Dad. I'm sorry.

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Apro gli occhi, e mi sveglio da quel poco di luce che entra dalla cucina.Riesco a vedere l'ora dall'orologio qui in salotto. Sono le 5.45 e tra quindici minuti la sveglia suonerá per tutti. Facendo attenzione a non svegliare Riccardo mi dirigo verso la cucina e noto che la tapparella è tirata su e la finestra è per metá aperta. Senza aprirla di piu scosto la tenda e vedo mio padre seduto su una sedia che cerca di aggiustare qualcosa sul balcone. Decido di uscire anche io e di conseguenza sento da fuori il rumore delle poche macchine passare per la cittá e quell'aria estiva rilassante di prima mattina.Fuori è tutto cosi calmo,mentre io sono in ansia. Ancora non si è accorto di me. Decido di dire qualcosa e non so perche. Non so assolutamente perchè.
- Ciao!- lo saluto quasi timida.
Si gira di scatto quasi spaventato non aspettandosi la mia presenza.
- Ciao.- mi saluta freddo. Mi chiedo perche deve essere cosi dopo che l'ho ospitato qui a dormire...
- Come hai dormito?- chiedo sempre con la massima calma. In fondo io sto cercando di sbloccare un po la situazione,e di rompere il ghiaccio,almeno solo per non passare questi giorni in modo cosi distaccato e freddo...
- Bene.- risponde secco.
Speravo in una risposta piu elaborata... Temo che il ghiaccio glielo rompo in testa se continua cosi. Ma non mi arrendo.
- Cosa stai fai facendo?- provo a chiedere sperando in una risposta che contenga piu di una parola mentre mi appoggio alla ringhiera.
- Aggiusto la sveglia.- mi dice scocciato. Per lo meno ha usato tre parole...
- Ieri sera ne ho messa una in piu per sicurezza, tra un quarto d'ora dovrebbe suonare! - dico con tono calmo,dolce e gentile senza neanche rendermene conto.
- Finalmente qualcusa di giusto lo fai.- risponde di nuovo in modo scontroso continuando a concentrarsi sulla sveglia senza degnarmi di uno sguardo. In questo momento mi sento inutile come persona e nella mia mente rimbomba un "mi dispiace".
- Vuoi una mano? Qui c'è il cacciavite,te lo passo se vuoi...- dico sempre in modo calmo.
- Non ho bisogno del tuo aiuto grazie.- risponde quasi arrabbiato.
Alzo gli occhi al cielo con gli occhi lucidi e cerco di chiuderli piu veloce che posso per cercare di non fare cadere qualche lacrima. E all'improvviso mi cade tutto addosso. Mi sento sbagliata. Come se fossi un errore,come se sbagliassi ogni cosa che faccio, sono un disastro,una stupida. Perchè devono esistere tutte queste complicazioni... perchè?
Lui rimane li. Dandomi le spalle e rimanendo in silenzio. Quel silenzio che ogni volta mi uccide. Respiro quasi a fatica, e mi gira la testa.
- Il cuore è un organo cavo fibromuscolare di forma conica schiacciata o di tronco piramidale rovesciato.-inizio decisa. Non so cosa mi passi per la testa.
- Cosa?- mi chiede rimanendo sempre girato di spalle.
-Il cuore è un organo cavo fibromuscolare di forma conica schiacciata o di tronco piramidale rovesciato. Presenta tre facce,anteriore o sternocostale, postero-inferiore o diaframmatica, sinistra o polmonare,una base e tre margini,destro, superiore sinistro e inferiore sinistro.Ha una lunghezza media dall'apice alla base di 12 cm, è largo trasversalmente 8-9 cm e in senso antero-posteriore circa 6 cm, nell'uomo pesa mediamente 300 g,più precisamente varia dai 280 ai 340 g, mentre nella donna 250 g ovvero dai 230 ai 280 g, nel neonato il peso è di circa 21 g e all'età di 11 anni pesa circa 164 g.Il suo peso definitivo da adulto è raggiunto nella tarda adolescenza, generalmente entro i 20 anni. Il volume del cuore corrisponde, come lo aveva definito René Laennec, approssimativamente al pugno chiuso della persona stessa!- finisco. Non so cosa mi sia preso. Aspetto una sua risposta. Appoggia l'orologio sul tavolino e si gira un po verso di me continuando però a guardare da un'altra parte. Non risponde e questo mi ferisce ancora di più.
- Cosa c'è di sbagliato?- chiedo con la voce quasi spezzata. Non risponde.
- Cosa c'è di sbagliato in me,papà?- continuo. Ho pronunciato la parola "papà". Perché avevo bisogno di dirlo. Perché ho bisogno della sua figura. Mi ha sempre detto di studiare e basta. Non c'è stato un solo giorno in cui lui sia entrato in camera mia e mi abbia chiesto " quale è il tuo sogno?", "cosa vuoi fare da grande?" , "come stai oggi?". Non si è mai accorto che io ho lottato e sto lottando per far si che lui sia fiero di me. Tornava a casa da lavoro mi chiedeva come era andata a scuola e poi basta,finito,non gli importava altro. L'unica cosa che è riuscito a fare è stata quella di togliermi il pianoforte,l'unica mia via di fuga.
Non risponde. Le lacrime iniziano piano piano a scendere.
- Hai visto? Hai visto eh? Ho studiato e sto studiando! Ho fatto come hai detto. Ma non vedo espressione nel tuo viso. E di conseguenza non so cosa devo fare. Ma cosa c'era di tanto sbagliato nel suonare il pianoforte? Cosa c'era di tanto sbagliato nella mia passione? Perché mi hai sempre fatto sentire diversa...Non sono mai stata come tu volevi e ti chiedo scusa per questo papà! Scusa per non essere la figlia perfetta. Scusami se ti ho deluso. Non era mia intenzione,credimi. Ma mi rendeva felice e di conseguenza dovevi esserlo anche tu per me,perché mi vedevi sorridere. E invece non hai mai sorriso. Quando c'era un saggio tutti applaudivano tranne te e ogni volta avevo il magone. E ho cercato il tuo sorriso convincendomi a fare medicina. E tu niente... Dimmi quello che devo fare allora...perché io non so neanche più chi sono.-
E detto questo con le lacrime che mi scendono,rientro in casa e la sveglia suona. Lui è rimasto la. Senza dire niente. Senza un briciolo di espressione. Niente.
Vado velocemente in bagno senza far vedere a Riccardo o alla mamma che sto piangendo e mi chiudo a chiave. Mi appoggio con le spalle alla porta e pian piano scivolo in basso ritrovandomi seduta sul pavimento cercando di piangere in silenzio. Cercando di calmarmi.
-Giulia ci sei te in bagno?- sento la voce di mia madre da dietro la porta.
- Si mamma,ora esco mi sto preparando!- dico schiarendomi la voce.
Per fortuna ho lasciato i miei trucchi qui. Mi sciaquo la faccia e mi metto un po di matita e mascara. Esco dal bagno e vado in cucina e vedo mia madre che prepara la colazione e mio fratello e mio padre seduti davanti al tavolo.
-Buongiorno dormito bene?- chiede mia madre.
- Si tutto bene!-rispondo un po strana.
- Sicura?- continua lei. - Sembri un po stanca dalla faccia!
- No mamma tutto bene tranquilla! Cosa stai preparando?- mi siedo anche io.
- Un po di spremuta e poi ho portato i biscotti!
- Grazie mamma!- interviene Riccardo.
- Si mamma grazie! -continuo io.
Durante la colazione mio padre ha solo detto una parola a mia madre e a mio fratello,nient'altro. Riccardo ha capito che c'è qualcosa che non va...
- Dai prepariamoci o facciamo tardi,prendiamo le valigie!- dice spezzando il silenzio.
Cosi ci prepariamo,prendiamo le valigie e usciamo di casa.
Arriviamo all'aeroporto dopo un tragitto in taxi silenzioso.
Mi viene voglia di piangere. Quando la gola inizia a bruciare,gli occhi non vedono e non senti niente,ti isoli e sprofondi nei tuoi pensieri.
- Eccoli la!- dice mio fratello risvegliandomi dal mio stato di solitidine.
Da lontano vedo Gianluca,Ignazio e Piero arrivare verso di noi. Ci sono anche i miei zii,le mie cugine Nina e Giorgia. Mio padre ancora non sa che io e Gian stiamo insieme,lo sanno tutti compresa mia madre, tranne lui
- Beddiii! Finalmente tutti insieme!- esclama Ignazio contento.
- Ciao Igná!- sono la prima ad abbracciarlo ma con un sorriso sforzato. Poi salutiamo gli altri.
- Ciao Piè come stai?- chiedo abbracciandolo.
- Tutto bene bella! Tu invece? Sembri un po stanca...
- Si forse,non lo so...- rispondo.
- Ma si tranquilla vedrai che andrá tutto bene!- mi accarezza leggermente il viso con la mano.
-Ehi lei non si tocca chiaro?- gianluca spunta da dietro le sue spalle facendo finta di strangolarlo.
- Agli ordini capitano! - scherza Piero andondosene.
- Ciao piccola!- mi saluta.
Appena lo vedo davanti a me lo abbraccio di scatto e stringendolo forte. In questo momento è la mia unica certezza...
- Ehi ehi,tutto bene?- mi chiede accarezzandomi i capelli. Riesco a stento a trattenere una lacrima. Non gli rispondo.
- Giu,cosa succede?- cerca di richiedermi.
Mi allontano un po da lui.
- Mio padre!- dico a bassa voce.
Sospira capendo la situazione.
- Ci sono io adesso ok? Non ti devi preoccupare! Ci sono io!- mi abbraccia di nuovo e come come risposta annuisco. Vedo mio padre che si è accorto di noi due.
Saluto anche i miei zii e le mie cugine e dopo aver aspettato anche Jessica e Nicola ci imbarchiamo.
- Ma scusate la destinazione non doveva essere ...- inizia Riccardo sorpreso.
- Ti è piaciuta la sorpresa cugino? -lo interrompe Ignazio.
Sentendoli guardo in alto e non credo a cosa leggono i miei occhi. "Destinazione: Dubai."

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