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Allison's pov

Camminavo avanti e indietro nell'ufficio di mio padre più nervosa di un leone in gabbia.

Presto ci sarebbe stato il confronto. Il confronto fra lui e Dave e speravo sarebbe andato tutto bene.

Mio padre aveva promesso di fare il possibile per cooperare, a patto che anche Dave collaborasse quanto più possibile con la polizia. E io speravo davvero che Kim fosse riuscita a farlo ragionare.

Quando lo vidi entrare da quella porta il cuore mi si bloccò per poi riprendere alla velocità della luce i suoi battiti.

Era bellissimo, come sempre.

Indossava una banalissima divisa blu, eppure a lui stava in modo divino. I capelli erano spettinati, il viso stanco, ma lo sguardo sempre ecomunque freddo. Mi sembrava dimagrito, ma non ne ero certa, ero troppo prossima ad una crisi di pianto per capire se lo fosse o no.

Stavo morendo dalla voglia di correre ad abbracciarlo. Forse era da ninfomane come cosa, ma avrei fatto l'amore anche lì, subito, con lui se non ci fosse stato mio padre. Mi mancavano le sue braccia, mi mancavano i suoi baci roventi, mi mancava ogni singola cosa di lui... Lovolevo da star male.

-David.- La voce quasi amichevole di mio padre mi distrasse dai miei pensieri per nulla casti.

In risposta Dave fece un cenno indifferente con la testa, evitando accuratamente di guardarmi.

Non capivo il perché di quel suo atteggiamento così scostante, mi faceva male e basta...

-Siediti.- Apprezzavo il tentativo di mio padre di essere gentile, gli avrei stampato un bacio sulla guancia più tardi per ringraziarlo.

David spostò i suoi occhi sulla sedia e la osservò indeciso per qualche secondo. Fortunatamente, decise di fare come gli aveva chiesto mio padre e si sedette.

Mio padre annuì piano fra sé e sé, come in cerca delle parole più adatte da usare.

-Se hai intenzione di dire che Johnny Rydell ti ha costretto di fare quello che hai fatto contro la tua volontà...sappi che hai il mio appoggio.- Disse tutto d'un fiato, facendo assumere un'espressione scettica a Dave.

-Perché?- Chiese lui, non riuscendo a trattenere un tono curioso e sorpreso di voce.

Mio padre mi guardò e lui, suo malgrado, dovette farlo a sua volta. I suoi occhi quasi mi guardavano attraverso, come se non mi vedessero.

-Per mia figlia.- Riportò il suo sguardo sul ragazzo che gli stava davanti, sempre mantenendo un'aria seria e solenne.

-Lei sarebbe disposto ad aiutare me- Calcò sull'ultima parola incredulo, -per...sua figlia?- Domandò credendo -lo si capiva dalla sua espressione- di aver capito male.

-Esatto. Ma ad una condizione.-

Lo guardai sorpresa. Quale condizione? Di quella non ne avevamo parlato!

David rialzò subito la guardia e i suoi occhi scrutarono mio padre con diffidenza.

-Quale?-

Mio padre fece un respiro profondo e lo osservò intensamente per qualche secondo.

-Voglio che tu mi parli di te.-

Coooosa?!

Spalancai la bocca sbalordita e lo stesso fece Dave che guardava stralunato l'uomo davanti a sé.

-I-in che senso?- Chiese un po' spiazzato.

-Parlami di quello che vuoi. Di quello che è successo con i tuoi genitori, del tuo rapporto con loro, del tuo andamento scolastico quandoandavi a scuola...mi piacerebbe conoscerti.-

Kidnapped by loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora