6

38 10 2
                                    

"No, stai con me fino alla fine dell'intervallo, ti prego" disse e così lo accontentai.
Facemmo un giro della scuola e quando suonò la campanella che segnava la fine dell'intervallo, Stefano m'informò che mi avrebbe aspettato fuori dalla scuola.
Quando entrai in classe, mi trovai tutte le mie compagne davanti a me.
"Che cosa volete?" chiesi.
"Chi è quel ragazzo?" chiese Marta la portavoce delle ragazze.
"Un mio amico".
"Ne siamo sicuri?".
"Certo, perché?".
"Così... è carino il tuo amico, dimmi, come si chiama?".
A quel punto capii che volevano conoscerlo e siccome io non avevo alcuna intenzione di andarci di mezzo dissi con tono freddo.
"Se vuoi sapere come si chiama, presentati davanti alla sua classe o quando lo vedi in giro per i corridoi!".
"Ah - ah! Ma allora lui ti piace! Sei per caso gelosa?" mi schernì Marta.
"Io gelosa! Ma da che mondo? Ascoltami bene... lui è solo un mio amico e niente di più, chiaro?" dissi ma prima che lei potesse ribattere la prof. mise fine alla nostra discussione.
"Ragazze starei qui a sentire molto volentieri le vostre discussioni ma abbiamo lezione..." disse la prof. di greco.
Dopo due ore, la scuola finì e davanti al cancello della scuola c'era Stefano ad aspettarmi. Marta mi passò a fianco ridendo sfacciatamente senza motivo con le sue amiche e ad un tratto ritornò indietro.
"Ciao, mi chiamo Marta e tu?".
"Stefano".
"Bel nome" disse.
Stefano mi guardò con aria interrogativa.
"Permetti, Marta?" domandai e mi rivolsi a Stefano "Loro sono le mie compagne di classe".
"Ah, non lo sapevo. Non mi hai parlato delle tue compagne di classe".
"Credimi è meglio" dissi a bassa voce senza farmi sentire da Marta.
"Sai, sei molto carino e noi ci chiedevamo se fossi impegnato" disse Marta.
"Grazie per il complimento comunque sì, sono impegnato" rispose Stefano.
Quando lo disse, leggevo sul volto di Marta la delusione e a stento riuscivo a trattenermi dalle risate. Lei mi fulminò con lo sguardo ma senza aver nessun risultato perché io le ricambiai lo sguardo.
"E tu che hai da ridere?" mi chiese Marta.
"Sto per caso ridendo? Se l'ho fatto tante scuse" dissi.
"Non parlarmi con quel tono".
"Scusa ma a quanto mi risulta tu non sei mia madre perciò posso parlare col tono che mi piace" dissi.
Vidi ribollire il sangue a Marta e senza più dire niente se ne andò. Iniziai a ridere per la faccia buffa che aveva fatto Marta quando si era arresa.
"Ti sembra giusto trattare così una tua compagna di classe?" mi chiese Stefano con rimprovero.
Lo guardai e dissi "Ha trovato pane per i suoi denti".
"Tu tratti sempre così le persone?".
"Io tratto le persone come voglio!".
"Allora posso trattarti anch'io come voglio" disse.
C'era aria di tensione intorno a noi. Prima che potessi rispondere, Laura mi precedette.
"Tu non sai che tipo di ragazza è Marta e se non rispondi a tono, quella ti sfigura davanti a tutti ma con Sophia non ci riesce!".
"Ho capito ma non c'era bisogno di trattarla male" disse Stefano.
Laura fece per rispondere ma io la ostacolai "Ascolta Laura... Lui non sa che tipo sono perciò è meglio lasciar stare".
"No, che non lasciamo stare, voglio sapere perché ti comporti così" disse Stefano.
"Non sei più la ragazza che ho conosciuto ieri. Sei diversa!".
"E questo ti da fastidio?" chiesi in tono provocatorio.
"Parecchio. Non sei per niente delicata!".
Quando lo disse rimasi scioccata.
"Avanti... ragioniamo con calma" disse Laura.
"Chi sei tu per giudicarmi?" chiesi in tono freddo.
Intorno a noi all'improvviso regnava il silenzio tranne per qualche macchina che passava.
"Ehi, che facce serie che avete" disse Daniele e dietro di lui c'erano Nicola e Stefania. Continuavo a guardarlo poi per non rompere l'amicizia che si era creata tra me e Stefano, dissi "Ciao ragazzi. Io me ne vado. Ci vediamo pomeriggio" e mi voltai andando verso la fermata dell'autobus.
"Aspetta a che ora ci vediamo?" mi chiese Stefania raggiungendomi.
"Al solito orario" dissi e prima che lei continuasse a parlare feci segno di tacere e con la massima gentilezza che avevo ancora a disposizione, dissi "Stefy...di a Laura di fare le veci del regista".
"Tu non vieni?".
"Non lo so. Voglio andare a casa adesso poi vedo se vengo oppure no" e detto questo notai che il pullman era già arrivato così corsi appena in tempo per prenderlo.
Una volta salita tirai un lungo sospiro e salutai con la mano Stefania e gli altri. Dopo quattro fermate, andai a casa e trovai mia madre apparecchiare la tavola.
"Ciao tesoro, lavati le mani che si mangia!".
"Scusa mamma, non ho fame".
"Ma come? Ho preparato il tuo piatto preferito..." ma non rimasi ad ascoltarla e raggiunsi la mia camera. Luogo di silenzio.
Mi buttai sul letto e continuavo a sentire le parole di rimprovero di Stefano nella mente.
Non avevo mai permesso a nessuno di rimproverarmi, salvo i miei genitori o qualche superiore. Avevo deciso di ignorarlo. Giusto il tempo per far calmare le acque.
Mia madre bussò alla porta e l'aprii. Si accomodò sul letto mentre io ero seduta sulla mia poltrona preferita color bordò in velluto.

You're in my dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora