Chapter 17: Goodnight baby

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"Tsunami!!"
La canzone di DVBBS & Borgerous riecheggiava nel locale affollato. Le luci pesanti, la musica a volume altissimo, l'odore di fumo e alcool mi dava alla testa. Lo amavo e lo odiavo. Era una festa bellissima, la musica era ottima. Dopo aver controllato il telefono, Becky mi diresse al tavolo dei ragazzi. Erano tutti vestiti benissimo ma lui, Luke era perfetto. Rimasero a fissarci per un'eternità e «Volete anche una foto?» li risvegliò Becky. Tutti la guardarono imbarazzati poi distolsero lo sguardo. Luke mi guardava di soppiatto, aveva le guance rosse.
"Colpito e affondato."
Puoi dirlo forte tesoro!
"Ti sta mangiando con gli occhi!"
Lo so!
Ci voltammo e io, ancheggiando, mi sedetti nella sedia del tavolo davanti a Luke. Iniziai a ridere con i ragazzi, fingendo di star bene davvero. Maschere. Avevo sempre portato quelle in vita mia. Ci portarono una serie illimitata di drink e io, dopo il terzo shot, non volendomi ubriacare, mi alzai e andai a ballare sul cubo appena lasciato libero da una ragazza sbronza che non sapeva proprio muoversi. Il vestito era parecchio provocante ma non me ne curai. Volevo divertirmi quella sera. Iniziai ad aggrapparmi al palo e a muovermi su e giù con il corpo. La musica pompava a ritmi altissimi. I ragazzi mi si avvicinarono a bocca aperta e mi stettero a guardare. Tutti tranne Calum che si stava strusciando addosso a Becky, che non sembrava affatto dispiaciuta. Di li a poco, ero sicura che si sarebbero fidanzati. Continuai a ballare quando un tizio sconosciuto salì sul cubo con me e iniziò a muoversi in maniere poco cortesi toccando parti poco desiderate. All'inizio risi ma poi iniziò a darmi fastidio. Molto fastidio. Lo spinsi via ma, essendo mezzo brillo mi diede una spinta e mi fece cadere dal cubo. Mi preparai all'impatto con il suolo che sarebbe stato sicuramente poco piacevole, ma qualcosa, o meglio qualcuno, mi prese al volo. Alzai lo sguardo e vidi Luke incazzato. Mi fece scendere dalle sue braccia e mi condusse fuori dal locale.
«Mi dici che cazzo ti salta in mente? Sei minorenne ancora non puoi fare la cubista come se nulla fosse. Quel maniaco stava provando in tutti i modi di farti cedere per entrarti nelle mutande!» mi sbraitò il biondo.
«Ma cosa vuoi da me? Non mi hai voluta però non ho neanche il diritto di divertirmi? Chi sei mio padre? No, Luke. Non puoi dirmi cosa devo o non devo fare. Chiaro? E so cavarmela con gli stronzi.» urlai a mia volta.
«Ah si? E a chi ti riferisci uhm? A me? Si, sono stronzo ma lo faccio per me e per te. E ciò non c'entra con il discorso di prima. Se non ci fossimo stati noi tu ti saresti fatta male. E non parlo della caduta dal cubo.» si mise le mani tra i capelli.
«Ah si? E se io avessi voluto farmi male?» lo provocai.
«Non lo avresti fatto. Non hai voluto nemmeno toccarlo, figuriamoci avere qualcosa di più spinto! Andiamo, Ariel, ragiona cazzo!» mi urlò. Passarono minuti interminabili, in cui entrambi recuperammo la calma e «Mi dispiace.» mi scusai.
«Scusami tu, Ari.» rispose il biondo.
Lo abbracciai e il mio battito aumentò a dismisura. Dovevo smetterla. Lui non mi voleva e non potevo cambiare le cose. Sciogliemmo l'abbraccio.
«Senti, ricominciamo tutto daccapo ok?» annuii d'accordo con lui.
«Piacere, sono Luke. Luke Hemmings.» mi porse la mano.
«Piacere, sono Ariel Black.» sorrisi stringendogli la mano. Chiacchierammo mentre tornavamo nel locale. Non eravamo fidanzati ma eravamo tornati amici. Quel periodo passato ad ignorarci mi aveva praticamente ucciso. Dentro non ci si stava più. L'aria pesante, l'odore di alcool nauseante e il fumo che entrava nelle narici era da capogiro. Guardai Luke ed entrambi avemmo la stessa idea. Ci recammo fuori, dopo aver avvertito i ragazzi e ci incamminammo verso casa mia. Parlammo del più e del meno raggiungendo casa mia. Mia madre non era ancora tornata. Erano le due e mezza e ciò mi preoccupò parecchio. Controllai il telefono e vidi una chiamata da mia madre e un messaggio che diceva che avrebbero dormito da Matt, il suo "fidanzato".
«Mia madre non sarà a casa sta sera. Resti quì?» chiesi speranzosa.
«Uhm, fammi avvertire i ragazzi.» disse mandando un messaggio sul suo gruppo di whatsapp. Salimmo in camera mia. In quei giorni l'avevo modificata molto. Avevo aggiunto scritte e disegni sul muro. C'erano le nostre foto, assieme a quelle di Londra. C'era una foto con Nicholas. Non avevo avuto il coraggio di buttarla. Mi mancava davvero tanto. Una lacrima solitaria abbandonò il mio occhio e raggiunse la mia guancia sinistra. La psicologia dice che quando la prima lacrima a scendere è quella dell'occhio sinistro allora sono lacrime di dolore. Ed era così. Era un dolore ma non proprio un dolore. Era più una malinconia. Ti viene da piangere ma non piangi. Ti esce qualche lacrima ma non piangi. Muori dentro ed è peggio. Luke mi vide e mi abbracciò forte per farmi capire che non ero sola.
«Ari, dai non piangere. Lui non vorrebbe vederti così.» mi disse l'angelo davanti a me.
«Luke. Mi manca così tanto. E non posso nemmeno andarlo a trovare. Al suo funerale glielo avevo promesso. Ma l'hanno portato a Seattle. Come faccio? Non sono stata abbastanza quando era vivo. E non sono abbastanza neanche ora. Voglio andarlo a trovare, Luke. Un cazzo di ricordo non mi basta più.» dissi tra le lacrime.
«Ti ci porterò. Ti porterò a Seattle a trovarlo. Te lo prometto. Ma ti prego, non piangere più.» disse prendendomi il viso tra le mani.
«Davvero?» chiesi.
«Davvero. Ora, vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?» chiese il biondo. Ormai quella era come casa sua e non facevo più caso che si muovesse senza problemi. Gli lanciai la sua maglia dei Nirvana che avevo tenuto e lui se la mise per dormire. Approfittai della sua assenza per spogliarmi e mettermi in pigiama ma Luke entrò proprio quando ero in intimo e mi stavo infilando la maxi maglia per dormire.
«Non ce la faccio più.» disse prendendomi per i fianchi e baciandomi con foga. Avevo aspettato quel momento da tanto. Eravamo noi due. Spogli ma rivestiti di problemi. C'ero io, che non ci stavo capendo più niente, che avevo lui attaccato al mio corpo. E c'era lui. Il mio angelo. Bello come il sole d'inverno, come i fiori primaverili. Posò le sue mani sul mio sedere e mi sollevò da terra ci mettemmo seduti sul letto ma non andammo oltre. Ci staccammo solo per prendere fiato e ci sorridemmo.
«Sei illegale.» mi disse ansimando.
«Ti ho aspettato per troppo tempo.» sorrisi cercando di stabilizzare il respiro. Lo baciai dolcemente poi ci mettemmo distesi. Io su un fianco e lui dietro abbracciato. Proprio come la prima volta che avevamo dormito a casa dei ragazzi.
«Domani parleremo di tutto ciò. Ora dormi bimba.» quel soprannome. Quel soprannome mi faceva impazzire, soprattutto detto da lui.
«Notte Luke.» dissi sorridendo.
«Notte piccola.» strinse la presa su di me.
Ero felice davvero. Quella notte avrei dormito felice e non più sola. C'era lui con me. Avevo bisogno d'amore perché senza si muore.



Boooooom! Finalmente è cambiato qualcosa nella loro storia! Eh niente è da un po' che vado dietro a un ragazzo della mia scuola e... diciamo che questo capitolo potrei anche dedicarglielo. Sto guardando Master Chef e quanto è figo Cracco? No ok. Vado a sprofondare sul divano. A domani girls ❤️

A personal infinity|| Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora