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Era appena iniziata la scuola e cominciai il secondo liceo classico. Da una parte ero contenta che la scuola fosse iniziata, ma dall'altra parte no perché l'estate era finita, ma sapevo che un altro anno pieno d'emozioni s'incombeva davanti a me.


Proprio quell'estate ero venuta a sapere da mio padre che aveva una gran passione di cavalcare i cavalli. Un giorno, mio padre, decise di portarmi vicino alla zona di Varese, dove si trovava il suo cavallo. Durante il viaggio mia madre continuava a dirmi che non vedeva l'ora di vedermi cavalcare su un bel cavallo, anche a mia madre le piaceva cavalcare.


Il cavallo di mio padre si chiamava Roy mentre quello di mia madre Laika.


I miei genitori si erano conosciuti in campagna e andavano spesso in giro a cavalcare insieme. Si sposarono giovani, all'età di diciotto anni. Dopo un anno nacqui io e dopo due anni lasciarono i loro cavalli a un amico che si chiamava Roberto perché possedeva un maneggio dove allevava dei cavalli da vendere o da affittare per corsi di equitazione. Dopo un anno, la puledra di mia madre partorì un cavallino color mogano e questo cavallo é stato destinato a me.


L'idea di avere un cavallo tutto mio mi piaceva.


Una volta arrivata in campagna, andammo da Roberto, dove ci accolse con molto entusiasmo. Aveva una figlia della mia stessa età. Si chiamava Licia e presto diventammo ottime amiche.


Dopo qualche giorno mio padre mi presentò il mio cavallo. Era come aveva descritto mio padre. Il cavallo era color mogano e aveva la criniera lucida. Accanto a me si trovavano anche Licia e suo padre Roberto.


"Come si chiama?" chiesi rivolta a Licia.


"Questo spetta a te...".


Guardai il cavallo e chiesi "Ma voi non gli avete dato un nome?".


"Per la verità io lo chiamavo Dako" disse Licia "Ma so che il nome che gli ho dato non gli piace".


"Perché dici questo?" chiesi guardandola.


"Perché ogni volta che lo chiamo mi viene addosso!" disse, fissando il cavallo "Mi detesta!". Guardai di nuovo il cavallo, poi dissi con un sorriso "Blaze... lo voglio chiamare, Blaze!".


"Un nome originale! Solitamente si da un nome come Fulmine o Tempesta!" disse mio padre.


Da quel giorno passavo le mie giornate con Licia a portare i cavalli fuori per la loro abituale passeggiata e senza accorgermene, mi affezionai a Blaze.


Uscivo molto spesso con mio padre a cavalcare Blaze.


Solitamente ai cavalli richiedeva un certo periodo di tempo per abituarsi al loro padrone ma non per Blaze. Quando montai per la prima volta sul cavallo, pensai a come sarebbe stato bello andare contro vento. Appena presi le redini in mano, il cavallo partì con andatura lenta perché mio padre si era affiancato a me con Roy, il suo cavallo e lo conduceva poi mi lasciò andare da sola senza neppure accorgermene e in quel momento il cavallo fece una leggera impennata e credevo di cadere così strinsi con tutte le mie forze le gambe contro il suo ventre e le redini senza lasciarle andare poi Blaze si mise a correre contro vento. All'inizio provai un po' di paura e sentivo mio padre urlarmi qualcosa dietro ma non capivo cosa mi stesse dicendo e mentre il cavallo correva sentivo il vento sul viso che scostava delicatamente i miei capelli e man mano che cavalcavo, le mie paure svanivano e quando decisi di girare per ritornare indietro dissi a Blaze "Ora giriamo bello e fai una bella impennata!" e presto detto, virai le redini verso sinistra e il cavallo girò. Vedevo mio padre avvicinarsi e quando lo superai tirai le redini dicendo "Ora!" e Blaze impennò e alzando un braccio urlai "Yahoo!".


Quando tutto finì vedevo mia madre venirmi incontro con Licia e i suoi genitori.


"Non ti sei fatta male vero?" chiese mia madre.


"No, sto benone!".


"Quando il cavallo ha impennato credevo che stessi per cadere" disse Licia.


"Lo credevo anch'io!" dissi tirando un sospiro di sollievo.


Mio padre si avvicinò con Roy, il suo cavallo.


"Perché l'hai lasciata andare da sola? Non ha mai cavalcato. Poteva cadere!" disse mia madre, in tono rabbioso a mio padre.


"Ma non è caduta, tesoro. Non per questo è nostra figlia, buon sangue non mente".


"Andiamo, papà! Questa è la prima volta che cavalco".


"Come ho detto, ce l'hai nel sangue. Ti ho lasciato apposta da sola perché sapevo che c'e l'avresti fatta. All'inizio credevo anch'io che saresti caduta con l'impennata che ha fatto Blaze, eri impreparata ma, poi hai preso controllo della situazione e alla seconda impennata ti sei messa a urlare alla pazza gioia!".


Così l'estate finì e feci ritorno a Milano. Sentivo già la loro mancanza, soprattutto di Blaze.


You're in my dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora