Suonato la campanella che segnava la fine dell'intervallo, entrò la prof. di inglese posando sulla cattedra la sua borsa.
"Bene... girls and boys... io e la professoressa di storia dell'arte, abbiamo deciso di portavi a Venezia".
La classe urlò di gioia e Andrea chiese alla prof. "Andata e ritorno o stiamo lì per una settimana?".
"Per una settimana" rispose la prof. e la classe esultò ancora di più ma il giorno esatto in cui saremmo partiti non era ancora deciso.
Finito la scuola, aspettai Stefano davanti al cancello come al solito con Laura e Daniele.
Stefano non arrivò e siccome dovevo studiare le parti a memoria per la recita, me ne andai a casa e iniziai a studiare storia e geografia.
Al solito orario mi recai all'oratorio e andai a sedermi su una panchina ad assistere una partita di basket. Faceva un po' freddo, anche se avevo la giacca addosso. I giocatori giocavano con magliette a maniche lunghe e pantaloncini color rosso e blu. Mi chiedevo se non sentivano freddo alle gambe. Solo a guardarli avevo freddo alle gambe anche se indossavo i jeans.
Un giocatore stava per fare canestro ma l'altro gli soffiò la palla che cadde a terra rotolando vicino a me. Il giocatore che aveva cercato di prendere la palla si avvicinò a me mentre raccoglievo la palla.
"Grazie" disse, riprendendosi la palla.
"Non c'è di che" risposi, strofinando le mani per scaldarmi.
"Ciao, io mi chiamo Alex" disse, tendendomi la mano e gliela strinsi rispondendo "Mi chiamo Sophia".
"Ti ho vista spesso qui al campo".
"Ehi Alex, ti vuoi muovere?" urlò un suo compagno di squadra.
"Sì, arrivo tra un attimo" poi mi guardò e io gli dissi "Forse è meglio se raggiungi i tuoi compagni".
"Sì... Ora devi andare?".
"No" risposi guardando l'orologio "Ho ancora un po' di tempo, perché?".
"Bene allora resta a guardare la partita".
"Certo ma...".
"Ci conto. Ci vediamo dopo" disse, correndo verso il campo.
Mi abbandonai sulla panchina, tirando un sospiro.
Mentre guardavo la partita, un ricordo riaffiorò nella mia mente...
Eravamo andate al centro sportivo per fare qualche nuotata in piscina. In quel centro c'erano anche tre campi da calcio, da basket, due da pallavolo, da tennis e una piscina.
Dopo aver nuotato, avevamo deciso di andare al bar a prendere qualcosa da bere. Il bar era molto grande. Preso posto a un banco, arrivò una cameriera e ordinammo due bibite fresche.
"Carino quel tipo" esclamò Licia.
"Scusa?".
"Quello che è dietro di te... Aspetta! Non girarti subito se no capirà che stiamo parlando di lui" disse.
"Perché, non è quello che stiamo facendo?" le chiesi con ironia.
"Simpatica!".
Mi girai con non curanza. Era un tipo molto abbronzato e aveva gli occhi neri.
"Sì, è abbastanza carino" le dissi.
"Abbastanza?! Stai scherzando? È un figo!".
"Bene, allora rifatti gli occhi perché fra un po' ce ne dobbiamo andare!" dissi.
Quando il ragazzo e i suoi amici se ne andarono, Licia mi disse "Dai, su sbrigati a finire la tua coca!".
"Perché? Che fretta c'è?" le chiesi.
"Dobbiamo pedinarlo!".
"Stai scherzando? Lui non mi interessa!".
"A me invece sì!" disse, prendendomi la mano e dopo aver pagato, corse subito dietro di loro pensando che fossero lontani invece erano dietro la porta. Quando se ne accorse, cercò di frenare e di essere disinvolta. Io la guardavo divertita dal suo strano comportamento. Il ragazzo, che lei definiva 'figo', la guardò.
Girato l'angolo, si rilassò appoggiandosi contro il muro.
"Ora che facciamo?" le chiesi, sospirando.
"Niente, lo seguiamo" mi rispose prendendomi la mano per nasconderci. I ragazzi ci superarono e con aria furtiva, camminavamo in punta di piedi per non farci sentire.
"Licia per favore! Sembra di essere in un film di 007!" le dissi a bassa voce e lei mi fece segno di stare zitta.
I ragazzi entrarono nella palestra di pallavolo.
Licia si girò e mi disse "Ora dobbiamo entrare e far finta di niente".
"Ok, ora basta, il gioco è finito! Me ne torno a casa" dissi.
"No, solo questa volta! Per favore...".
"E va bene" risposi e lei mi sorrise.
Entrammo nella palestra e andammo a sederci sulle panchine in salita. Il ragazzo che le interessava continuava a fissarla e lei mi bisbigliò all'orecchio "Gli piaccio!".
"Auguri" risposi annoiata.
Dopo qualche minuto il ragazzo si avvicinò a lei e disse "Ciao ragazze, io mi chiamo Joel".
"Piacere io mi chiamo Licia e questa è la mia amica Sophia".
"Volete fare una partita di pallavolo con noi?" chiese Joel.
"Perché no?" rispose Licia mentre io la guardavo con aria furente.
"Dai Sophia! È solo una partita!".
Alla fine mi ritrovai nel campo di pallavolo a giocare con Licia. Tutto sommato, era stato divertente.
"Alex, amore! Fai un canestro per me!" urlò una ragazza e, incuriosita, la cercai con lo sguardo. Con mia grande sorpresa trovai Marta che urlava a squarciagola per Alex.
"Non può essere! Lei qui!" esclamai.
"Lei chi?" chiese Stefano che era comparso dietro alle mie spalle e mi cingeva con un braccio. Si chinò, dandomi un bacio sulla guancia.
"Marta" dissi.
"Dov'è?".
"Lì sulla panchina sotto gli alberi".
Lui la individuò e mi chiese "Come mai si trova in oratorio?".
"Credo che Alex sia il ragazzo di seconda liceo che le piace".
"E chi è questo Alex?".
"Quel ragazzo laggiù che si sta tirando una manata in faccia" risposi. Stefano si sedette accanto accanto a me e mi guardò.
"Lo conosci questo ragazzo?".
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You're in my dream
RomanceUn sogno sempre ricorrente la perseguita, la ossessione. Chi sarà mai il misterioso ragazzo che continua a sognare? Tra routine scolastica, equitazione, teatro e un'adorabile bambina a cui badare, la sua vita inizia a prendere un'altra piega... fina...