Chapter 7: Stupid

267 7 0
                                    

"Hello there

The angel from my nightmare

The shadows in the back.."

E vaffanculo.
"Sette in punto di lunedì mattina e i Blink 182 mi svegliano dai miei sogni."
Senti, dobbiamo andare a scuola. Cioè io devo perché tu sei dentro me e devi venire per forza.
"Io dormo."
Non provarci.
"Già fatto."
Stronza.
Scesi le scale e andai a fare colazione. La casa era ancora silenziosa dato che tutte stavano dormendo. Ero la prima ad alzarmi dato che la mamma andava a lavoro dopo aver portato Madison a scuola e Lucy con lei in ufficio. Mangiai con calma, la scuola iniziava alle otto. Tornai in camera e presi i vestiti per poi andarmi a fare una doccia. Speravo che essa riuscisse a togliermi l'ansia da dosso ma non fu così. Mi asciugai e piastrai i miei lunghi capelli. Mi misi i capi scelti in precedenza: shorts di jeans, maglietta dei nirvana messa dentro agli shorts e le mie amate vans viola. Mi truccai e mi sembrai quasi decente. Il mio zaino mi aspettava al piano di sotto e, preso il mio cellulare con le cuffiette e le chiavi di casa, mi avviai verso scuola. Mia madre mi aveva spiegato la strada un milione di volte e, dopo dieci minuti di agonia, riuscii ad arrivare all'edificio. Sembrava un ospedale.
"Mh, carino!"
Non mi serve la tua ilarità. Non stavi dormendo?
"No, credo che mi godrò lo spettacolo del tuo primo giorno di scuola."
Mi avviai verso il portone principale. Tutti mi fissavano. C'erano diversi gruppetti: ragazzi carini, secchioni e zoccolette. Ragazzi normali no? No. Stavo per entrare a scuola quando una mano mi afferrò il polso. Mi girai e vidi uno di quei ragazzi che avevo considerato carini. Dietro di lui c'era il suo gruppo con qualche ragazza che si strusciava addosso ai tipi a me sconosciuti.
«Ehi, figona, tu sei nuova giusto?» disse il tipo dai capelli mori e occhi neri.
O. Mio. Dio.
Era il ragazzo della discoteca.
Annuii debolmente, avevo davvero molta paura.
«Noi però ci conosciamo già. E credo anche che tu ti ricorda di me. Sono Tyler, tu?» mi chiese con aria di uno che sapeva il fatto suo.
Me la stavo facendo addosso.
Non risposi infatti Tyler si arrabbiò parecchio.
«Mi hai sentita troietta? Ti ho chiesto come ti chiami. E ti conviene parlare.» disse bruciandomi col suo sguardo profondo. Continuai a stare zitta.
«Cos'è, quando abbiamo limonato in discoteca ti ho mangiato la lingua, sfigatella?» disse spingendomi per una spalla. Si levò un coro di risate.
"Figli di puttana."
«Parla!» mi spinse di nuovo. Sta volta caddi a terra e tutti alzarono il tono della risata.
Ci sarebbe voluto un miracolo per farli smettere.
«Tyler! Smettila coglione!» disse una voce a me conosciuta.
Vidi Tyler allargare gli occhi. Mi girai verso la direzione della voce e notai Ash con la rabbia che gli fuoriusciva da ogni poro della pelle.
«Se non ti allontani entro cinque secondi ti prendo per le gambe e ci meno a ogni singolo coglione della tua banda. Ora, levatevi dal cazzo.» disse Ash a cinque centimetri di distanza da Tyler. Era molto più alto e Tyler era un po intimorito da questo fattore.
«L'altra volta ti ha salvata Hemmings, sta volta ti ha salvata Irwin» mi indicò Tyler, « ma non credere che sia finita qui puttanella.» urlò il moro per poi andarsene.
Ashton si girò verso di me. Non lo avevo mai visto così arrabbiato. Mi porse una mano per alzarmi e, senza un briciolo di fatica mi tirò in piedi.
"Muscoloso Irwin!"
Smettitela.
Di slancio mi tuffai tra le braccia di Ashton. Lui mi strinse forte e io lo ringraziai un milione di volte.
«Mi dispiace di non essere arrivato prima Ari, lo ucciderei quel coglione.» disse l'orsetto che avevo davanti. Gli diedi un bacio sulla guancia.
«Ash tu mi hai salvata. Come puoi pensare una cosa del genere? Mi avrebbero picchiata se non fosse stato per te. Grazie Ash, grazie.» dissi io con tutta la sincerità.
Lui sorrise tenero e mi prese la mano. Che dolce. Andammo verso il suo armadietto e lui prese i suoi libri. Mi accompagnò al mio, non molto distante dal suo e poi ci avviammo verso le nostre classi. Una domanda mi assillava: Luke dov'era? Entrai nella mia aula e mi sedetti nel mezzo. Il banco vicino al mio era vuoto e così rimase tutte e cinque le ore. Secondo le parole del professore di matematica, era assente una certa Melissa e il posto vicino al mio sarebbe stato il suo. Dopo dell'ora di matematica ci fu filosofia poi letteratura, spagnolo e scienze. Ero stata attenta solo alla quarta ora perché io lo spagnolo lo parlavo con mia madre e lo sapevo benissimo. Finite le cinque ore mi diressi verso l'armadietto dove inaspettatamente mi attendevano i ragazzi.
«Ehi!» salutai tutti.
I ragazzi ricambiarono il saluto. Anche questa volta di Luke non c'era nemmeno l'ombra.
«Ragazzi, Luke?» chiesi fingendo indifferenza.
«È con la sua ragazza, ci raggiunge dopo.» disse Calum.
Bum. Persi un battito.
Aveva una ragazza. Mi aveva illusa?
"No, cogliona, ti sei illusa da sola."
Feci un sorriso tirato e annuii. Ci dirigemmo in mensa. Ma allora la notte che avevamo passato assieme? Lo sgabuzzino del locale? Quando mi aveva salvata in discoteca? La sua maglietta? Era tutto una finzione. Cretina. Cretina che ci sono cascata. Arrivammo in mensa e il mio vassoio rimase vuoto durante tutto il pranzo. Mi era passata la fame.
«Ari, tesoro non mangi?» chiese Michael.
«Non ho molta fame.» risposi con un sorriso debole. 
«Poi mi spiegherai cos'hai ok?» mi chiese con la faccia da cucciolo.
«Non ho niente Michey, seriamente. Tranquillo.» sorrisi.
Lui lasciò perdere e continuò a mangiare. Finito il pranzo tornammo nelle nostre classi e, dopo due ore con la testa per aria seduta sulla mia sedia, suonò la campanella finale. Uscii di fuga dall'aula e, riposti i miei libri nell'armadietto, mi avviai verso i ragazzi che stavano all'uscita. Arrivammo davanti al cancello e trovai Luke per mano con una ragazza mora. Era la sua ragazza.
Bum. Altro battito perso.
Iniziai a fissare l'asfalto.
«Ehi Luke! Ciao Mel!» disse Cal seguito dagli altri. Io rimasi zitta.
«Ehm Ari, lei è la mia ragazza, Melissa. Meli questa è Ariel, una ragazza che si è appena trasferita.» disse Luke un po in imbarazzo.
«Ciao Ariel!» sorrise euforica la mora.
«Ehm, ciao» dissi io con un filo di voce.
«Tu sei nella mia classe vero?» chiese l'unica femmina, oltre me, del gruppo.
Feci due conti e capii: la Melissa che avevo davanti era la stessa che avevo come vicino di banco.
"Bella merda!"
«Oh ehm, si» dissi io continuando a guardare in basso.
I ragazzi iniziarono a parlare con Luke e Melissa che avevano saltato scuola per stare insieme dopo due mesi di assenza da parte di Luke che era in giro per il mondo. Iniziarono a parlare di ciò che avevano fatto e cazzate varie. Mi sentivo male, davvero molto. Decisi di parlare e «Scusate io vado» dissi per poi voltarmi e andarmene.
Arrivai a casa in cinque minuti. Ci avevo messo di meno perché avevo corso. Ero una stupidissima illusa.
«Allora, hai fatto colpo su Luke?» chiese mia sorella con la sua solita aria da stronza.
«Stammi a sentire, lui è fidanzato chiaro? Vedi di smetterla di rompermi il cazzo. Bambina di merda. Finiscitela di illuderti e pensa a qualcun altro.» le urlai al limite della sopportazione. Corsi in camera e, chiusami dentro, presi la maglia di Luke e la inspirai a fondo. Sapeva di lui, lui che non sarebbe mai stato mio. Iniziai un pianto liberatorio. Ora sarebbe iniziata la parte più difficile: iniziare ad essere la me cattiva, disinteressata e apatica. Perché solo così potevo davvero salvarmi dal mondo.


Hello, it'a meeee. Ok. Avevo promesso novità ed eccole qui. Chiedo umilmente perdonoooo! Non uccidetemi! Tranquille, siamo solo all'inizio. Alloooora, come al solito commentate e votate se ne avete voglia. A domani babes❤️

A personal infinity|| Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora