Chapter 3: Party

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Era li, altissimo, davanti a me. La sua mano era tesa e aspettava che io gliela stringessi. Esitai un attimo ma poi gli sorrisi e con un «Piacere Ariel» mi presentai. Ora che gli ero così vicina potei notare la sua statura, il suo fisico e aggiungere particolari al suo viso. Sicuramente era alto un metro e novanta, con delle gambe sottili ma lunghissime. Era senza maglietta e i suoi addominali scolpiti ma non esagerati erano in bella vista. Aveva braccia lunghe e mani grandi, con le unghie mangiucchiate, cosa che io amavo vedere nei maschi. Si, lo so, è una cosa strana ma io sono una che è fissata con le mani delle persone. Il suo viso aveva tutti i lineamenti da perfetto australiano, sotto una normale luce e non tramite quella dei riflettori, i suoi capelli erano biondi/ castano chiaro. La sua bocca era la medesima del concerto. Continuava ad inumidirsi le labbra con la lingua e a giocherellare con quel piercing che avrei voluto avere sulle mie labbra all'istante e che lo rendeva molto più sexy. I suoi occhi erano incredibili, mai visti di questa tonalità prima d'ora. Erano azzurri, con scaglie di grigio chiaro qua e là. Era una specie di Dio. Una bellezza unica. Finito di fargli le lastre con gli occhi, mi accorsi che tutti mi stavano fissando.
"Figura di merda parte 1."
Vattene a dormire.
"Okay, buonanotte stronza."
Ciao.
Distolsi lo sguardo e mi concentrai su Ashton. Aspettavo che parlasse per spiegare cosa ci facessi li. Capito il mio sguardo, si rivolse agli altri raccontando ciò che mi era successo. Restai tutto il tempo con lo sguardo basso a fissarmi le Vans nere. Amavo quelle scarpe, ne avevo tanti modelli di diverso colore e fantasia.
Ashton finì di raccontare quando Calum disse: «Ariel, puoi lasciarci un attimo soli? Sai, riunione di band..» con un sorrisino.
Uscii fuori dalla porta e attesi.
Passarono minuti interminabili quando « Vieni pure» disse Michael. Con quei capelli sembrava un pony.
Rientrai nel camerino e, questa volta fu l'angelo a parlare.
«Abbiamo avuto un'idea. Dato che tua madre non si accorgerà della tua assenza stanotte, perché non vieni da noi e poi domani, quando la chiami per spiegare l'accaduto ti fai dare la via e noi ti accompagniamo?» disse guardandomi negli occhi.
Mi fregava guardarli così intensamente. Mi toglievano tutti i pensieri.
«Posso pensarci un attimo?» chiesi.
Acconsentirono tutti e quattro e mi misi a riflettere.
Alla fine hanno ragione, mia madre non si accorgerà. Ma come glielo spiego che stavo sola con quattro ragazzi sconosciuti da me ma famosi in tutto il mondo? Cazzo, proprio ora che devi intervenire stai zitta, stupida coscienza?
"Mi hai detto tu che dovevo dormire e io dormo. Ciao."
Fanculo.
Feci ciò che mi sembrava giusto, d'altronde erano stati così gentili a propormi il loro aiuto e « Ci sto» acconsentii.
Presero le loro cose dopo essersi rivestiti e ci avviammo verso il furgone nero. Mi dissero che, come loro consuetudine, avremmo fatto un salto in una discoteca in cui avevano riservato i posti per loro e che ci saremmo divertiti. Non capivo come facessero ad avere tutta quel l'energia dopo aver cantato, suonato e ballato. Arrivammo in questa discoteca chiamata "Night". Meno male che avevo avuto la buona idea di presentarmi al concerto vestita in maniera decente: maglietta fino all'ombelico bianca con una scritta nera, shorts di jeans a vita alta e vans. Era caldo dentro al locale e non mi pentii affatto del mio abbigliamento. C'era gente che si sballava, altri che ballavano, chi limonava, chi si spingeva e chi stava seduto su delle poltroncine. Non mi erano mai piaciute più di tanto le discoteche infatti, per paura di perdermi mi aggrappai al braccio di Luke. Solo quando realizzai che fosse lui mi staccai imbarazzata.
«Ehi, tranquilla. Ci sono io qui, non sei sola. Vieni.» disse prendendomi la mano. Mille brividi in tutto il corpo. Cosa mi stava facendo quel ragazzo solo Dio lo sapeva. Mi tranquillizzai sentendo Luke così vicino e proseguimmo fino alla zona riservata. La parte più bella fu il fatto che le persone erano talmente tanto brille da non accorgersi di avere, nello stesso locale, celebrità mondiali. Andammo nella zona riservata. C'erano due tavolini e quattro poltroncine, il che significava che uno di noi sarebbe rimasto in piedi. Non mi sembrava giusto rubare loro il posto così restai in piedi. Ero vicino alla poltroncina di Luke. Mentre mi guardavo intorno e ripensavo alle discoteche londinesi sentii due mani posarmisi sui fianchi e spingermi verso un corpo. Era Luke che mi aveva fatta sedere sulle sue gambe.
«Ma ti peso!» dissi cercando di alzarmi.
«Ma sei una piuma, hai il fisico di una modella, come fai a pesarmi?» disse ridendo.
Era vero, avevo un fisico niente male, portavo una taglia 40 ma non mi piacevo lo stesso. Si misero a parlare del concerto che avevano tenuto, di ciò che avrebbero fatto il giorno dopo, di cosa fare in vacanza e cavolate varie. Ad un certo punto, per problemi di forza maggiore, mi alzai dalle gambe di Luke e con un «Vado in bagno, torno subito» mi assentai. Era dall'inizio del concerto che non facevo pipì.
Andai in bagno e mi misi davanti allo specchio. I miei capelli rossi ricadevano sulle spalle in linee drittissime e lunghissime. Per intenderci, i capelli mi arrivavano al fondoschiena. La matita e l'eye-liner avevano tenuto alla grande e facevano risplendere i miei occhioni azzurri. Non erano come quelli di Luke. Quelli brillavano di luce propria come il sole. I miei erano più come la luna, riflettevano la luce.
Finito ciò che dovevo fare mi avviai per tornare al tavolo.
Andai a sbattere contro un ubriaco che subito mi sbatté contro il muro e iniziò ad importunarmi. Cercava di togliermi la maglietta, di infilare le mani in posti non appropriati e di baciarmi. Avevo la nausea. Ero troppo vicina a questo moro, alto con gli occhi neri che puzzava di alcool dalla testa ai piedi. Cercai di scansarlo. Brutta idea. Mi sbatté di nuovo al muro e iniziò a baciarmi il collo. Iniziai a piangere in silenzio mentre lo imploravo di lasciarmi stare. Chiusi gli occhi cercando di calmarmi, quando non sentii più il corpo del tizio appiccicato al mio. Qualcuno mi abbracciò e appoggiò la sua fronte sulla mia. Quell'odore. Quell'odore non potevo dimenticarmelo. Aprii gli occhi e incontrai lo sguardo di Luke. Era un misto di compassione per me e rabbia verso il coglione che mi stava dando fastidio. Ero al sicuro. C'era lui con me.

Buonsalve belle fanciulle! No vabbè. Alloooora, a quanto pare Luke è proprio il tipo perfetto di supereroe. Che dire? Non c'è niente di particolare ma non manca molto ancora alle sorprese che vi sto riservando. Commentate e votate se volete! Un bacione❤️

A personal infinity|| Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora