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"C'è qualche problema?" chiese il prof.


"No, mi scusi" dissi diventando rossa per la vergogna.


"Non posso fare una cosa simile" dissi sottovoce.


"Certo che puoi fare! Tu sei la mia migliore amica" disse, prendendomi le mani tra le sue "Fammi solo questo favore, ti prego!".


"Ma se lui mi dice che gli piaci come amica e niente di più?".


"Gli rimarrò amica".


Ci tiene molto a Dario, pensai. Era ormai passato un anno da quando si conoscevano e questo sentimento era sbocciato solo in quel momento nel cuore di Laura.


Mi guardò con quel suo sguardo tenero e decisi di aiutarla.


"Ok. Ma se qualcosa va storto io non c'entro niente".


"Sì" rispose con un sorriso.


Dopo l'ora di geografia c'era storia e inglese.


All'intervallo Stefano venne a trovarmi come al solito. Mentre eravamo fuori, Marta passò accanto a me facendo una smorfia. Questo lo aveva notato anche Stefano che voleva dirgliene quattro ma lo fermai.


Ero intenta a chiedergli s'era davvero impegnato ma qualcosa mi ostacolò.


"Posso farti una domanda un po' personale?" mi chiese.


"Certo".


"Hai un ragazzo?".


"No" risposi guardandolo meravigliata.


"E ne hai mai avuto uno prima d'ora?" mi chiese.


Continuavo a fissarlo senza rispondere.


"Scusa... forse la domanda era...".


"No, niente affatto... è solo che prima d'ora nessuno me l'ha chiesto" dissi tirando un sospiro poi ripresi "Allora... non ho mai avuto un ragazzo perché non mi interessano poi, adesso, con la scuola e il corso di teatro, non posso certo stare li a cercarmi un ragazzo, ti pare?" e lui annuii poi mi chiese "Come vorresti che fosse il tuo principe azzurro?".


Bella domanda, dissi fra me e me.


Da piccola sognavo di essere su un campo di fiori di lavanda e su una collina vedevo il mio principe azzurro di spalle e ogni volta che lo raggiungevo, mi svegliavo, non sapendo chi fosse o come doveva essere il mio principe azzurro. In parole povere, mi svegliavo sul più bello.


"Beh a questa domanda non posso rispondere" dissi.


"Perché? Non c'è niente di male".


"Lo so ma non te lo voglio dire" e proprio in quel momento mi raggiunse Laura, la mia salvatrice in situazioni imbarazzanti come quelle.


"Non mi avevi detto che ti dovevo accompagnare in aula professori?" dissi, prendendola sottobraccio.


"Ma veramente...".


"Ti sei già dimentica della prof. di latino?" dissi con insistenza e lei capì che non volevo stare lì in quel momento.


"Scusa, ora mi sono ricordata" disse Laura.


"Allora ci vediamo domani a scuola" dissi rivolta a Stefano.


"Perché domani? Non ci vediamo fuori dalla scuola?".


"Può darsi che me ne vada subito a casa" dissi mentendo poi ci avviammo verso l'aula professori.


"Perché te ne volevi andare via?" chiese Laura incuriosita.


"Ecco... voleva sapere come volevo che fosse il mio principe azzurro" le rivelai.


Mi guardò incuriosita.


"E tu gliel'hai detto?"


"No e non voglio".


"Il tuo principe corrisponde a Stefano?".


"Per niente!" esclamai.


La campanella suonò e con riluttanza entrammo in classe. Alla quarta ora avevamo italiano e alla quinta latino.


Quando la scuola finì corsi fuori sperando che lui non fosse uscito ma lo trovai davanti al cancello ad aspettarmi. Mi aveva notato e stava venendo dalla mia parte.


"Ciao, dobbiamo aspettare anche gli altri o possiamo andarcene senza aspettarli?" domandò.


"Io direi di aspettarli" risposi.


"Ma non volevi andare a casa il più presto possibile, se non sbaglio?" mi fece notare.


Sì, per non vedere te, pensai mentre gli rivolgevo un sorriso.


"Ok, andiamo" gli risposi.


Prima di andarcene, mi rivolsi a Laura "Ehi, ci vediamo domani Laura e salutami gli altri". Mi sentivo un po' a disagio. Stefano continuava a parlare di quello che aveva fatto in classe durante le lezioni mentre eravamo in autobus e quando scendemmo, si accorse che io non lo stavo nemmeno ascoltando e non parlò per un pezzo di strada.


"Perché hai smesso di parlare?" gli chiesi.


"Perché non mi stavi ad ascoltare...".


"Guarda che io ti stavo ascoltando" dissi, dandogli una pacca sul braccio.


Mi contemplò per qualche istante poi prese il mio braccio e si avvicinò un po'.


Fissai i suoi occhi. Mi allontanai di qualche passo.


"Domani mattina non venire sotto casa mia" riuscii a dire poi.


"Perché?" domandò con tono preoccupato.


"Perché entro un'ora dopo" risposi con un sorriso, per rassicurarlo.


Quando arrivammo a casa, c'era mia madre ad aspettarmi sulla soglia della porta.


"Ciao mamma, come mai sei fuori ad aspettarmi?" le chiesi.


"Volevo conoscere Stefano" disse.


Sgranai gli occhi per quello che aveva detto.


Forse anche questo era uno dei postumi di una madre incinta.


You're in my dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora