Capitolo 38

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Sbatto le ciglia. Sono sdraiata su un divano letto morbidissimo. Mi sostengo con il gomito. L'ambiente intorno a me è molto soft ed elegante. L'arredo è essenziale e sobrio, ma si capisce che è roba costosa.
-Beck? Mich?- domando alzandomi e buttando la coperta sul materasso.
-Holland! Ti sei svegliata!-
Mi massaggio le tempie, ho un mal di testa assurdo.
-Già... senti Beck, hai qualcosa contro il mal di testa?- chiedo seguendolo in cucina.
-Eccoti-
Prendo la pillola e la ingoio con l'aiuto di un po' d'acqua.
-Grazie- sussurro, appoggiandomi al bancone.
Guardo l'orologio: le tredici e quaranta.
-Stai qua a mangiare? Mich arriverà fra poco-
-Okay... mi presti il telefono?-

****

Verso la pasta nei tre piatti e li distrubuisco. Io mi tengo quello meno pieno, ho lo stomaco chiuso. Forse perché ho vomitato qualche ora fa.
-Buon appetito- grugnisce Mich, mentre mette in bocca una forchettata abbondante di maccheroni.
Assaggio la pasta nel mio piatto e ingoio un po' di mollica di pane. Bevo un paio di bicchieri d'acqua e poi mi alzo per sparecchiare. I due fratelli invece, stanno ancora finendo il primo piatto.
-Hai già finito di mangiare?- mi chiede Beck, guardandomi sospettoso.
-Sì, non ho molta fame...-
Sciacquo il piatto nel lavandino e lo metto in lavastoviglie, seguito dal bicchiere e dalle posate. Guardo fuori dalla finestra, ha ripreso a nevicare.
-Forse è meglio che io vada-
Mi soffio sulle dita, poi ci rinuncio e le metto sul termosifone bollente.
-Aspetta ancora un po', la tempesta si placherà in un'ora, penso- dice Beck, affiancandomi.
-Va bene...-
Dopo aver messo tutti i piatti in lavastoviglie, lascio Mich in cucina a leggere una lettera e seguo Beck in camera sua. È enorme, quasi il doppio della mia. E ha anche due finestre. In lontananza posso vedere persino il mare.
-Che ci facevi in spiaggia? Ridotta così poi...-
-Boh-
Tolgo lo sguardo dalla finestra e in pochi secondi i miei occhi analizzano tutta la superficie della stanza. Gli piace il calcio, fuma, ama i libri gialli, suona la chitarra.
-Suoni?-
-La chitarra, e sto imparando a suonare quella elettrica-
-Che figata-
Mi siedo sul suo letto. Sto un po' in silenzio. Poi, sento la sua mano sul mio ginocchio.
-Hai voglia di raccontarmi cosa è successo? Cosa ti sta succendendo?-
Non ho molta voglia di raccontare tutto, però inizio.
-Io e Brad non stiamo più assieme-
La sua espressione è confusa.
-Aspetta... stavate insieme?-
Corruccio le sopracciglia, non lo sapeva?
-Beh... sì... però mi ha tradita quindi ora siamo... niente, non siamo più niente- dico sventolando una mano davanti al viso, come se non me ne importasse nulla.
-Oh...-
-Già...-
Non sapendo pitu cosa dire, si siede vicino a me e poi mi abbraccia. Mi lascio stringere tra le sue braccia.
-Guardiamo un film?-
-Va bene, ma niente di sdolcinato-

****

Chiudo ancora gli occhi quando c'è un altro spargimento di sangue.
Che schifo.
Sento Beck ridacchiare e smuovermo dolcemente le mani dal viso. Caccio un urlo quando vedo un'altra scena orribile. Il ragazzo vicino a me scoppia in una risata.
-Dai! È... beh... schifosissimo!- brobotto disgustata.
Gli dò uno schiaffetto sul braccio muscoloso.
-Ti sei fatto un tatuaggio?-
Guardo il suo bicipite e traccio con i polpastrelli il contorno del disegno. È un dragone. Tipo quelli cinesi.
-Il tatuaggio del drago è denso di sfumature: innanzitutto forza, potere, resistenza, ma anche saggezza e capacità di affrontare sfide che terrorizzerebbero i più deboli- mi spiega.
Emetto un "wow" sottovoce.
-È figo, eh?-
-Davvero tanto-
Mi è sempre piaciuta l'idea di farmi un tatuaggio. Purtroppo mia madre ha sempre detto "no" alle mie proposte. Per questo quando mi sono fatta i piercing, si è arrabbiata molto, non glielo avevo chiesto.
-Il septum ti sta davvero bene, potevi mettelo alla festa sulla spiaggia... ti dà della tosta- dice guardandomi l'anellino, come se mi avesse letto nel pensiero.
-Ehm... grazie-
Arrossisco e tento di non farlo notare, girando la testa verso la finestra. È già tardi, così mi alzo e lo ringrazio.
-Ora devo proprio andare, grazie per il pranzo e per l'ospitalità...- inizio ma mi fermo quando sento le sue labbra sulle mie.
Mi scanso subito, guardandolo stranita.
-Perché... perché l'hai fatto?-
Lo vedo grattarsi la nuca, imbarazzato.
-Perché... hai detto che ti sei... lasciata con Brad-
Sbarro gli occhi.
-E tu hai pensato di approfittarne così?-
Scuote la testa, quasi infastidito dalla mia domanda.
-Scusa se ti ho baciato perché mi piaci!-
Sbatte la porta e si dirige in cucina. Lo seguo, ansimante.
-Beck! Aspetta...-
Si ferma e si volta verso di me.
-Mi dispiace di averti accusato... seriamente-
Abbasso lo sguardo.
-Posso baciarti?-
-Beck... no-
-Ti prego... tu mi piaci e sogno di baciarti dalla volta sulla spiaggia. Questo non vuol dire che ti porterò a letto, voglio solo un bacio. Un bacio vero- sussurra.
Poi aggiunge un'altra frase.
-Ti prego, fallo almeno come amica-
Prima che possa dire altro prendo la sua T-shirt in mano e lo tiro addosso al mio petto. Le nostre bocche si uniscono e questa volta la sua lingua si incontra con la mia. Le sue mani finiscono sui miei fianchi e, quando sto per staccarmi, una di esse mi prende per la nuca, spingendomi contro il suo corpo. Le sue labbra scendono sul mio collo, dove cominciano a lasciarci baci bagnati e a succhiare piano. Gemo debolmente, poi mi torna in mente ciò che sto facendo. Ciò che stiamo facendo.
-Basta-
Lo allontano e il mio sguardo cade sulla mia clavicola sinistra. C'è un succhiotto. Non è molto visibile, ma c'è comunque.
-Devo andare-
Corro fuori dalla casa, stringendomi nel giubbotto. Non riconosco la parte del Queens dove sono, perciò entro in un bar e chiedo informazioni.
-Signorina, questa via è lontana da qui... le ci vorrà un'ora circa per arrivarci, a piedi- mi informa il commesso vecchio e stanco.
Sbuffo e ringrazio. Esco dal bar e cerco di fermare un taxi. Purtroppo in questo quartiere non ne passano molti. Giro su mé stessa, mi sono completamente persa.

Not Again #Wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora