POV CLARY.
Rido nervosamente. -Stai scherzando, vero?-
-Credi che possa scherzare su una cosa così importante? Se vuoi proprio saperlo parto domani.-
-Simon ma non puoi lasciarla sola con il bambino.- dice Alec bianco in volto -Che cosa ne sarà di lei e di tuo figlio?!-
-MIO FIGLIO?! TU INTENDI DIRE CHE QUELLO SAREBBE MIO FIGLIO?- dice Simon sul punto di scoppiare.
Per quanto pensi che Simon abbia torto in questo momento,un'egoistica parte di me è d'accordo con lui, ma non posso assolutamente dirglielo. -Ma non puoi comunque andartene. E gli studi? La tua famiglia? E noi? Cosa pensi di fare a Londra da solo?- Sto per urlare.
-Me la caverò, e poi questi non sono affari miei, come non è affar mio questo bambino che dovrà nascere, io non ho fatto niente.-Annuncia ovvio il moro che mi lancia un'occhiata omicida.
-Scappando tu risolvi i tuoi problemi? Sono meravigliata dal tuo coraggio, ti pensavo meglio. Dov'è il Simon che è sempre stato pronto ad aiutare tutti senza ricevere nulla in cambio? Dov'è finito quel Simon un po' sfacciato che amava alla follia Isabelle? Dov' è?- Ora sto piangendo.
-Semplicemente non esiste più.- si alza dalla sedia e va via, lasciando che il mio cuore si frantumi in mille pezzi.
-Ora come lo dico a Isabelle? Che è andato via, intendo.- chiedo, a nessuno in particolare.
Sulla nostra tavolata piomba un silenzio irreale,come immaginavo. Ma non mi sarei mai aspettata che fosse proprio lui a romperlo.
-Alec.. Io accetto che tu stia vicino al bimbo, infondo è tuo figlio, quindi conta pure su di me.- dice Magnus. Il suo tono è tranquillo, quasi confortante, ma si capisce quanto gli è costato prendere questa decisione così in fretta. E' davvero un ragazzo d'oro.
Mio fratello ha riacquisito un po' di colore e ora distende le labbra in un timido sorriso.
-Io non voglio diventare padre, ma capisco che ormai ci sono dentro fino al collo, quindi credo che sia mio dovere occuparmene.-
Mi alzo e l'abbraccio, stringendolo forte, come non mi ricordavo mai avessi fatto. -Anche io sono con te.- sussurro al suo orecchio. -Ti voglio bene rossa.- -Anche io stupido.-
Ci avviamo verso casa di Isabelle.
POV ISABELLE.
Sento una chiave girare nella serratura della porta e dopo alcuni secondi si apre, lasciando entrare Clary, Alec e il ragazzo asiatico dell'aereo.
Jace si alza in piedi per andare a salutare con un bacio decisamente poco casto la mia migliore amica,facendomi fare una smorfia per nascondere un sorrisetto.
-E voi che ci fate qui?- domando captando che c'è qualcosa che non quadra.
Alec si siede vicino a me senza dire una parola, prendendomi le mani. In un primo momento mi scosto avendo un leggero spasmo alle dita, ma poi lo lascio fare. Sono stanca di lottare.
Racconta quello che è successo con tristezza e pentimento ma ha la forza di guardarmi negli occhi, e questo mi fa' sentire bene.
Quando finisce di parlare tutti mi guardano, nell'attesa di vedermi esplodere dal dolore, di fermarmi mentre urlo e mi strappo i capelli, ma non lo faccio. Sono stanca di starci male, non riesco a farmene una ragione, penso solo al fatto che devo trovare un modo per andare avanti, non solo per me, ma anche per il bimbo che mi sta crescendo dentro.
Certo, non è che non mi senta tradita o abbandonata, ma so che adesso ho altro a cui badare e devo accettare la sua scelta. Anche se fa male, anche se sento un nodo allo stomaco e un peso nel petto, devo stare bene.
Trovo la forza e dico:-Lui non c'è, ma ci sono io, c'è il bambino e ci sono i miei amici, posso farcela, noi possiamo farcela.- Sorrido.
Tutti sembrano stupiti, poi c'è un giro di sguardi e di labbra che si piegano all'insu, infine arriva il caldo abbraccio di gruppo. Ora lo so per certo.
*3 MESI DOPO.*
POV ALINE.
Finalmente respiro aria buona, non sopportavo più di restarmene chiusa lì dentro con quella specie di pazzo, dopo quello che mi ha fatto poi...
Spingo la sedia a rotelle in avanti, è una sensazione strana non poter più usare le gambe, ma prima o poi mi abituerò, lo dovrò fare per forza.
Non ho nessuno che mi aspetta, o forse ho due persone che mi aspettano fin da troppo tempo,ma non ho mai avuto il coraggio di andarle a trovare.Per la prima volta in vita mia, so dove devo andare.
Durante il tragitto, un mare di fiori rossi coglie la mia attenzione: sono tulipani. I loro fiori preferiti. Allungando il braccio, riesco a coglierne due, me li poso in grembo e continuo il mio tragitto.
Appena varco il cancelletto di ferro battuto, sento uno strano senso di pace che mi coglie, sono venuta qui solamente una volta e non è stata una bella esperienza, ma lo devo fare, lo voglio fare. Per la prima volta in vita mia, sono siciura che quello che sto facendo è la cosa giusta.
Ed eccoli lì: i coniugi Penhallow.
Rimango a fissare la scena impietrita, poi mi rendo conto che devo parlare, ne ho bisogno.
-Mi dispiace, sarei dovuta esserci. Sono sicura che tu, papà, ci saresti stato per me, se solo mi avessi conosciuto. E in quanto a te mamma, scusa se non sono stata la figlia perfetta che ti aspettavi e meritavi. Non posso rimediare a ciò che ho fatto, è troppo tardi anche se lo volessi, però posso provare ad essere una persona migliore.
Ho lasciato che delle persone si intromettessero nella mia vita e mi comandassero, ho spacciato droga, ho fumato, ho bevuto talmente tanto alcool da andare in coma, ho cercato di uccidere una ragazza, sono stata una gran troia, ho sempre messo zizzania dove sapevo di non poter arrivare; tutto questo perchè ero arrabiata con me stessa, quindi mi dispiace.
Sono una stupida, non mi aspetto un complimento o qualcuno che mi abbracci, non merito nulla. Sono solo una bastarda che è sempre riuscita a rovinare qualsiasi cosa potesse distruggere.
Non sono mai stata tanto forte com volevo far credere, mi faccio schifo da sola; non ho saputo distinguere quello che la gente faceva per me e ho sempre pensato di meritare di più, ho cercato di essere la ragazza più popolare della scuola e ora eccomi qui a piangere, sola, come una scema.
Ho tentato di essere superiore e ora capisco quanto invece fossi inferiore anche al barbone che vive sotto ai ponti.
Sono sempre scappata, ho lasciato che altri si prendessero gioco di me, fidandomi di gente che voleva solo essere popolare e rispettata con i vostri soldi.
Sono stata così deficiente da farmi convincere a drogare una ragazza che odiavo, perchè è così stramaledettamente fortunata e io non merito nulla di tutto quello che ho. Merito solo di morire, ma sono consapevole del fatto che non potrei lasciare fare a quel pazzo ciò che vuole; devo riscattarmi, in un modo o nell'altro io devo essere perdonata, e vi giuro che ce la farò e vi renderò più orgogliosi di quanto non lo siete mai stati. Ve lo giuro, ora capisco tutto e sono consapevole di quello che posso fare per migliorare. Grazie di tutto, vi prego solo di rimanermi affianco perchè io vi voglio bene, vi voglio bene veramente.-
Cerco di riprendermi dalle lacrime, tiro su col naso e poggio i tulipani sopra alla stele di marmo che è fredda e dura come il ghiaccio.
Ho bisogno di un abbraccio, speravo di averlo, ma non è stato così.
Recito sommessamente una preghiera che mi aveva insegnato la mamma prima di ammalarsi e lancio un leggero bacio verso le lapidi.
So che in questo momento sono orgogliosi di me , e anche io lo sono.
POV SIMON.
La musica mi rimbomba nelle orecchie, al centro del locale ci sono delle cubiste che mettono in mostra le loro abilità, non si può dire che mi dispiaccia.
La gente si accalca nella pista, qualcuno balla, qualcun'altro è steso a terra per il troppo alcool, altri si scambiano sacchetti che contengono polverina bianca. È il locale più alla moda di Londra e io mi ritrovo a ballare da solo, senza che nessuno mi noti. Tranne una ragazza, che mi si avvicina furtivamente e fa' per sorreggersi a me. Si vede lontano un miglio che è ubriaca.
La prendo tra le mie braccia per non farla cadere, mentre lei continua a blaterare senza fermarsi usando termini a me sconosciuti. Sto per chiederle se si sente bene ma un misto di alcool, mentine e rossetto mi blocca le parole. Mi ha baciato.
Ricambio.
Lei continua a sorreggersi a me, mentre tiene le sue labbra sulle mie, le sue braccia intorno al mio collo e le sue gambe intorno alla mia vita. Mi è saltata in braccio. Ma io non la fermo, anzi la tengo più stretta e mi faccio spazio tra le persone urlanti e ormai ubriache per portarla a casa mia, o almeno, al mio minuscolo appartamento in affitto.
Usciamo dal locale con molta difficoltà, non è scesa un attimo a terra e sono stato costretto a prenderla a mo' di "sacco di patate" per non farla cadere. Riflettendoci bene non ho ancora visto il suo viso...
Appena attraversiamo il grande portone dorato respiro un po' d'aria buona e voltandomi cerco di liberare la ragazza, che ho notato ha i capelli neri e lunghi come quelli di...di.. "Cazzo SIMON, SMETTILA DI PENSARE A LEI!" Mi urlo mentalmente.
La poggio delicatamente a terra e prima di aprire bocca mi accorgo della stramaledetta somiglianza a Isabelle. Cazzo. Forse è meglio se ora vado, scappo senza dire una parola e corro verso casa lasciando la sosia di Isabelle completamente ubriaca sull'uscio della discoteca.
Ci metto tre minuti ad arriavare a casa, apro la porta e la richiudo alla mie spalle con un colpo secco. Che cavolo ho fatto? È possibile che mi manchi così tanto? Devo chiamarla. Ma forse è meglio che prima parli con Clary. Non la sento da tre mesi, l'ho lasciata a piangere davanti a tutti in cazzutissimo bar e non mi sono degnato neanche di scriverle un fottutissimo messaggio. Mi faccio altamente schifo. O forse no, non lo so... Non capisco più nulla.
La chiamo, ha la segreteria.
La troverò a casa sicuramente, devo farmi avanti, non posso più aspettare, infondo è la mia migliore amica e lei non mi avrebbe mai trattato così.
Risponde una voce maschile e il mio istinto omicida sale alle stelle.
Calmati Simon, penso.
*Ciao, Alec. Sono Simon. C'è Clary? *
*No. Cosa cerchi ancora, devi farla soffrire di più? Non ti è bastata l'ultima volta? *
*Non voglio discutere. *
*Bhe, io invece sì. Voglio discutere con te, vorrei farti fuori veramente, ma la mia calma è la mia più cara amica. *
*E di che cosa vorresti parlare? *
*Della madre di mio figlio o figlia che sia. Problemi al riguardo? *
*Ci dovrebbero essere? *
*Certamente no, l'hai chiamata? *
*Non ci penso neanche, non mi interessa più. *
*E non vuoi nemmeno sapere come sta? *
Non lo so, dovrebbe interessarmi? *
*Dato che la ami sì. *
*Io non la amo, non amo le troie. *
*Smettila di chiamarla così, non ha fatto quasi niente! Dovresti perdonarla e starle vicino data che anche lei ti ama, sono stato io a cercarlo, lei non voleva, poi però è successo quello.. Ma il punto è che non vuole perderti. *
*Mi ha già perso e non voglio sapere niente. *
*Guarda tu, io te lo dico lo stesso: il bambino potrebbe nascere prematuro e lei potrebbe morire,dato che è troppo giovane.*
Riattacco.
ANGOLO AUTRICE.Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Scusate se non ho pubblicato domenica, ma era il compleanno di mia sorella.
Colgo l'occasione per augurarvi un Buon Natale (anche se un po' in ritardo ahahaha) e un felice anno nuovo! :)
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When life changes. (Shadowhunters)
Fiksi PenggemarClary è una normalissima adolescente di 16 anni. Va al college, ha degli amici e un fratello che le rompe. Tutto procede bene nella sua vita, ma se un giorno le accadesse un incidente? E se si perdesse in un luogo sperduto? Se aggiungiamo amore, ami...