-21-

7.4K 254 10
                                    


Allison's pov

Arrivata alla centrale di polizia a Manhattan North, il sergente all'ingresso mi fece perdere tempo chiedendomi i documenti.

Sbuffando, gli mostrai il badge della mia scuola. Ogni giorno i poliziotti di guardia cambiavano e mai nessuno mi credeva quando dicevo di essere la figlia di Lowell.

Certo, era giusto che controllassero la gente che entrava, ma era piuttosto seccante essere trattata come una criminale.

Dopo aver constatato da quella stupida tessera la mia identità, l'uomo si mise sull'attenti guardandomi rispettoso.

-Chiedo scusa per l'inconveniente signorina, prego passi pure e porti i miei omaggi a suo padre.-

Trattenni l'impulso infantile di fare la linguaccia e di dire "Visto che stavo dicendo la verità?!" e lo repressi del tutto con un sorriso tirato.

Appena entrata, mi resi subito conto del fatto che ci fosse qualcosa che non andava.

C'erano decisamente troppi poliziotti alla centrale -quasi dovessero essere lì di guarda per braccare qualcuno- e di solito tutti quei controlli c'erano solo quando effettuavano un arresto.

Attraversai spedita la serie di scrivanie degli agenti e a pochi metri dal corridoio che mi conduceva all'ufficio di mio padre, Kirk McGilbert, un agente idiota ed incapace, mi bloccò:

-Signorina Lowell, suo padre non può riceverla al momento.- Si mise anche lui sull'attenti, quasi stesse parlando con mio padre e non con me.

Storsi il naso schifata. Signorina Lowell. Avevo chiesto esplicitamente più volte di chiamarmi semplicemente Allison, ma ogni volta si ostinavano a chiamarmi Signorina Lowell, neanche fossi stata a scuola!

-Avrà di sicuro tempo per sua figlia.- Abbozzai un sorriso freddo e tutt'altro che cordiale, prima di ricominciare a camminare spedita.

-Sono sicuro di sì signorina, ma dovrà aspettare qualche minuto.- Disgustoso il modo in cui mi trattavano...quasi fossi una loro superiore.

Forse era cattivo da parte mia pensarlo, ma ero sempre stata sgarbata e scortese con i colleghi di mio padre perché credevo avessero solo un loro tornaconto personale ad essere gentili con me.

Certo, fare i carini, lecchini, schifosini con la figlia del loro capo, non poteva che far bene alla loro carriera.

-Non ho voglia di aspettare, tanto che avrà mai da fare?- Scrollai le spalle sorpassandolo.

-Signorina...- Mi riprese grattandosi la testa inquieto; che mi stava nascondendo?

In quel momento la porta dell'ufficio di mio padre si aprì e il sorriso che stavo per fare morì sulle mie labbra ancor prima di nascere non appena vidi chi c'era dietro di lui.

Il cuore si era bloccato di colpo, ne ero quasi certa.

Non era possibile. Non.Poteva.Essere.Vero.

Stavo sognando per forza...un incubo.

Nel momento esatto in cui entrambi si girarono verso di me, mi resi conto purtroppo che non poteva trattarsi di un sogno, era tutto vero; nei miei sogni David non avrebbe mai avuto un'espressione così...spenta.

-Che...?- Provai a parlare ma la mia voce sembrava il pigolio di un pulcino.

Iniziai a respirare affannosamente e a sentire un caldo letteralmente soffocante, era come se avessi un macigno pressante sul petto, Dio non riuscivo a respirare...

Kidnapped by loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora