~9~

9.9K 282 25
                                    

Allison's pov

Quella domenica mattina esitai parecchio nel letto prima di alzarmi. Ci misi il triplo del tempo per pettinarmi e vestirmi prima di scendere a fare colazione.
La verità era che non avevo per niente voglia di affrontare mia madre...
C'era anche un'altra persona però che non avevo minimamente intenzione di sentire: avevo deciso di tenere il cellulare spento per tutto il giorno per evitare qualsiasi chiamata di Mark. Certo avrebbe potuto chiamare a casa, ma avrei fatto rispondere i miei; mio padre lo avrebbe mandato a quel paese e a mia madre avrei detto di rispondere che non ero in casa. E Nicolas...beh non c'era pericolo che il principino alzasse la cornetta, dato che era abituato a mandare gli altri a rispondere a telefono e citofono, lui non si scomodava mai.
La sera precedente io e mia madre eravamo state per tutto il tempo in fase di mutismo. Ero andata a letto senza dirle una parola e lei aveva fatto lo stesso.
-Ciao papi...- Appena scese le scale feci cenno con la mano a mio padre seduto al tavolo a sorseggiare caffè. Una smorfia involontaria si dipinse sul mio volto: chissà che ci trovava nel caffè, era così amaro...
-Ciao cucciola.- Mi sorrise dolce come sempre; mia madre non gli aveva detto niente della sera precedente a quanto pareva. Se da una parte la cosa mi tranquillizzava, dall'altra mi preoccupava; significava che voleva prima parlarne con me.
Mi guardai in giro. -La mamma?- Chiesi sospettosa.
-È uscita a fare la spesa...voleva aspettarti, ma questa mattina ti sei alzata più tardi del solito.- Mi fece notare tranquillo.
-Eh già...ero parecchio stanca...- Dissi addolcendo gli occhi in modo fintamente ingenuo prima di prendere del latte dal frigo.
-Ti sei divertita alla festa della tua amica ieri?-
Mi bloccai di colpo inarcando il sopracciglio ironica. Oh sai papà, invece che uscire con le mie amiche sono uscita con David Woldrich, hai presente il criminale, che dopo avermi offerto la cena e da bere e avermi quasi -da sottolineare il quasi- scopato in macchina, mi ha gentilmente riaccompagnato a casa facendosi beccare da mia madre mentre mi stava per baciare. Già immaginavo l'infarto che l'avrebbe colto se gli avessi detto una cosa del genere.
Feci spallucce indifferente. -Sì, abbastanza.-
-Ne sono contento.- Sorrise di nuovo prima di ritornare a leggere il suo giornale.
-Nicky invece?- Domandai guardando distrattamente l'orologio: le undici. Alle tre ci sarebbe stata la festa in barca; non avevo ancora deciso se andarci o no.
-Ha dormito a casa di un amico.- Spiegò sorseggiando un altro po' di caffè.
-Ah.- Brillante conclusione la mia. Se non altro il moccioso era fuori dai piedi.
Il rumore della porta d'ingresso mi spaventò parecchio, più che altro perché sapevo già chi fosse...
-Ciao.- Salutò mia madre sorridendo radiosa a mio padre. Il suo sorriso s'incupì un po' non appena guardò me, ma mio padre non lo notò:
-Bentornata cara.-
-Ciao mamma...- Mormorai indecisa in sua direzione.
-Lily tesoro, mi daresti una mano a sistemare le cose?- Mi chiese subito mia mamma senza perdere tempo.
Stavo sudando freddo, dovevo calmarmi. -Certo.- Risposi torcendomi le mani.
Mio padre continuava a sorseggiare il suo caffè e non accennava minimamente ad andarsene facendo irritare parecchio mia madre.
-Tesoro qui disturbi...- Il sopracciglio scattò su; brutto segno. -O ci aiuti con la spesa- E qui arrivò un sorriso perfido -O vai in salotto a vedere la Tv.-
Per mio padre bastò meno di un secondo per decidere. -Va bene, vi lascio qui tra voi ragazze.- Concluse alzandosi. -Immagino dobbiate cucinare poi...Ah, cosa farei senza le donne della mia vita.- Sorrise ruffiano.
-Certo certo.- Ridacchiò mia madre.
Lentamente, ma molto lentamente iniziai a mettere a posto la spesa. Sapevo che mancasse poco alla raffica di domande e prediche che doveva farmi mia madre. Quando sospirò dopo aver messo via un sacco contenente cipolle, capii che il suo non era un sospiro dovuto alle cipolle riposte nello scaffale, ma a quello che aveva da dirmi. Deglutii rumorosamente pronta a rispondere a qualsiasi sua accusa/affermazione/domanda.
-Da quanto va avanti Lily?- Domandò seria guardandomi negli occhi.
Nonostante la preparazione psicologica a cui mi ero sottoposta, esitai un attimo a rispondere.
-Solo da ieri...- Mormorai improvvisamente interessata al coniglietto sorridente sulle mie ciabatte. In fondo, il giorno della festa l'avevo incontrato per caso, non era un appuntamento.
-Mamma ma non è successo niente, davvero!- Aggiunsi svelta alzando lo sguardo di scatto.
-Non è successo niente?!- Spalancò la bocca incredula. -Lui è un ragazzino psicopatico scappato di casa a soli dodici anni per unirsi ad un gruppo di pazzi assassini!Questo ti sembra niente?-
Non risposi. Di nuovo il coniglietto sorridente mi sembrava molto più interessante degli occhi furiosi di mia madre. Codarda.
-Santo cielo Lily, se lo sapesse tuo padre gli verrebbe un colpo!Avrei dovuto chiamarlo subito ieri e farlo arrestare; non riesco a credere che abbia avuto la faccia tosta di presentarsi qui dopo tutto quello che ti ha fatto!- Continuò; sembrava quasi che non riuscisse più a fermarsi.
Questa volta la risposta venne fuori da sola, prima che potessi controllarla. -Cosa mi ha fatto?!- Chiesi incredula, lasciandola un attimo spiazzata per la mia reazione. -Lui non mi ha fatto niente mamma!- Senza rendermene conto stavo alzando anche io la voce; non era mai successo che litigassi in quel modo con mia madre.
-Lui mi ha solo aiutata, lui mi ha permesso di ritornare a casa, lui...-
-Lui ti ha accompagnato a casa in macchina ieri.- Mi interruppe mentre si massaggiava le tempie ad occhi chiusi cercando di calmarsi.
-Perché eravate insieme?Siete usciti?Mi hai mentito allora...- Non riapriva ancora gli occhi.
-No!- Alzai un po' troppo la voce e venne fuori stridula. -Non ti ho mentito...- Sbottai sulla difensiva. -Io l'ho incontrato per caso a quella festa a cui sono andata e...-
-Anche l'altro ieri quando ti ha riaccompagnato in moto vi siete incontrati per caso?- Mi bloccò sprezzante.
Ci aveva visti. Mi cacciai con forza le unghie nella mano nervosa.
-Sì, non ci siamo messi d'accordo.- Da dove mi fosse uscito quel filo di voce non ne avevo idea.
-Lui ti piace.- Nei suoi occhi non c'era traccia di ironia.
Quella consapevolezza arrivò come una forte fitta allo stomaco che iniziò a contorcersi.
-No!- Strillai nuovamente con vocina acuta. Non l'avrei data a bere nemmeno ad un bambino.
-Non era una domanda...- Mormorò guardandomi seria.
-Non mi piace mamma, come ti può venire in mente una cosa del genere?- La guardai sbigottita.
-Lily...il fatto che tu lo neghi è una conferma.-
-Cosa dovrei fare allora, confermare la cosa?- David non mi piaceva, lui non doveva piacermi.
-Non devi mai più vederlo.- La sua voce arrivò fredda e tagliente come una lama fino al mio cuore. Mai più. Perché mi faceva così male?
-È per il tuo bene tesoro.- Continuò, ma la sua voce mi sembrava distante. Già, certo, comodo dire così. Il mio bene?Sarebbe stato un bene per me?Ma per favore, la storia del mio bene era vecchia quanto il mondo! Tutte balle, non vederlo non mi avrebbe fatto bene.
-Questo lo dici tu.- Ribattei grintosa senza abbassare lo sguardo.
Mai più. Quelle parole continuavano a ronzarmi in testa e non riuscivo proprio a toglierle di lì. Maledizione, perché mi davano così fastidio?Di sicuro era perché non sopportavo una proibizione da parte di mia madre e per puro istinto adolescenziale tendevo a ribellarmi, non c'era altra spiegazione.
-E' un criminale Lily. Ha ucciso delle persone! Che futuro pensi di avere se ti dovessi innamorare di lui?Soffriresti ancora di più...- Mi guardò seriamente preoccupata.
Aveva ragione e lo sapevo bene. Se lo avessi rivisto avrei fatto la cazzata più grande della mia vita. Stavo per innamorarmi di lui, mia madre aveva ragione, non potevo permettere che accadesse.
Lasciai ricadere le braccia sui fianchi rassegnata, senza rispondere e tenendo lo sguardo basso.
-Lily...- Cominciò di nuovo guardandomi dispiaciuta. -Tu sei la mia vita, non voglio che ti accada niente...se anche lui non è un totale squilibrato mentale, i suoi amichetti delinquenti sì. E lo è pure quel pazzoide di Johnny Rydell che sta tramando contro tuo padre da molto e potrebbe usarti di nuovo contro di lui.- Le sue parole erano completamente esatte e lo sapevo bene, eppure non riuscivo a condividerle del tutto, non mi sembravano abbastanza per costringermi a rinunciare a David...
Annuii come in trance prima di risvegliarmi da quel torpore.
-Hai ragione.- Sospirai. Avevo perso qualsiasi parte razionale del mio cervello da quando avevo conosciuto quel ragazzo, dovevo rinsavire e fare la cosa giusta...per quanto la cosa giusta fosse maledettamente sbagliata per me. -Non lo rivedrò, stai tranquilla, non avrò occasioni per farlo.-
Anche mia madre sospirò, ma di sollievo. -Oh grazie al cielo.- Considerò con voce sollevata. -Quindi immagino non andrai nemmeno alla festa sul molo di oggi.- Roteò gli occhi allusiva.
-Come...?Hai origliato?!- Chiesi indignata.
-Tesoro...- Cercò di nuovo di abbracciarmi, ma l'allontanai come schifata.
-Come hai potuto mamma?- Piagnucolai colta da un'ansia improvvisa.
-È una festa di delinquenti; tuo padre sta agognando di arrestarli da una vita!Come hai potuto tu tenere nascosta una cosa del genere?!-
-Lui non è come gli altri, lui...mi ha invitata a quella festa al molo solo per trascorrere del tempo con me, come un ragazzo qualsiasi con la sua...- L'occhiataccia che mi lanciò fu più che eloquente. -Con una ragazza.- Mi corressi immediatamente.
-Così la festa è al molo, eh?- Domandò improvvisamente famelica. -E in quale precisamente?-
-Credevo avessi origliato...- Replicai sprezzante. -È un problema tuo.- Mi girai per andarmene, ma lei mi afferrò veloce per la spalla facendomi male.
-Dove credi di andare signorina?Non è così che ci si rivolge a tua madre!- Sbraitò furiosa. -Ora tu mi dici in che molo si trova quella dannatissima festa o non ti muoverai di qui.-
-Scordatelo.- Dissi gelida. Non avrei parlato nemmeno sotto tortura, non avevo nessuna intenzione di tradirlo.
Dall'espressione di mia madre sembrava che stesse per tirarmi uno schiaffo da un momento all'altro.
-Sai benissimo che tuo padre li troverà comunque e allora per David saranno guai...- Sapeva come prendermi, quelle parole servirono a catturare tutta la mia attenzione. -Dimmi il molo e ti giuro che farò in modo che tuo padre non faccia niente al tuo amico; se lo lascerà scappare accidentalmente per questa volta.- L'intensità del suo sguardo mi fece riflettere.
Aveva ragione, mio padre sarebbe riuscito comunque ad irrompere a quella festa con una numerosi rinforzi...e non c'era modo di impedirglielo. Per David sarebbero stati solo guai.
-Ho la tua parola mamma?- Mi morsi il labbro nervosa. Se parlare fosse servito ad evitare un eventuale arresto di Dave, lo avrei fatto. A quel punto che io parlassi o no non cambiava niente.
-Te lo giuro tesoro, ma ora ti prego dimmi dove si trova, quei criminali non possono continuare ad agire indisturbati in città...ti ricordo che uno di loro mi ha quasi fatto perdere una delle cose più belle che la vita mi abbia mai donato.- Gli occhi le si inumidirono di nuovo e questa volta non mi sottrassi al suo abbraccio.
-Il molo 4 a Brooklyn.- La mia voce fu poco più di un sussurro, ma lei la sentì ugualmente ed annuì.
-L'hai già detto a papà?- Sentivo il magone pressare come un macigno sul petto. Senso...di colpa?
-Gli ho detto che ti sei ricordata che ne hanno parlato l'altro giorno quando ti han rapito. Ci sarà di sicuro anche quel Johnny, sai da quanto tempo tuo padre...- Non la lasciai finire; corsi su per le scale ignorando il suo tentativo affettuoso di richiamarmi.
Johnny, Johnny, Johnny, sempre Johnny!Sono stufa!Catturare quel criminale è più importante della mia felicità?
Mi buttai sul letto incominciando -per quanto odiassi farlo- a piangere e, come presa da una schizofrenia improvvisa, presi a pugni il cuscino per sfogarmi. Non c'erano più dubbi, ero una campionessa di box nata, avrei dovuto seriamente prendere alcune lezioni per sfogarmi su un bel sacco o sulla faccia di qualcuno.
Sentii rimbombare dal piano di sotto la voce di mio padre entusiasta.
-Li prenderemo. Alle 4 precise interverremo, la festa dovrà già essere ben avviata, ci dovranno essere tutti, non sospetteranno nulla.- Continuò imperterrito; probabilmente stava parlando al telefono con qualche suo collega.
Li avrebbero arrestati?E poi condannati?Ma per David in fondo non sarebbe stata una cosa del tutto negativa, no?Avrebbe rivisto i suoi genitori e magari avrebbe chiarito con loro qualche malinteso che si era creato. Forse li odiava per una sciocchezza che si sarebbe potuta tranquillamente risolvere. E comunque mia mamma mi aveva assicurato che lui non rischiava; eppure mi sentivo così irrequieta. Dannazione non avevo nemmeno il suo numero di telefono per avvisarlo...
L'idea di vederlo in manette mi faceva stare male e il fatto che stessi male per lui mi faceva imbestialire; aveva ragione mia madre, era un criminale e aveva ucciso delle persone cazzo!Eppure con me era così dolce... Le sue labbra quando mi avevano baciato erano state così...
Calde...morbide...
E il suo sorriso era così luminoso e piacevole...
Come quello di un bambino
I suoi occhi bellissimi così pieni di disprezzo ed odio
Erano così dolci quando guardavano me
Mi facevano sentire bene...
Basta!
Sbuffai girandomi dall'altra parte. Dovevo finirla o sarei sul serio impazzita. Io ero la figlia di un poliziotto, chi mi assicurava che lui non mi stesse usando solo per quello?Avrei dovuto odiarlo, non pensare di continuo a lui in quel modo, cavolo!
Chiusi gli occhi con l'intento di dimenticare tutto e non mi accorsi che pian piano mi stessi addormentando.
Quando mi risvegliai ci misi un po' a capire dov'ero e cosa fosse successo. Una coperta mi copriva le spalle e la porta era socchiusa; aggrottai la fronte, ricordavo perfettamente di averla chiusa.
Mia madre. Doveva avermi trovata così mentre stava venendo a chiamarmi per il pranzo e aveva preferito lasciarmi dormire.
Ricordandomi improvvisamente di una cosa, guardai ansiosa l'orologio e mi tranquillizzai subito vedendo che erano le 2 del pomeriggio. Mancava un'ora. Rimasi un po' imbambolata a fissare la radiosveglia prima di prendere il telefono e comporre velocemente un numero che conoscevo bene a memoria.
-Lily ciao!Come stai?- Mi chiese, a giudicare dalla voce, contenta. -Mi devi ancora raccontare...-
-Non adesso- La bloccai prima che potesse finire -Angie mi devi accompagnare in un posto.- Dissi tutto d'un fiato.
-Ok..- Mormorò confusa -Dove?-
-Ehm...- Mi morsi il labbro. -Vediamoci al porto di Brooklyn fra un'ora, pensi di farcela?-
-Sì, ma...-
-Perfetto a dopo allora.- Riattaccai subito senza darle nessuna risposta; risposte che nemmeno io avevo. Perché lo stavo facendo?Ero impazzita?Probabile, mi appuntai mentalmente di consultare qualche psicologo in futuro.
Mi vestii di corsa con qualcosa di carino e misi un filo di matita sugli occhi. I capelli piuttosto lisci e con solo qualche ondina, li pettinai con le mani per evitare che si gonfiassero come erano soliti fare.
Mio padre per fortuna era alla centrale di polizia anche di domenica pomeriggio quindi uscire non fu un problema. Sgattaiolai fuori dalla stanza senza farmi vedere da mia madre che era in cucina a guardare come ipnotizzata Beautiful. Assurdo, non bastavano le puntate settimanali, ora pure la domenica dovevano rompere con quell'infinita schifezza.
Corsi in strada come una forsennata e, una volta trovato un taxi disponibile, mi feci portare subito a destinazione.
Angela era lì in piedi davanti al molo 1 e quando arrivai mi fissò piuttosto seccata.
-Stavo studiando biologia, spero tu abbia una scusa plausibile perché questa volta non accetterò il fatto che tuo fratello ti obblighi a giocare alla play!- Mi venne incontro come una furia puntellando le mani sui fianchi.
-Credimi, vorrei essere qui per quello.- Scossi impercettibilmente la testa prima di dirigermi verso quello che sapevo essere il molo 4. Lei mi era alle calcagna, la sentivo.
-Allora?Per cosa siamo qui?-
Mi dispiaceva coinvolgerla, avevo fatto una gran cazzata, lei non c'entrava.
-Io sono qui per una festa, ma è meglio se torni a casa Angie.-
-Cosa?Ma scusa mi hai fatto venire fin qui e adesso voglio vederla questa festa!-
Bofonchiò seccata.
Alzai gli occhi al cielo prima di bloccarmi davanti ad una barca.
-Accidenti, ma cos'è, una nave?- Angela spalancò la bocca sorpresa guardando la lussuosa barca attraccata al molo 4 da dove partiva della musica da discoteca.
-Ci siamo- Sussurrai piano prima di incominciare di nuovo a camminare a passo deciso.
-Lily!Aspettami!- Lei continuava a seguirmi leggermente offesa.
Come immaginavo c'era un tipo all'ingresso della barca che fermava chiunque cercasse di entrare senza essere stato invitato. Quando fui abbastanza vicina per essere vista lui dall'alto dei suoi 2 metri -credo- mi squadrò. -Ciao bellezza- Disse con voce melliflua -Sei qui per la festa?-
No e per cos'altro scimmione!
-Sì ehm...- Sentii Angela strattonarmi leggermente un braccio, ma non per portarmi via, più che altro per costringermi a voltarmi verso di lei e spiegarle la situazione.
-Hai l'invito?- Chiese lui soffermandosi parecchio sulla scollatura della mia magliettina. Istintivamente rabbrividii, ma cercai di non darlo a vedere. -Sì, sono con David Bellick.- Ancora non avevo capito il perché di quel cognome falso. Certo non sarebbe stato saggio dire il suo vero cognome, però la cosa non mi quadrava proprio per niente...Insomma, i suoi "colleghi" sapevano che il suo cognome era Woldrich, che senso aveva mentire?
L'uomo annuì sorridendo. -Ah sì, mi aveva avvisato che sarebbe arrivata una sua amica- Disse togliendosi per un attimo gli occhiali da sole e ammiccando malizioso.
-Già..- Sorrisi cercando di non essere troppo nervosa.
-L'altra ragazza invece?- Squadrò anche Angie ben bene prima di ghignare divertito in sua direzione. Che razza di maniaco!
-È una mia amica, è con me.- Risposi gelida stavolta.
-Mi dispiace, ma la ragazza non è stata invitata, Dave mi ha parlato solo di te non di lei.-
Meglio così in fondo. Non volevo che venisse coinvolta dalle mie cazzate.
-Scusa eh Lily, adesso mi spieghi che cavolo...-
Le tappai immediatamente la bocca sperando che il ciccione non si insospettisse per il comportamento di Angie.
-Mi spiace dolcezza- Biascicò lui dispiaciuto pensando che la sua reazione fosse dovuta al fatto che non potesse partecipare alla festa. -Ma è per difenderci dagli intrusi, senza invito non si entra.-
Annuii. -Certo capisco, la scusi, ci è rimasta male.- La trascinai via da lì un attimo per parlarle con calma.
-Che stai facendo Lily?- Mi chiese non appena fu di nuovo libera di parlare. -Intrusi?Quello si deve difendere dagli intrusi?Che razza di festa è?!-
-Una cazzata appunto. Angie tu devi andare via di qui, d'accordo?Ti spiegherò tutto stasera, ora vai però!-
Tentennò un attimo indecisa sul da farsi.
-Fidati di me- Sapevo che lo avrebbe fatto; quella frase funzionava sempre.
Si morse il labbro. -D'accordo, ma fai attenzione ti prego.- Mi supplicò con lo sguardo.
Annuii e la osservai allontanarsi indecisa dal molo. Quando fu definitivamente sparita dalla mia traiettoria raggiunsi di nuovo il tipo all'ingresso che mi fece entrare.
Il party mi ricordava la canzone Barbie girl degli Aqua; le donne, squillo di lusso probabilmente, sembravano tante bamboline che mostravano in modo pietoso le loro "grazie" per attirare l'attenzione degli uomini che invece assomigliavano a tanti Ken in smoking.
Ogni singola donna era avvinghiata come una piovra al proprio cavaliere d'occasione, più il boss era ricco e potente, più l'aggancio era conveniente. Disgustoso...
Dio quanto doveva essere ricco il proprietario di quella barca, miliardario. Chissà se era di Johnny Rydell. Mi ritrovai inspiegabilmente elettrizzata all'idea di essere alla festa di una persona così importante. Certo, era un pazzo squilibrato mentale, ma la cosa era comunque morbosamente eccitante!Stavo diventando peggio di Bella Swan, sempre inevitabilmente in pericolo...eh beh, con il ragazzo che si ritrovava.
Mi guardai intorno, godendomi la canzone The way I are di Timbaland, mentre cercavo una persona che -non lo avrei mai ammesso nemmeno sotto tortura- avevo voglia di vedere.
Quando andai a sbattere contro un uomo, mi girai immediatamente per scusarmi, ma le parole mi morirono in gola.
L'uomo in questione era terribilmente alto, sui due metri circa, e aveva dei capelli sul castano chiaro lunghi più o meno fino a poco sotto il mento. L'abbronzatura appena accennata e il sorriso in cui erano distese le sue labbra sottili e perfette mi fecero aumentare il battito cardiaco. Era l'uomo più bello che avessi mai visto, terribilmente magnetico. Ma chi era, Brad Pitt?
Non riuscii a vedere i suoi occhi -che dovevano essere splendidi visto il contorno- perché portava degli scuri occhiali da sole.
Deglutii cercando di far muovere le mie stupide corde vocali che si erano seccate. -Scu- scusi...- Balbettai a disagio. Caspita quell'uomo abbassava da morire l'autostima. Con la faccia che si ritrovava chissà quanto doveva essere carismatico.
-Non ti preoccupare piccola.- Disse con una voce bassa e roca, ma piacevole.
Era incredibile, emanava una maestosità pazzesca; sembravo una gazzella che si inchinava di fronte ad un leone! Scossi la testa infastidita riprendendomi prima di riprendere a camminare.
Mi sentivo veramente a disagio per via di tutti gli sguardi da pervertiti che mi rivolgevano i ragazzi e anche gli uomini mentre passavo davanti a loro.
Un ragazzo moro mi si parò davanti facendomi quasi saltare per lo spavento.
-Ciao bella.- Celiò malizioso.
-Ciao.- Feci un sorriso tiratissimo e abbastanza stranito -che voleva da me?- prima di cercare di sviarlo per andare avanti.
Lui però non sembrava minimamente intenzionato a spostarsi, continuava a guardarmi soddisfatto con un sorriso da ebete stampato in faccia.
-Ti prendo per tutta la giornata e anche per la notte.- Se possibile il suo sorriso diventò ancora più largo.
Aggrottai la fronte incredula. -Come scusa?- Chiesi sforzandomi di stare calma e ignorando la rabbia che stava prendendo possesso pian piano di ogni minima cellula del mio corpo.
-Io lavoro per Theodor Madison.- Mi informò vanitoso, come se la cosa mi potesse anche solo minimamente importare. Avevo sentito nominare da mio padre quel tipo, doveva essere qualche altro criminale ricercato.
-Quindi?- Arricciai il naso in una smorfia di sufficienza.
-Posso pagarti bene.- Finì incrociando le braccia al petto arrogante.
Spalancai la bocca sbalordita e stizzita, prima di rivolgergli uno dei miei peggiori sguardi d'odio.
-Ma tu scherzi!Ma sai dove te li puoi mettere i tuoi soldi?!- Sbottai indignata diventando tutt'uno con i miei capelli.
-Oh andiamo, non fare la preziosa.- Roteò gli occhi seccato. Ah osava pure fare il seccato?!
-Non faccio la preziosa e ora scusami, ma devo andare.- Ero riuscita a stare calma e a non picchiarlo, una cosa molto positiva. Modestamente io avevo un autocontrollo da paura.
-Tutta sola soletta?- suggerì con tanto di nuovo sorriso ebete in agguato.
Ok, l'autocontrollo stava andando a farsi un girettino...
-Non sono sola!- Puntellai le mani sui fianchi esasperata.
-Ah no?E con chi sei?- Odiavo il suo tono di voce insolente. Brutto poppante che non era altro!
-Con David Bellick.- Più o meno, quando lo trovavo...in fondo era lì, da qualche parte.
Il sorriso dell'idiota si spense. -Ah, ma che cazzo, non può accontentarsi di sbattersi Kimberly e basta quello lì?-
Kimberly chi?!Chi diavolo era quella Kimberly?! Dio, se lo avessi avuto davanti lo avrei strozzato!
-Evidentemente no.- Sibilai torva non vedendo l'ora di togliermi dalle scatole quel cretino.
-Fate una cosa a tre e piccola?- Schioccò la lingua divertito, irritandomi con un nuovo sorriso e avvicinandosi a me con il viso.
Benissimo, non aspettavo altro. Gli stampai la mia mano con forza sul viso e quello schioccare forte sulla sua guancia mi procurò un piacere ed una soddisfazione impossibili da descrivere.
-Ma brutta puttana, come ti permetti?!- Sbraitò tenendosi la guancia arrossata con la mano.
-Ma come ti permetti tu!- Gli ringhiai contro furiosa, se sperava di spaventarmi si sbagliava di grosso!
Si stava avvicinando a me minacciosamente, quando una voce lo bloccò.
-Lascia stare Harry!- Mi ricordava vagamente qualcosa quella voce, l'avevo già sentita.
-Quella non la puoi comprare, non ti conviene proprio.- Quando mi girai in direzione della voce divertita, capii subito a chi apparteneva.
Kevin Parks se ne stava in piedi a braccia conserte con un'espressione quasi più ebete di quella del tipo che avevo davanti.
-E poi è di Dave, non ti conviene farlo incazzare, sai che caratteraccio ha...- Continuò con una scrollata di spalle.
Il moro sembrò convinto del tutto, annuì e sparì di corsa lasciandomi con lo sguardo basso per la vergogna che sentivo nell'essere stata aiutata da Kevin Parks. Dio, che sensi di colpa, era solo colpa mia se era ricercato.
Alzai di poco lo sguardo e notai con sollievo che i suoi occhi non erano affatto ostili, anzi erano amichevoli.
Mi fece un cenno con la testa alla sua sinistra e seguendolo lo vidi.

Kidnapped by loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora