Chapter 20: Flying away with you

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«Luke, Ariel! Svegliatevi o perderemo l'aereo!» mi svegliò una voce. Michael. Aveva i capelli arruffati ma era già vestito, il che significava che eravamo leggermente in ritardo. Mi svegliai assonnata e scossi il biondo vicino a me. Si lamentò ma poi si svegliò. Ci recammo in bagno per prepararci e con la velocità di Bolt eravamo già al piano di sotto a fare
colazione. Erano tutti sveglissimi, addirittura Becky era fresca come una rosa. L'unico zombie ero io.
Inzuppai due biscotti nel latte e il mio stomaco cercò di rifiutarli in entrambi i casi. Non mangiavo da giorni ma feci lo sforzo di buttar giù qualcosa altrimenti sarei crollata sul palco. La prima tappa era a Berlino. Avremmo viaggiato per tanto, tantissimo tempo. Sarei andata lontano da casa. Lontana dai miei ricordi, da mia mamma. Da Madison e Lucy. Da Hope, che lasciai a casa della mia vicina. Lontana dall'odore che rimaneva di mia mamma. Sarei andata via da tutto. E non mi avrebbe fatto sicuramente bene. Stavamo uscendo per andare a prendere Mali Koa ma corsi in camera di mia madre e presi una sua felpa. Era ancora impregnata del suo profumo. La mia mamma. Corsi in camera di Madison con le lacrime agli occhi e presi il suo peluche preferito. Lo aveva da quando era piccolina. Glielo regalammo per il suo onomastico quando aveva tre anni e non se ne era mai sbarazzata. Per ultimo andai in camera di Lucy e presi il suo ciuccio. Misi tutto in valigia e corsi al piano di sotto. Luke mi abbracciò, capendo che stavo soffrendo. Inchiavai la porta di casa e salimmo in macchina. La vidi allontanarsi dal finestrino, sempre più piccola, sempre più distante. Speravo solo che quando fossi tornata avessi trovato ancora l'odore della mia famiglia ad aspettarmi. Arrivammo all'aeroporto molto velocemente. Non mi accorsi nemmeno del percorso fatto per raggiungerlo. Ero mentalmente assente. Chi avrebbe portato l'acqua ai fiori sulle tombe? Chi avrebbe badato a loro? Chi avrebbe fatto in modo che il profumo di mia mamma rimanesse in casa? O che i poster di Madison non si sgualcissero? O che i vestitini di Lucy non si rimpicciolissero? Chi sarebbe rimasto con loro? Non potevo andarmene. Stavamo passando il ceck in quando mi bloccai con le lacrime agli occhi. Luke mi vide e corse da me.
«Piccola? Andiamo dai! Faremo tardi!» mi disse dolcemente.
«Io.. Io non posso. Chi starà con loro? Chi ci penserà? Io non posso andarmene da casa, ho bisogno di loro.» scesero lacrime tristi.
«Bimba, lo so. So che fa male. Lo so, ci credo. E so anche che vorresti fare di tutto per farle tornare. Ma sai bene che ciò non potrà accadere. E non puoi ucciderti anche tu così. Perché tu non stai vivendo. Stai esistendo, Ariel. E devi iniziare a vivere. E ci sono io per questo. Loro rimarranno nel tuo cuore, piccola. Ora andiamo, ti prego.» mi prese le mani nelle sue. Un po titubante andai con lui per salire sull'aereo. Avevo il posto vicino al suo. I ragazzi lo avevano fatto apposta per farmi stare più tranquilla. Mi addormentai sulla spalla di Luke per cinque ore di fila. Anche lui dormiva e me ne accorsi quando, dopo essermi svegliata, lo vidi con gli occhi chiusi e il volto rilassato. Il mio angelo. Volarono altre due ore che passai leggendo e sentendo la musica, poi Luke aprì gli occhi.
«Buongiorno bimbo!» sorrisi baciandolo a lato della bocca.
«Giorno piccola.» mi baciò il biondo. Passammo le ore successive a coccolarci. Becky dormiva, come sempre. Calum, vicino a lei, giocava con il telefono e ogni tanto sonnecchiava. Michael era vicino a Cristine, la quarta ballerina del gruppo e si stavano conoscendo. Che avesse dimenticato Marian? Infine Mali e Ash scherzavano tra di loro. Tifavo per loro, volevo che tutti fossero felici come me e Luke. Passarono altre monotone ore, poi arrivammo a Berlino stanchissimi. L'hotel era pieno di fan in delirio. Tra i tanti commenti delle ragazze sentii pesantissimi insulti su me e Luke.
"Troia"
"Ci ha rubato Luke."
"Fa schifo."
"Orfana di merda."
L'ultimo mi ferì moltissimo. Luke non si accorse e io cercai di non fargli vedere la mia tristezza.
«Ehi, principessa. Le ho sentite anche io le voci. Lasciale stare, okay? Sei più forte tu.» mi abbracciò Calum. Erano fantastici quei ragazzi. Dovevo ringraziare Madi, era merito suo se li avevo riconosciuti.
«Piccola, sei stanca? Andiamo a dormire?» mi chiese il mio angelo. Acconsentii e salimmo in camera nostra. L'hotel era a cinque stelle, tantissimi piani, tante camere, ascensori, piscine e un ristorante enorme. Era fantastico, un sogno. Andammo in camera, una camera gigante. Al centro era posizionato un letto matrimoniale con le lenzuola bianche candide. Le pareti gialline avevano motivi floreali davvero carini. Un armadio gigante era vicino alla finestra che dava sulla piscina dell'hotel. Il bagno aveva una vasca idromassaggio e una doccia enorme. Era bellissima. Mi misi a sistemare la valigia mentre Luke era andato a farsi un bagno. La maniglia si abbassò e un angelo in boxer uscì dalla stanzetta e si diresse a prendere la sua maglia. Ero ancora girata quando posò le sue calde mani sui miei fianchi. Sussultai ma non mi scomposi.
"La pazienza è la virtù dei forti, resisti."
Stavo impazzendo. Iniziò a baciarmi il collo e li ci fu il delirio.
«Dove eravamo arrivati ieri sera?» mi chiese lui maliziosamente. Un ansimo lasciò la mia bocca.
«Se non te la smetti di ansimare, ti scopo all'istante.» soffiò sulla mia pelle. Mi girai e gli sorrisi con viso furbo. Lo baciai intensamente e lui mi spinse verso il letto. Si sedette e fece mettere me a cavalcioni sopra di lui. Misi le mani tra i suoi capelli, mentre lui teneva le sue sotto il mio sedere. Ci staccammo solo per sorriderci. È stupendo baciarsi e sorridersi subito dopo. È come dire "tu mi hai fatto stare bene, questo sorriso lo devo a te." Con il fiato corto riprendemmo a baciarci e la voglia salí per entrambi sempre di più. Iniziò a togliermi la maglietta, baciandomi successivamente il collo. Sfilai la sua e feci lo stesso. Lasciai un succhiotto sul punto cruciale, quello sotto l'orecchio.
«Mi fai impazzire così.» ansimò lui. Era una visione fantastica, vederlo così vulnerabile sotto il mio tocco. Mi tolse il reggiseno e, stranamente, non sentii affatto freddo. Ero a contatto con lui e ciò mi bastava per mandare la mia pelle in fiamme.
«È la prima volta, vero?» mi accarezzò i capelli lui. Annuii con molta vergogna.
«Ehi non devi vergognarti. Adoro il fatto che nessuno ti abbia mai toccata. Volevo essere io il primo e così sarà.» mi baciò lui. Ci sfilammo gli indumenti rimanenti e lui piano piano fece il mio corpo sua proprietà.
«Ti fa male piccola?» chiese lui con il fiato strozzato.
«Un po si.» dissi con il respiro corto e con il dolore che mi avvolgeva tutto il corpo.
«Vuoi che io smetta?» mi chiese vedendomi soffrire.
«No, continua ti prego. Adesso passa. Ma ti prego fai piano.» dissi io ansimante. Luke mi baciò. Il resto fu un po doloroso. La prima volta lo è sempre. Ma non mi importava del dolore, se c'era lui a guarirmi tutte le ferite. Era a tutti gli effetti mio.


Un altro parto. Amatemi perché hanno scopato finalmente. Si, piacere, mi chiamo Miss Finezza. Anyway, spero che il capitolo vi piaccia. Vado a dormire, ciao cuoricini ❤️

A personal infinity|| Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora