Allison's pov
Era passata una settimana da quella bellissima volta...Ovviamente ce ne erano state delle altre; ogni volta il dolore scemava sempre di più, fino a diventare completamente inesistente.
L'ultima volta avevo provato un piacere immenso, completamente indefinibile a parole...
Quella mattina avevo accampato la solita scusa che non stessi bene con i miei, pur di vederlo.
Lui il pomeriggio avrebbe dovuto fare qualcosa per Johnny; odiavo il fatto che non mi dicesse mai in che cosa consistessero le sue "missioni", ma lui sosteneva che saperlo non avrebbe avuto un impatto positivo su di me. Probabilmente il vero motivo era che non gli andava di parlarne, non con me almeno...
Rabbrividii ripensando alla prima volta che lo avevo visto, con quella pistola in mano e quell'espressione da...assassino. Sembrava così lontana...così irrealizzabile, non riuscivo più a vederlo come il ragazzo che aveva ucciso Tom.
Presi una bustina di tè dall'armadietto in cucina, immergendola poi nell'acqua calda e incominciando ad agitarla.
La prima volta che lo avevo visto lo consideravo un assassino; come erano cambiate le cose...Per amore suo, accettavo quasi passivamente il fatto che uccidesse delle persone...Pazzi criminali omicidi certo, ma pur sempre delle persone.
Anche a mio padre era capitato di uccidere in alcune sparatorie. Era più o meno la stessa cosa, no?David non uccideva persone innocenti, solo criminali, come mio padre.
Sbuffai infastidita da tutti quei pensieri, togliendo la bustina e buttandola in pattumiera.
Incominciai a bere il tè a piccoli sorsi, ansiosa di finirlo per uscire e vedermi con il mio ragazzo, ma il rumore del telefono rovinò di poco i miei piani.
Corsi a rispondere seccata, gridando un: -Arrivo!- pur sapendo che nessuno mi avrebbe sentita.
-Pronto?- Risposi con una leggera nota di irritazione nella voce.
-Ciao Lily.-
Mi bloccai con la bocca aperta, osservando fisso il muro davanti a me. Che voleva lui da me?
-Ci sei?- Chiese tranquillo, facendomi sobbalzare di poco.
-Sì...- Dovetti combattere contro il mio impulso infantile di sbattergli in faccia la cornetta, sentire la sua voce bastava a indispormi.
-Come mai non sei andata a scuola oggi?- Domandò divertito; sembrava veramente poco interessato a saperlo, dal tono elettrizzato della voce si capiva che non vedeva l'ora di dirmi qualcosa.
Aggrottai le sopracciglia. –Mi sembra di capire che nemmeno tu ci sia andato.-
Rise. -No, infatti.-
Incominciai nervosa a giocare con il filo del telefono; mi stava facendo perdere tempo, non era con lui che volevo parlare.
-Avevi bisogno di qualcosa?- Mi complimentai mentalmente per la mia freddezza; Mark non si meritava nessuna cortesia dopo come si era comportato quel giorno davanti alla scuola.
-Sì.- Rimase zitto, facendomi incavolare sul serio. Lo stava facendo apposta per irritarmi ancora di più.
-Quindi? Senti Mark non ho tempo da perdere, se hai qualcosa da dire dillo e falla finita!-
-Devi vederti con lui vero?- Il tono ironico della sua voce bastò a farmi incavolare abbastanza per mettere giù. Ero stufa dei suoi giochetti idioti.
Mentre sciacquavo la tazza però, il vibrare del mio telefonino fu la goccia che fece traboccare il vaso. Capii subito chi fosse, perciò quando aprii lo sportellino per rispondere ero già pronta ad insultarlo in tutte le lingue possibili. Bastò una sua frase a bloccare tutta la mia brillante arringa.
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Kidnapped by love
RomanceNew York, Manhattan. David, criminale diciassettenne fuggito da casa e al soldo del più ricercato delinquente della città. Allison, la figlia del capo della polizia, una ragazza con una vita normale. Almeno fino a quando i due non si incontrano. Tra...