Chapter 5: Would you come for lunch?

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11.30
Cazzo quanto ho dormito.
Mi risvegliai il giorno dopo in un letto non mio. Dove diamine ero finita? Perché non ero a casa?
"Concerto
Madison ti ha lasciata sola.
Hai incontrato Ashton.
Ti hanno ospitata qui.
Hai dormito con Luke.
Svegliati rincoglionita!"
Si buongiorno anche a te, hai fatto colazione con pane e simpatia?
"No, non ho fatto colazione."
Ah ecco a cos'è dovuta la tua finezza.
Un momento. Dormito con Luke?
Istintivamente mi girai verso la parte di letto occupata dal biondo ma di lui non c'era alcuna traccia. Mi guardai intorno. A vederla così sarebbe sembrata una stanza di un normale adolescente. Con poster, scritte con pennarelli indelebili e foto. Era la sua stanza, unica come lui. Il mio sguardo finì sul comodino vicino al letto. C'era un telefono appoggiato e continuava ad illuminarsi. Cazzo, il mio telefono! Sbloccai lo schermo e vidi tredici chiamate da mia madre e una decina di messaggi. Decisi di chiamarla subito.
«Ariel Nicole Black, dove diamine sei? Perché non mi hai chiamata? Dove hai dormito questa no..» staccai il telefono dall'orecchio lasciando sbollentare mia madre con le sue urla e le sue domande.
«Mamma. Calmati e lasciami parlare.» dissi io con tono calmo e dolce.
«Dai.» mi invitò mia madre a proseguire.
«Ieri sera, a metà concerto mi ha chiamato Becky e io sono uscita fuori andando sul retro dell'edificio per parlarle. Evidentemente ci sono stata troppo e, finito il concerto, Madison non mi ha aspettato e io non sapendo cosa fare sono rientrata nell'arena. Li ho conosciuto Ashton, il batterista che mi ha portato a conoscere il resto della band. Visto che non mi rispondevi al cellulare e che non sapevo la via di casa nostra ho accettato di andare a dormire da loro. Non è colpa mia, mamma!» dissi io con una velocità alla Eminem.
«Ok, ok ti credo. Ma non sperare di essertela cavata. Quando torni a casa ne riparliamo. Perché non inviti i tuoi amici a pranzo?» disse più come un ordine che come una proposta.
«Mamma, sono i cantanti preferiti di Madison. Come facciamo a conte..»
«Non mi interessa Ariel. Falli venire e basta.» mi interruppe mia madre. Mi disse la via di casa e mi affrettai ad appuntarmela. Scesi al piano di sotto con ancora la maglia di Luke addosso. Vidi i ragazzi seduti nel divano del salone. Erano freschi come una rosa. Io ero più come un babbuino.
«Buongiorno ragazzi!» dissi sorridente.
«Buongiorno!» dissero distratti i quattro. Alzarono lo sguardo su di me e rimasero tutti shoccati. Cos'avevo? Cosa c'era? Che è successo? Mi guardai e mi resi conto che la maglietta di Luke arrivava a mala pena sotto il sedere.
"Bella figura!"
«Ehm.. La faccio breve. Venite a pranzo da me. Non accetto un no.» sorrisi e, allungandomi il più possibile la maglia, mi andai a fare una doccia per poi rimettere i pantaloncini del giorno prima, tenendo ancora la maglietta di Luke dato che la mia era sudata. Mi infilai un paio di boxer con i pinguini di Luke. Mi rimisi le vans e cercai nella mia borsa una matita per gli occhi. Ne avevo sempre una con me. Andai in bagno e mi sistemai, pettinandomi i capelli con la spazzola di Luke. Scesi di sotto e trovai i ragazzi già pronti.
«Andiamo?» chiesi felice ai razzi.
«Andiamo!» disse Michael alzando un pugno al cielo come un gladiatore. Salimmo sulla macchina blu di Ash. Luke era davanti con il riccio mentre io ero dietro con Mikey e Cal. Mi erano già entrati nel cuore quei ragazzi. Uno più di tutti, ma non facciamo nomi. Mandai un messaggio al cellulare di Luke.
«Indosso i tuoi boxer perché mi sono fatta una doccia :).»
Il telefono di Luke avvertì che era arrivato un messaggio. Vidi Luke sorridere, cercando di contenere una risata. Io facevo lo stesso.
Diedi la via di casa ad Ash e in dieci minuti ci ritrovammo davanti il portone principale. Era una casetta niente male , a due piani e con giardino. Era azzurra, il mio colore preferito. Mi ricordava gli occhi di Luke. Il paradiso. Ci venne ad aprire Madison. Rimase immobile per tre secondi, poi iniziò il delirio. Pianti, urla, risate e altre cose odiose. I ragazzi erano un misto tra imbarazzo e felicità. Finito di fare la squilibrata, Madison andò dalla mamma e la aiutò ad apparecchiare. Feci visitare loro la mia casa, soffermandomi sulla mia stanza. In un giorno l'avevo resa il più simile possibile a quella londinese. Anch'essa aveva le pareti azzurre. La testiera del letto matrimoniale era attaccato al muro. Accanto c'era un comodino. Davanti c'era il mio armadio con dentro tutti i miei vestiti. Vicino all'armadio bianco c'era una scrivania anch'essa bianca. Sulle pareti c'erano foto di me e della mia vita. La maggior parte erano dei miei saggi di danza. Mi si riempiva il cuore di tristezza e gli occhi di lacrime a sapere di essermene andata da li.
«Tutto ok Ariel?» chiese il neozelandese preoccupato.
«Uh, ehm.. Si, pensavo» accennai un sorriso. Ci fu un attimo di silenzio, poi una piccola vocina piangente mi fece svegliare dai miei pensieri. Corsi nella stanza di Lucy che si era appena svegliata. La presi in braccio e la coccolai un pochino per farla calmare.
«E lei chi è?» chiese Ash imbambolato dalla bellezza della mia sorellina.
«Lei è Lucy ed ha tre mesi.» dissi baciandole la fronte. La bimba aveva fatto pipì e decisi di cambiarla. Avevo gli occhi dei ragazzi puntati addosso. Quando finii li guardai ridendo e «Non avete mai visto una bambina?» chiesi. I ragazzi si risvegliarono dal loro stato di rincoglionimento e mi sorrisero. Andammo al piano inferiore dove la mamma e Madison ci stavano aspettando.
«Che ci fai con Lucy in braccio?» rise mia madre vedendomi alle prese con la piccola.
«Si era svegliata e l'ho presa io. L'ho cambiata perché aveva fatto pipì ma credo che abbia fame.» dissi porgendogliela.
«Oh, grazie tesoro.» sorrise mamma felice.
«Mangiamo?» chiese Madison irritata. Quella ragazzina era una stronza. Se non era al centro dell'attenzione si incavolava.
Ci mettemmo a tavola e iniziammo a conversare. Madison era imbambolata a fissare Luke.
Ehi stronzetta lui è mi...
Mi.. Mi.. Mi sa che stavi dicendo qualche stronzata.
"Stavo dicendo ' lui è mio', ammettilo!"
Non lo farò.
"Lo sai anche tu che ho ragione."
Ok, forse hai ragione, solo un po.
Finito di conversare con me stessa come una psicopatica, mi misi a mangiare la pasta preparata da mamma e il pranzo proseguì tranquillamente.

Angolo autrice.
Buon pomeriggio! Perché non nevica? È da tre giorni che sto pregando di svegliarmi con la mia città imbiancata. Comunque sia, che ne pensate? Madison è proprio una bimbetta stronza a quanto pare! E poi ehi, i ragazzi sono a casa Black! Fatemi essere Ariel vi prego! Vabbè, vado a leggere. Commentate e votate se volete! Baci❤️

A personal infinity|| Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora