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Allison's pov

I giorni successivi, appena uscita da scuola, li passavo interamente alla centrale di polizia. Mio padre mi aveva impedito di vederlo, eppure non riuscivo lo stesso ad andarmene di lì, sapere che lui fosse nel mio stesso edificio mi dava forza.

Avevo riflettuto parecchio sulle parole di Vic, ma non sapevo proprio in che modo avrei potuto convincere mio padre ad aiutarmi...

Parlargli non sarebbe servito, ci avevo già provato, ma lui si era scusato dicendo che anche volendo non avrebbe potuto aiutare Dave...

Avevo capito comunque che stava mentendo, un modo per aiutarlo ci doveva essere per forza e io gli avrei fatto vuotare il sacco.

Da Kirk avevo saputo che Dave aveva fatto un'unica richiesta; ovvero di non avvisare i Woldrich, poiché non aveva la minima intenzione di vederli. Speravo solo che mio padre gli avesse dato ascolto...

Stavo tracciando cerchi immaginari sul mio quaderno di biologia nel suo ufficio, quando la porta si spalancò di colpo, facendomi sobbalzare.

Guardai per almeno dieci secondo buoni il ragazzo che mi stava davanti quasi senza nemmeno riconoscerlo.

Era conciato malissimo; i capelli neri erano imbrattati del sangue che gli scendeva dalla ferita sulla fronte, lo zigomo destro era gonfio, il labbro spaccato e sanguinante ed una serie di tagli gli rigava la pelle del viso.

-Mark?- La mia era una domanda, non un'affermazione, non mi sembrava nemmeno lui.

Un attimo dopo dietro di lui entrò mio padre con aria seria e grave.

-Che è successo?- Gli chiesi disorientata.

-Allison esci.- Mi disse lui brusco.

Scossi la testa indispettita. –Non esiste, voglio restare.-

Sospirò rassegnato; ormai aveva capito che cercare di convincermi sarebbe stato inutile.

-Allora, che è successo?- Domandai di nuovo fredda, cercando di nascondere la soddisfazione che provavo nel vedere Mark ridotto così dopo quello che aveva fatto a Dave.

-Perché non lo chiedi a quel bastardo di Woldrich?!- Ringhiò lo stronzo spaventandomi.

Ridotto com'era faceva pure fatica a reggersi in piedi, così fui costretta a lasciargli la sedia.

-Calmati Heinrich.- Lo freddò mio padre avvicinandosi a me quasi per difendermi.

Mark dovette rimangiarsi una lunga serie di parolacce a giudicare dalla sua faccia rabbiosa.

-Spiegami cos'è successo.- Mio padre aveva riassunto le vesti del poliziotto e, sempre restandomi abbastanza vicino, si sedette dietro la sua scrivania per scrivere qualcosa su dei fogli.

-Dei ragazzi mi hanno aggredito per strada. Erano in cinque.- La voce di Mark tremava, quasi avesse avuto paura di ritrovarseli di nuovo davanti quei ragazzi.

-Ne hai riconosciuto qualcuno?- Mark scosse la testa. –Sapresti descriverli?- Chiese ancora mio padre annotandosi tutto.

-Sì, ce n'era uno alto...più o meno come me...aveva i capelli corti e castani...ma era buio, non l'ho visto benissimo, mi è sembrato comunque che fosse il capo fra quelli.-

Un terribile dubbio si insinuò nella mia mente, ma evitai di dar voce ai miei pensieri.

-Lo sapresti riconoscere se lo vedessi?-

-Sì.-

Oddio no.

-Poi c'era...- Riprese Mark gemendo per le ferite. –Una ragazza. È rimasta in macchina però.-

Kidnapped by loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora