Chapter 25: Your family

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«Questo è stato il nostro ultimo video diario, spero che abbiate realizzato tutti il vostro sogno, proprio come abbiamo fatto noi grazie a tutti voi! Grazie Europa!» rividi per la millesima volta il video diario del tour, seduta sul mio letto. Eravamo tornati da una settimana dall'Europa, dopo aver suonato in tutte le città più importanti. Momentaneamente ero sola in casa ma, verso le cinque sarei dovuta andare dai ragazzi per passare la notte a casa loro. Era da un po' di giorni che riflettevo costantemente su una cosa: non avevo mai conosciuto la famiglia di Luke. Lui aveva conosciuto la mia non appena ci incontrammo e invece io, dopo cinque mesi, non sapevo nemmeno chi fosse sua madre, suo padre e se avesse sorelle. Lasciai i miei pensieri da parte e mi andai a fare una doccia rilassante. L'acqua lavava sempre via le mie preoccupazioni. Dopo essermi asciugata andai in cucina a prendere una lattina di diet coke. Sentii dei rumori provenire dal salone. Ladri? Assassini? Hope? No, Hope era in cucina con me. E allora chi era? Presi il primo coltello che trovai e, sudando freddo, mi diressi senza far rumore verso il salone. Nessuno aveva le chiavi di casa mia da quando era morta la mamma con le mie sorelle. Aprii lentamente la porta e mi maledii per non aver alzato le tapparelle del salone. Era un po' buio, dato che stava arrivando l'inverno. Vidi una figura darmi le spalle, chinata in avanti a prendere qualcosa. Girò la testa di scatto verso la mia direzione e si drizzò su subito. A passo lento si avviò verso di me. Io portai il coltello dietro la schiena e parlai.
«Chi sei e cazzo vuoi? Chiamo la polizia!» urlai. La figura stava zitta, non diceva nemmeno una parola.
«Non avvicinarti di un altro passo o ti pianto un coltello di venti centimetri nello stomaco.» cercai di intimidirlo.
Indietreggiai mentre la figura avanzava verso di me. Alla luce della cucina riconobbi il volto maleficamente sorridente.
«Papà?» chiedi sbigottita.
«È così che si da il benvenuto a tuo padre, Ariel? Non mi pare di averti insegnato così!» ghignò.
«Vattene da casa mia in due minuti o chiamo per davvero la polizia.» indicai la porta.
«Su, Ariel, sono tuo padre. Non trattarmi come se non valessi niente!» mi guardò.
«Oh, intendi dire come ci hai trattate tu? Oh no, non potrei mai fingere che tu non mi importi.» lui sorrise quasi felice.
«Perché io non devo fingere. Di te non me ne importa realmente un cazzo. Quindi vedi di andartene o chiamo la polizia per violazione di privacy.» lo accompagnai alla porta e gli lanciai fuori la valigia ancora aperta.
«Ok, Ariel, non posso biasimarti. Ma che tu voglia o no, io e la mia famiglia ci trasferiremo qui. Il giudice ha detto che devo tenerti d'occhio dato che non c'è più nessuno con te. Vado a prendere mia moglie e i miei due figliastri. A dopo! Ah, tranquilla, se esci ho le chiavi di riserva!» sfrecciò via. La prima cosa che mi venne in mente fu inchinavare le camere di mia madre e delle mie sorelle, così che non le avrebbero usate. Nascosi le chiavi in un posto sicurissimo: sopra il mio letto c'era un quadro, dietro il quadro c'era un pezzo di intonaco che si era tolto e aveva scoperto un mattone che si poteva sfilare. Le misi lì poi richiusi il buco con il mattone. Non le avrebbero trovate mai. Mi vestii e andai a casa dei miei amici, dopo aver preso le cose più importanti e aver chiuso anche la mia camera a chiave.
«Che figlio di puttana!» fu il commento generale alla storia che avevo raccontato ai miei amici. Il pomeriggio era passato tranquillamente, tra tornei di FIFA e partite a Just Dance.
«Tutto ok?» mi sussurrò Luke mentre tutti guardavano Calum e Michael che si stavano sfidando a ballare "Call me maybe". Stavo ripensando che volevo assolutamente conoscere la famiglia di Luke, vedere la sua vecchia casa e sapere dell'infanzia del mio ragazzo.
«Andiamo di fuori.» presi Luke per un braccio e avvertii gli altri.
«Luke. Voglio conoscere la tua famiglia.» lo guardai agitarsi.
«Oh ehm. Ok. Ma ehm, non so come e quando. Perché beh cioè mia madre è impegnata e mio padre lavora e a casa c'è la baby sitter per Jennifer, e Justin probabilmente sta con la fidanzatina.» impastò un po' di parole a caso.
«Luke c'è qualcosa che devo sapere?» lo guardai.
«Siediti. Mia madre si chiama Liz.» mi guardò aspettando che commentassi.
«Wow! Si chiama come la mia insegnante di danza e..» capelli biondi, fisionomia del viso simile, occhi azzurri, Liz. O mio dio.
«È tua madre?» lui annuì.
«E non me ne hai mai parlato?» chiesi cercando di stare calma.
«Non volevo che ciò influenzasse la nostra storia. Mi dispiace non avertelo detto ma avevo paura di come l'avessi presa.» disse pentito.
«Ok ma perché non vuoi presentarci?» chiesi.
«Perché mia madre è una donna molto severa. E non voglio che ciò influisca sul tuo rendimento a danza.» disse mortificato.
«Luke, non preoccuparti. Stasera andiamo da loro. Avvertili e non voglio un no da parte tua.» Luke mi guardò e poi prese il suo telefono. La conversazione durò poco.
«Stiamo a cena dai miei con gli altri. Vestiamoci eleganti.» lo abbracciai e lo baciai. Passammo il messaggio agli altri e poi ci andammo a preparare. Avevo avuto la splendida idea di portarmi un vestito, nel caso fossimo andati da qualche parte la sera. Era un vestito bianco con il corpetto a cuore e andava giù morbido fino alle ginocchia. Ai piedi avevo tacchi 10 bianchi perla. Mi raccolsi la parte superiore dei capelli con una forcina brillante e lasciai il resto della chioma scendere in morbide onde lungo la schiena. Misi una collanina con la chiave di violino e dei bracciali di diamanti. Ero agitata al pensiero di rendere pubblica la relazione alla sua famiglia. Luke era vestito con una camicia bianca, dei jeans neri stretti e sopra una giacca di pelle nera. Ai piedi Air Force bianche. Era bellissimo e quando mi vide i suoi occhi si allargarono.
«Farai colpo sui miei, sono sicuro. E poi questa sera mi impegnerò a toglierti i vestiti per bene.» mi baciò dietro l'orecchio.
Alle 20.00 eravamo pronti per andare a casa della famiglia di Luke. Il viaggio durò una ventina di minuti in cui tutti parlavano, tutti tranne me e Luke. La casa era enorme e c'erano tantissime persone. In poche parole la madre aveva dato una festicciola per il ritorno di suo figlio rock star. Scendemmo dalla macchina e Luke mi affiancò.
«Pronta piccola?» mi chiese guardando casa sua con nostalgia.
«Pronta.» annuii.



Tadannn! E così Ariel scopre che la sua insegnante di danza è la madre di Luke.. Opsss.. Scusatemi ma vado di fretta e non posso commentare più di tanto, ma aspetto i vostri voti e i vostri commenti. Kiss❤️

A personal infinity|| Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora