...
-Ma ti pare. Figurati.- Civettò divertita. -Ti ha tradito?- Chiese subito dopo puntigliosa.
Quando si parlava di Kim c'era sempre una cosa da ricordare: il suo impellente bisogno di pettegolezzi superava tutto, persino il dolore. Era proprio una ficcanaso di prima categoria e anche se la faceva soffrire parlarmi di un'altra, la curiosità aveva lo stesso la meglio.
-Certo che no, avrei massacrato di botte qualcuno altrimenti, no?- Bofonchiai cupo.
Ero sempre stato piuttosto vendicativo, ma ero anche un sostenitore accanito del partito "Non si alza un dito su una donna" e per vendicarmi con una ragazza, di un tradimento magari, tendevo a prendermela sempre e comunque con gli uomini che le stavano intorno. In genere però solo per vendette gravi in cui avevo voglia di prendere a calci qualcuno. Altrimenti mi limitavo a vendette semplici sulla ragazza in questione.
-Sì, probabile.- Concordò. -Allora che ti ha fatto?Su avanti!- Fece penzolare per aria su e giù la sua mano come una vecchia pettegola. -Confidati con la vecchia zia Kim!-
Ridacchiai; a volte era davvero troppo scema.
-Ti ha dato un due di picche!Che poi alla fine ti starebbe pure bene...- Rise smorfiosa più che mai.
-Ti ho già detto che sei un tesoro?- Chiesi ironico.
-Sì, direi di sì.-
-Bene, lo ribadisco.-
-Allora...?- Continuò; non avrebbe ceduto, lo sapevo bene.
Aspettai un po' prima di rispondere, giusto per lasciarla un attimo col fiato sospeso.
-Ha avvisato lei la polizia...l'altro giorno.- Sussurrai in attesa della sua reazione che di sicuro sarebbe stata tutt'altro che pacifica.
-Cosaa?!?- Appunto. -Lei...dove...cosa...ma...perché?!-
Alzai le spalle cercando di mostrarmi indifferente. Dentro però mi sentivo un vero schifo. Mi ero illuso come un patetico ragazzino delle medie alle prese con la prima cotta. Cazzo, che rincoglionito!
-Che puttana!- Sbottò perdendo la sua "usuale" finezza.
-Già.- Concordai con voce spenta.
Camminò avanti e indietro nervosa per qualche minuto.
Inarcai il sopracciglio divertito. -Così mi consumi il pavimento tesoro.-
-Fottiti!- Ringhiò ancora parecchio nervosa.
-In questi giorni me lo sento dire spesso.- Feci spallucce impassibile.
-Un motivo ci sarà.- Pian piano si stava calmando.
Attesi che si calmasse del tutto e quando fece un profondo respiro sapevo che aveva già riacquistato del tutto la sua solita razionalità.
-Sono sicura che è pentita.- Annuì convinta per dare più enfasi alla sua frase.
La guardai stupito. -Come mai così magnanima?-
-Ha fatto una gran cazzata certo, ma mi rifiuto di credere che non sia pentita.-
-Come fai a dirlo?- Ero davvero curioso di conoscere la sua tesi.
-Perché ho visto come ti guardava.- Fu la sua semplice risposta.
Come mi guardava? Mi chiesi mentalmente cercando di ricordarmi la sua espressione mentre ballavamo.
-E cioè?- Lo scetticismo era evidente nella mia voce.
Fece altri due piccoli passi in avanti prima di fermarsi del tutto.
-Aveva uno sguardo così...innamorato.-
-Mphf...- Non riuscii proprio a trattenere una risata. Lei?Innamorata di me?Kim era completamente impazzita. Certo era chiaro che fosse attratta da me, ma addirittura innamorata!
-Sul serio David, non sto scherzando.- Rispose cupa, per niente contenta della mia risata.
-Non esiste l'amore Kim. O almeno non a quest'età.- Le mie labbra rimasero incurvate lo stesso in un sorriso canzonatorio.
-Quindi tu stai insinuando che io mentivo quando stavamo insieme e dicevo di amarti?- Mi guardò dritto negli occhi trafiggendomi con uno sguardo indecifrabile. Cazzo...si stava affrontando un argomento spinoso che avrei preferito evitare. Il mio sorriso si spense immediatamente. Lei me lo aveva sempre detto quando stavamo insieme, nonostante io non la ricambiassi...
-Non intendevo questo.- Mi difesi leggermente corrucciato.
-E allora a cosa ti riferivi?-
Odiavo essere messo così alle strette. Non sapevo minimamente come risponderle e sapevo che lo avrebbe notato. Non aspettò una mia risposta, mi lanciò un'occhiataccia prima di aggiungere:
-Pensaci...non è così ridicola l'ipotesi che lei sia innamorata di te.- Si girò e si diresse lentamente verso la porta. -Ha il mio stesso sguardo.- Sussurrò pensando che non riuscissi a sentirla, ma il suo sussurro arrivò alle mie orecchie esattamente come un grido, un grido disperato che mi faceva un male assurdo. Odiavo vederla soffrire a causa mia. L'avevo lasciata perché non volevo illuderla, io non l'amavo...Se solo avessi potuto comandare i miei sentimenti avrei ordinato di sicuro al mio cuore di ricambiare il suo amore. Si sbatté la porta alle spalle e quel rumore mi fece rinsavire dai miei pensieri. Possibile che Kim avesse ragione?Possibile che il giochetto che avevo iniziato con Allison fosse diventato qualcosa di più?

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