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I suoi genitori divorziarono quando lei aveva  quattro anni. Non andavano più d’accordo. Suo padre si risposò con una donna che aveva un figlio, Gabriele che aveva un anno in più di noi, come lo fece sua madre qualche anno fa prima che noi due ci conoscessimo, solo che il suo patrigno non aveva figli.
“Ora capisco” disse infine Dario prendendo le mani di Laura.
“Beh, non volevo dirvelo” disse Laura un po’ imbarazzata.
“Come mai lui si trova qui però?” chiese Dario sospettoso.
“Ehi calma bello. Non te la voglio mica rubare e poi siamo fratellastri” disse Gabriele “Siamo diventati ottimi amici, io e lei. Ogni tanto passo di qua per salutarla” “Ma guarda caso! È per questo che mi hai sbattuto fuori? Perché non volevi presentarmi il tuo fratellastro?” continuò ingelosito.
“Dario… rilassati… ci sarà un motivo” gli dissi “Veramente lui è venuto dopo che tu te ne sei andato via” disse Laura “Visto?” gli feci, difendendola.
Decisi di lasciarli soli così mi rivolsi a Gabriele “Che ne dici di andare a prendere da bere?” “Io non ho sete, grazie” mi rispose non guardandomi “Insisto” conclusi con tono determinante. Solo in quel momento mi fissò con un certo interesse che iniziò a turbarmi.*
Presi un bicchiere di succo alla pesca dal frigo quando fummo in cucina e chiesi a Gabriele se voleva qualcosa ma rifiutò con i suoi modi “gentili”.
Continuò a guardarmi, seduto al tavolo, con le mani incrociate.
Quel silenzio mi disturbava così lui disse “Mi hai detto di accompagnarti solo per lasciarli soli”.
“Esatto” gli risposi seccata.
“Certo che tu hai un carattere…” iniziò a dire e lo guardai.
“Non parliamo del tuo, invece!” sbottai “Pensi di essere chissà chi e pensi di sapere tutto” “Infatti sono Gabriele, ecco chi credo di essere” disse ironicamente e gli scoccai un’occhiata.
“Scherzavo” si giustificò dopo il mio silenzio.
“Sei una ragazza interessante” “Non lo si può dire altrettanto di te” ribattei e lui scoppiò a ridere.
“Mi piaci, sai? Sono poche le persone che sanno rispondermi a tono” “Non posso dire lo stesso di te. Sei arrogante e vanitoso, troppo sicuro di te stesso” gli risposi sedendomi al capo estremo del tavolo, di fronte a lui.
Rimase in silenzio dopo quello che gli avevo detto. Un po’ mi dispiaceva quando vidi quell’ombra di tristezza pesare nel suo sguardo.
“Hai ragione. Io non piaccio a nessuno, neppure a lei” disse a voce bassa, pensando che non l’avessi sentito.
“Allora cambia” dissi con un sorriso per confortarlo.
Rimase sorpreso dalla mia risposta ed imbarazzato per aver sentito un suo pensiero.
“Direi anche che è la prima volta che qualcuno ti tolga la parola di bocca” gli feci notare, divertita.
“I-infatti… sono stupito” rispose poi fissò le sue mani continuando a dire “Non sai quante volte ho cercato di cambiare per lei ma non ci riesco perché io mi piaccio così. Di conseguenza, ho deciso di rimanerle solo un amico che desidera la sua felicità ed ora lo è”.
Aveva un tono talmente triste che mi intristii assieme a lui.
“Ma ormai è troppo tardi provare a cambiare” disse “Perché?” gli chiesi “Perché lei ora ha un ragazzo” mi rispose “Ma questa ragazza sa dei sentimenti che provi per lei?” gli chiesi e vidi che si fece ancora più cupo “No, lei non ne sa nulla purtroppo ma se gliel’avessi detto… forse… forse ora lei starebbe con me” disse poco convinto.
Raggiungemmo i ragazzi nel salotto dove si stavano, teneramente, scambiando le coccole.
“Ehi piccioncini!” disse Gabriele, tornando ad essere il ragazzo antipatico di prima.
Laura corse verso di me e mi abbracciò.
“Grazie Sophia, davvero, grazie” disse con le lacrime agli occhi.*
“Ehi piccola, che è successo?” le chiesi, fingendo del favore che le avevo fatto
“Non fare la finta tonta! L’hai fatto apposta a venire qui con Dario, vero?”.
“A parte che lo vedi tutti i giorni, solo che non avete mai parlato dei vostri sentimenti” le feci notare “E ora?” le chiesi poi.
“Le ho chiesto di mettersi con me” disse Dario.
“E gli ho detto di sì” concluse Laura prendendosi per mano.
“Sono felice per voi” dissi e mi rivolsi a Dario “Ora che sei con Laura, penso che il mio compito, qui, sia finito! Quindi di conseguenza, me ne torno a casa”.
“Anch’io me ne vado, Laura, e poi si è fatto buio e accompagno Sophia, visto che ci sono” disse Gabriele guardando l’orologio che segnavano le sette passate.
“No, dai ragazzi. Restate a cena” disse Laura “No, piccola, vado che a casa mi aspettano” le risposi.
Sentii il cellulare vibrare. Era la mamma.
“Ciao mamma” “Tesoro a che ora pensi di venire a cenare?” mi chiese “Ho avuto qualche intoppo qua e la oggi” “Sei in giro a fare cosa? Mi devo preoccupare?” chiese “Vedi mamma, fare cupido è un duro lavoro” le risposi e lei scoppiò a ridere. Laura mi prese il telefono dalla mano e parlò con mia madre.
“Salve signora… Sì ora bene, grazie, lei?... Senta, Sophia può stare da me per cena?... Non le dispiace?... Grazie, arrivederci” disse Laura passandomi il cellulare.
“Pronto?” feci “Divertiti tesoro, ok?” disse “Ma io volevo…” iniziai a dire ma lei tagliò corto dicendo “Dai, sta un po’ con Laura, dopo mi racconterai tutto. Ciao tesoro” disse mettendo giù la chiamata. Rimasi un attimo a fissare il cellulare poi guardai Laura e le chiesi “Beh, che aspettiamo?” e scoppiò a ridere felice che sarei rimasta anche a cena.**
Laura riuscì a convincere anche Gabriele così, io e Laura, ci mettemmo all’opera in cucina mentre i ragazzi si stavano scambiando qualche chiacchierata in salotto.
Mente tagliavo le cipolle, ripensai a ciò che aveva detto Gabriele e al suo sguardo triste.
<<Possibile che fosse innamorato di Laura?>> mi chiesi e scacciai immediatamente quell’idea così bizzarra.
“A che pensi?” mi chiese ad un tratto Laura e la guardai.
“Niente, perché?” “Sembravi rimuginare su qualcosa, per quello. C’è qualcosa che non va?” mi chiese preoccupata e scoppiai a ridere, rispondendole “No, no!” le risposi semplicemente e lei annuì.
Quando finimmo di preparare la cena, chiamammo i ragazzi a tavola. Visto che non arrivarono, andai in salotto a chiamarli ma non trovai nessuno nella stanza. Guardai in giro ma non c’era traccia della loro presenza.
“Laura! Non ci sono!” le dissi “Come non ci sono? Dove sono andati quei due? Un biglietto?” chiese a raffica, togliendosi il grembiule “Niente” le risposi.
Sentimmo lo scatto alla porta e notai il loro rientro.
Laura li aggredì immediatamente. Si era spaventata e mi sembrò un po’ strano per questo suo attaccamento verso le persone a cui voleva bene.
“Dove siete stati?” chiese “A farci un giro, sorellina” rispose Gabriele. Vidi nell’espressione di Laura lo stupore di quella parola, sorellina.
“Laura?” chiamò Dario.
“Q-questa è la prima volta che mi chiami sorellina” disse Laura a Gabriele e lo fissai.

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