Capitolo 15

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Mi sdraio sul mio letto e finalmente sono tornata a casa. Questa notte io e Kendall abbiamo dormito un po' a turno e siamo scappate via quando hanno riaperto la sala. Abbiamo un po' parlato e ci siamo scambiate i numeri. Lavora al McDonald vicino alla scuola quindi le ho promesso che la andrò a trovare spesso e che usciremo insieme un sacco di volte. Trovo il mio cellulare e lo sblocco: trovo alcune chiamate e messaggi dalle mie amiche poi da Jake, ormai il mio ex, da Beck e persino da Brad. Scuoto la testa. Ributto il cellulare nel cassetto e lo chiudo. Non voglio pensare a nulla. Sento qualcuno bussare e mi volto: la mamma è sulla soglia della camera.
-Stasera devo fare il turno notturno al negozio. Vi lascio da sole solo se mi dici che stai bene sennò non...-
La interrompo con un Sto bene, vai pure stasera ed è anche la verità: sto abbastanza bene, mi serviranno ancora un paio di giorni ma poi tornerò in forma.

-Io vado! Buona notte ragazze- dice nostra madre uscendo, lasciando io e Sophie a mangiare il brodo di pollo sedute al tavolo in sala.
La televisione accesa trasmette la serie preferita di mia sorella (Big Ben Theory) e lei resta concentrata su quello tutta la sera.
Lavo i piatti e li metto in lavastoviglie, poi leggo un po' di Hunger Games e mi ritiro a letto, seguita da Sophie dopo un paio di ore. Mi addormento appena sento che la mia sorellina è im camera sua, nel suo letto, e cerco di spegnere il cervello per evitare di rimanere sveglia ad ascoltare tutti quei pensieri.

Un grido straziante mi lacera l'udito. Mi alzo a sedere subito e ci metto qualche secondo a focalizzare l'urlo di Sophie. Mi precipito nella sua stanza e un po' mi sollevo, perché sta solo dormendo. Continua a urlare Ti prego va' via, non ho fatto nulla! in un modo così straziante che il mio cuore è sul punto di spezzarsi. Le scrollo le spalle e quando si sveglia lancia un grido. Quando mi vede comincia a piangere e a ripetere meccanicamente La siringa no. La siringa no. come un disco rotto.
-Sophie era un sogno!- le dico e lei finalmente si appoggia alla mia spalla con le lacrime che le percorrono le guance.
-È colpa tua se ho questi incubi- piagnucola singhiozzando dondolandosi con le gambe al petto.
È come ricevere una pugnalata nel cuore. Mi alzo riluttante e faccio per andarmene quando mi richiama.
-Potresti dormire con me? Forse stando con te non avrò quegli incubi- sussurra con gli occhi lucidi e io non posso fare altro che accettare e infilarmi nel suo letto.
Stiamo un po' strette in due nel suo letto singolo ma non penso abbia voglia di andare in camera mia, quindi appoggia la sua testa sul mio petto, cercando di trovare un modo per non sentire la spallina del mio reggiseno sotto il suo capo. Poi trova una posizione comoda e si addormenta di botto. Mi stringo a lei e tento di scrollarmi di dosso il senso di colpa che mi affligge.

Un raggio di sole si intrufola tra le tapparelle e mi costringe ad aprire gli occhi: nel sonno Sophie mi ha stretto in un abbraccio, e adesso dorme come un angioletto. Prendo il suo telefonino dal comodino e ci scatto una foto in cui pare che anche io stia dormendo e me la invio su WhatsApp. So che può sembrare stupido ma è la prima, e dico prima, volta dopo la storia della droga, in cui io e mia sorella ci scambiamo un segno di affetto. Questo momento non ha prezzo. Prendo un cuscino e, facendo attenzione a non svegliarla, lo metto al mio posto, cosicché io possa andare a prepararle una colazione con i fiocchi.

-Holland?- la sua tenera voce ancora insonnolita mi riporta alla realtà dal mondo di matematica.
-Sono qui!-
Sophie scende e arriva in salotto, vestita solamente da una maglietta lunga.
-Grazie per non avermi svegliata- dice strofinandosi una palpebra.
-Di nulla, ti ho preparato la colazione. È di là: la cioccolata e i pancakes sono sopra i fornelli. Sono ancora caldi-
Mi ringrazia nuovamente e porta la sua colazione sul divano. Io intanto mi rimetto a fare matematica.

-Mamma dovrebbe arrivare tra poco- legge il messaggio, distraendomi nuovamente dai compiti.
-Okay- sbuffo e chiudo sia il libro che io quaderno: è quasi ora di pranzo e la mia pancia sta emettendo brontolii piuttosto imbarazzanti.
Vado in cucina e mi mangio un pezzo di pane fresco, placando il senso di fame. Mi dirigo poi in camera di Sophie e poi nella mia, per rifare i letti al posto di lasciarlo fare a nostra madre quando tornerà stanca dal lavoro. Afferro il cellulare e controllo le notifiche.
Ho due messaggi da Katie e un'altra chiamata da Brad. Controllo velocemente le novità di Katie e le rispondo che sto bene e che domani tornerò a scuola. In quel momento mi arriva un messaggio da Kendall.
Kendall: domani esco finalmente!
Holly: bene! Così ci andiamo a fare un frullato?
Kendall: speravo che me lo chiedessi! Alle 15 davanti al Mc dove lavoro
Rispondo con un okay :) e mi dirigo in bagno per farmi una doccia fredda. Mi tolgo i vestiti ed entro nel box e lascio che l'acqua mi scorra addosso. Mi infastidisce il fatto che, essendo la prima doccia che faccio dall'accaduto con Brad, più lascio scivolare le gocce, meno mi sento pulita. Sbuffo frustata e mi sfrego il bagnoschiuma sul corpo e lo shampoo sui miei lunghi capelli grigi. È da un anno e mezzo che li ho così. Un anno e mezzo fa ero nella merda. E stavo vivendo il mio periodo più bello. Incoerente, vero?
Sciacquo la schiuma e resto sotto il getto per qualche minuto. Poi esco. Riesco a mettermi almeno la biancheria quando il mio telefono squilla e io rispondo pensando che sia Kendall.
-Pronto?-
-Holly, finalmente.-
Mi irrigidisco subito quando sento la voce di Brad. Tiro via il telefono dall'orecchio e sto per chiudere la chiamata quando mi ferma.
-Non riattaccare. Ti prego. Ti devo delle spiegazioni e sono pronto a dar...-
Attacco e finisco di vestirmi.
Apro la finestra per far circolare un po' di aria e vado in bagno a prendere il phon. Mi asciugo i capelli in dieci minuti e poi torno in camera.
La finestra è chiusa.
-Sai, non mi piace quando le persone non mi ascoltano-
Sobbalzo e mi giro verso il letto.
-Cosa cavolo ci fai qui? Ma devi proprio entrare dalla mia finestra e sederti sul mio letto?- ringhio.
Si alza e si avvicina a me: -Ascoltami-
-Non mi interessa- dico ma lui mi afferra per le spalle e mi sbatte contro la porta chiusa.
-Adesso chiudi la bocca e ascoltami cazzo-
-Allora fai in fretta. E toglimi le mani di dosso- sibilo e lui mi guarda stupito dalla mia reazione.
-Senti... non ero ubriaco, ma era come se lo fossi. Non pensavo più con la mia testa. Era come se qualcun altro fosse entrato in me...-
-E secondo te adesso devo prendermela con uno spirito?- lo interrompo furiosa.
Dio se è stupido.
-Okay okay- sbotta frustrato, passandosi una mano tra i capelli: -però ti prego perdonami-
-Non lo so. Mi pentirei molto probabilmente-
Quello che ho imparato dalla vita, è che non è come un libro: se perdoni ti pentirai in futuro.
-Cazzo! Non hai capito che voglio il tuo perdono perché...- si interrompe e si scompiglia nuovamente i capelli.
-Perché cosa?- chiedo insicura, non so quale possa essere la risposta, e se sia vera.
-Perché mi piaci stupida!-

Not Again #Wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora