Chapter 7

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Chapter 7

Quella domenica mi svegliai presto e stranamente di buon umore. La serata film con Jess era andata benissimo, ci eravamo divertite come un tempo, mi ero sentita come se fossimo tornate indietro di anni. Approfittai della mattina ancora lunga per studiare e recuperare quello che non avevo fatto il giorno prima. Non mi ci volle molto, prima di pranzo avevo terminato. Mi aspettava un pomeriggio rilassante, avrei potuto leggere un libro o scrivere qualcosa, dato che mi sentivo ispirata. Così feci: iniziai una storia, le parole uscivano a fiumi dalla mia testa e in poco tempo avevo già scritto un inizio promettente. Ero completamente immersa quando mi resi conto che c'era qualcuno alle mie spalle. Mi voltai per salutare Liam.

<<Ti sei divertita ieri sera?>> Chiese con il suo gran sorriso, quello che sapeva farti sciogliere. Annuii sorridendo in risposta.

<<Mi stavo chiedendo... Hai da fare oggi?>>

<<Non penso, avevo iniziato a scrivere questo perché non avevo altro da fare...>> Liam si avvicinò al PC e con lo sguardo chiese il permesso di leggere. Acconsentii spostandomi leggermente permettendogli di arrivare meglio allo schermo. Si immerse nella lettura e sorrideva. In poco tempo finì di leggere quello che avevo scritto e si voltò nella mia direzione raggiante.

<<Ti piace?>> Chiesi con un filo di voce.

<<La adoro! È bellissima, Amy.>> Sorrisi e lo abbracciai lanciandomi tra le sue braccia.

<<Perché mi hai chiesto se avevo da fare oggi?>> Tornai sul discorso precedente.

<<Volevo sapere se ti andava di uscire con me oggi pomeriggio. A meno che tu non abbia altri impegni. Lo capirei.>>

<<Stai scherzando? Anche se ne avessi annullerei tutto per uscire con te!>> Sorrise e mi incitò a sbrigarmi. Decisi di mettermi qualcosa di carino, dei pantaloncini e una maglietta semplice, ma con un disegno originale, una delle mie preferite. L'avevo acquistata in uno dei pomeriggi di shopping con Jess. Quando mi vide uscire di casa fece il suo bellissimo gran sorriso che mi provocò quelle sensazioni che adoravo. Liam scatenava in me qualcosa che era indescrivibile.

<<Sei bellissima.>> Mi guardava serio. Arrossii visibilmente al suo complimento cercando di guardare altrove e cambiare argomento.

<<Dove si va?>>

<<Pensavo di fare un giro in auto e di farti vedere un luogo.>>

<<È raggiungibile anche con un mezzo di trasporto pubblico?>> Chiesi guardando ansiosa l'auto posteggiata nel vialetto.

<<Penso di si... Andiamo?>> Liam non fece domande, lo ringraziai silenziosamente. Mi porse il braccio al quale mi attaccai e girammo come una coppia di anziani che hanno condiviso una vita di ricordi. Mi portò in un parco giochi poco usato, era circondato da alberi che rendevano il tutto più intimo. Riconobbi quel luogo, ci ero andata un paio di volte quando ero ancora una bambina. Sfiorai il legno del tronco che reggeva le altalene quando un braccio si strinse attorno a me sollevandomi e portandomi nell'altalena a forma di cesto. Io e Liam ci sdraiammo come fanno i bambini, dondolando piano. Mi fece ridere e mi raccontò i suoi sogni e le sue paure. Ascoltava quello che gli dicevo, nessun altro faceva lo stesso. Ci divertimmo e promettemmo entrambi che ci saremmo tornati. Ci incamminammo senza meta per le stradine della città. Eravamo a passeggio da un po' quando presi coraggio e iniziai a parlare fissando il grigio del asfalto.

<<È per via di mio padre.>> Lui si fermò e fece si che lo guardassi negli occhi scuri che mi stavano interrogando.

<<Che non vado più in auto...>> Ci sedemmo su una panchina, mentre raccontavo mi stringeva la mano delicatamente mentre quei ricordi dolorosi si facevano strada tra la mia mente.

<<Ti ho raccontato già di lui, sai molto più di chiunque altro, persino di Jess. Mio padre è morto quando ero piccola, te l'ho già detto. Ciò che non ti ho detto è che è morto in un incidente d'auto.>> La sua mano strinse più forte la mia.

<<Disse che andava a prendere le ciambelle che tanto adoravamo io e mia sorella. Mi salutò dicendo: "torno subito, principessa". Ero la sua principessa. Passarono le ore e di mio padre neanche l'ombra. Mia madre sosteneva che si fosse fermato a parlare con un qualche amico o collega, ma leggevo il terrore nei suoi occhi. Dopo un tempo che mi parve interminabile suonarono alla porta. Pensammo fosse lui che aveva dimenticato le chiavi, ma vi trovammo due uomini, agenti della polizia in borghese. Mia madre scoppiò in lacrime. Io ancora non capivo cose stesse succedendo. Parlarono solo con lei. Mi disse poi che mio padre era andato a fare un viaggio molto lungo. Più avanti, quando crebbi mi spiegò come andarono veramente le cose. Mio padre si era fermato per lasciar passare una signora, ma un conducente ubriaco andò a sbattergli contro. L'urto era troppo forte. Da allora ho smesso di fare tante cose: andare in auto, non ho mai bevuto, non ho più mangiato quelle ciambelle e ho smesso di credere nella magia. Con il tuo arrivo ho dovuto ricredermi un po' a proposito della magia.>> Conclusi con un sorriso amaro. Nel frattempo silenziose lacrime avevano iniziato a rigarmi le guance. Liam mi prese tra le braccia e mi strinse. Rimanemmo in silenzio a lungo, non saprei dire per quanto. Si scostò un po' da me, mi asciugò protettivamente una lacrima rimasta. Ci guardammo negli occhi. Quelle sensazioni... Quel vortice di emozioni che provavo...

<<Amy...>> La sua voce era un sussurro. Aveva ancora la mano sul mio viso, unico contatto oltre a quello dei nostri occhi. Si avvicinò impercettibilmente e io non mi opposi. Lentamente lo spazio tra noi si stava riducendo e le mie emozioni intensificando. Qualcosa vibrò, il mio telefono prese a suonare. Liam si schiarì la voce allontanandosi. Risposi, era mia madre.

<<Tesoro non sono a casa quando torni, puoi preparare cena anche per tua sorella? Ho una riunione.>>

<<Certo mamma. Ti voglio bene.>>

<<Te ne voglio anche io. A dopo.>> Chiusi la chiamata ancora disorientata dalle emozioni provate.

<<Penso che devo andare a casa...>> Liam annuì e fu subito al mio fianco.

<<Liam...>>

<<Si?>>

<<Cosa è successo poco fa?>> Si fermò e puntò gli occhi nei miei.

<<Nulla, non è successo nulla. Sarebbe stato un errore. Non parliamone più, ti va bene?>> Annuii piano e ripresi a camminare. Tornammo a casa presto e lui mi lasciò sulla soglia di casa, come Ryan aveva fatto il giorno prima, ma tutto era diverso con lui. Mi abbracciò, in modo differente da prima, e mi sentii al sicuro.

<<Ti voglio bene, Amy. Ci vediamo domani.>> Depositò un bacio sulla mia guancia.

<<Ti voglio bene anche io. A domani.>> Mormorai in risposta mentre si avviava verso chissà dove.

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