Capitolo 23

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Il cuore di Brad batte ancora forte sotto il mio orecchio. La sua mano stringe affettuosamente la mia spalla. I nostri corpi, coperti dalle candide lenzuola del mio letto, sono aggrovigliati uno all'altro.
-Holland...-
Alzo gli occhi verso i suoi. Il suo viso è illuminato dal fascio di luce che la mia lampada, quella sul comodino, riflette per la stanza.
-Si?-
-Che ne dici... che ne dici di parlarmi un po' della tua vecchia vita?-
Trattengo il respiro. Nessuno sa tutta la storia. Nemmeno la mamma o i medici. Tutta tutta la so solo io.
-Ahm... vuoi davvero?-
Annuisce piano e io prendo un profondo respiro.
-Allora... circa un anno e... mmmh... nove mesi fa, iniziai le superiori a Los Angeles. Ero una ragazzina normale. Non proprio studentessa modello, ma quasi. Ah, e avevo i capelli castani! Comunque, in classe c'era questo ragazzo, Cameron, ed era tipo... beh, mi piaceva tanto. Agli intervalli era sempre con due di seconda, una ragazza e un ragazzo. Mi attiravano un casino. Così un giorno, mi sono avvicinata e mi sono presentata. Abbiamo cominciato ad uscire e io pensavo che, più o meno, erano ragazzi tranquilli. Sia Cameron che James erano attraenti sì, ma era Baylee quella più magnetica. Così, abbiamo passato tanto tempo assieme e... ci siamo messe insieme e loro mi hanno mostrato il loro mondo. All'inizio ero davvero spaventata, non volevo. Ma poi Baylee mi assicurò che nessuno si faceva male e che mi sarei divertita. Io stupidamente ci ho creduto, ma non perché fossi stupida o altro, io... io la amavo. Dio, se l'ho amata. Così sono entrata in questo giro-
Gli occhi di Brad sono incollati al mio viso, è concentrato su tutto ciò che sto dicendo. La fronte ogni tanto si corruccia e si morde spesso il labbro.
-Beh... il nostro gruppetto era composto fondamentalmente da noi quattro, ma ovviamente andavamo in giro con chi ci procurava la droga o l'alcol, o ancora, le carte d'identità false. Mi ricordo ancora cosa dicevo per entrare nei locali: sono Amber Call, vengo da Miami e sono nata il 14 luglio 1995. e così via. Magari ti chiedi come facessero a scambiarmi per maggiorenne... la risposta? Vestiti cortissimi, tanto trucco ed ero quasi sempre mezza ubriaca. Sì, bevevo e fumavo tanto. Una delle ultime notti che ho passato a Los Angeles, prima di essere colta in fragrante, sono rientrata a casa ed ero così ubriaca da aver sbagliato l'indirizzo due volte, mia sorella era ancora in piedi. Io non l'ho riconosciuta e non so cosa mi passava per la testa, ma l'ho aggredita. L'ho sbattuta al muro e, per fortuna che mia madre mi ha fermata. Avrei potuto ucciderla... comunque, tornando un po' al passato, la prima volta che mi sono drogata ho sniffato, non sapevo nemmeno cosa. E non lo so ancora. Poi ho preso anche le pasticche e infine ho iniziato a bucarmi. Ho perso la verginità con Cameron la sera dopo essermi drogata la prima volta. La mia vita sessuale era davvero attiva: scopavo con Cameron, poi passavo a James e le notti che restavano ero sempre con Baylee. Di pomeriggio e di sera uscivo sempre con loro. Mi sono tinta i capelli e mi sono fatta il piercing, adesso però non lo metto più. Aspetta, dov'ero arrivata? Ah, sì. Non avevo altri amici in pratica... compagni di classe con cui parlavo sì, ma di amici alle superiori? Avevo solo loro. Mi ero chiusa con quei tre ragazzi-
Ogni parola sembra pesare una tonnellata quando la pronuncio. Potrei fermarmi. Potrei dire che i miei se ne sono accorti per caso e che mi hanno mandato in clinica. Ma no, non lo faccio. Voglio che Brad sappia tutto.
-E... e poi?-
Taccio un momento, prendo un respiro e continuo.
-Beh, Baylee entrava spesso dalla mia finestra e passavamo le notti insieme. Sì, oltre a tutto quello che potevamo fare, beh, la maggior parte delle volte ci drogavamo. Una sera mi sono dimenticata della siringa, era caduta sotto il letto. Mia madre non me l'ha detto, ha aspettato una sera e quando ha sentito che ci stavamo bucando, beh è entrata e io... avevo la siringa in vena. Perciò... ha cacciato la mia ragazza dalla camera e mi ha chiusa in camera. In due giorni ero già in clinica-
-Wow...-
-Wow?-
-No no! Wow nel senso che è incredibile- si spiega subito chinandosi sul mio viso.
-Aspetta... E questo è successo in quanto? Un anno scolastico?-
Annuisco.
-Sì, poi in estate ero in clinica e sono uscita a fine agosto di quest'anno- spiego.
-Brad senti... forse è meglio se vai, insomma... vorrei restare da sola-
-Certo- asserisce comprensivo.
Ci rilziamo e ci rivestiamo. Lui con la sua maglietta e i jeans, io con una t-shirt troppo grande per me.
-Per fortuna che è tutto finito... non li senti più, vero?- chiede ad un tratto.
Mi irrigidisco. Essendo voltata di spalle, riesco a nascondere la mia espressione colpevole.
-No-
Sento la sua mano sulla mia spalla. Infligge una leggera pressione e mi costringe a voltarmi. Lo guardo in volto, insomma, se lo evitassi sarebbe una prova di colpevolezza. Peccato che nemmeno la mia tattica ha la meglio.
-Holland... ti sei dimenticata di dirmi qualcosa?-
Scuoto la testa.
-No-
La pressione sulla mia spalla aumenta.
-Sei sicura?-
-Non sono affari tuoi, cazzo!- strepito, poi però riprendo le staffe e lo fermo per un braccio, impedendogli di uscire dalla stanza.
-Mi... mi dispiace-
Lo ammetto, adesso sto cercando qualsiasi pretesto per non guardarlo dritto in faccia.
-Guardami-
Non lo faccio.
-Guardami, Holland-
Quando capisce che non ho intenzione di farlo né ora né tra pochi minuti, mette l'indice e il medio sotto il mio mento e mi costringe a guardarlo.
-Cos'è successo?-
Mi mordo il labbro.
-Ho... beh, inizialmente sono andata a cercare le notizie di Los Angeles, lo faccio sempre. E... ho scoperto che il gemello di Baylee è stato ucciso, così ho cliccato sul link e mi è uscita l'intervista alla famiglia e l'ho guardata. Rivedere la mia ex, non so, mi ha fatto desiderare così tanto di rivederli che... ho fatto di tutto per rintracciarli e ce l'ho fatta. Li ho chiamati e poi visti su Skype-
Appena l'ultima parola esce, Brad si copre la faccia con le mani e, senza parlare, esce dalla mia camera e scende le scale. Sono paralizzata, ma in un attimo mi scrollo e, ovviamente, gli corro dietro.
-Brad, aspetta!-
Non mi importa del mio tono di voce. Non ho urlato, ma mia madre o mia sorella potrebbero sentirmi.
-Holland, ho bisogno di riflettere. Quello che mi hai detto è piuttosto pesante. Insomma, mi hai appena detto che hai rischiato di uccidere tua sorella, che eri lesbica! Posso essere un po' insicura della nostra relazione? Non so cosa siamo, io non ho problemi a dire Ti amo, perché io ti amo veramente. Ma tu? Non sei neppure sicura te di cosa provi. Non hai niente da dire, vero? Ne ero assolutamente certo-
Apre la porta ed esce nella notte. Le lacrime scendono ininterrottamente sulle guance. Non ho nemmeno la forza di asciugarle. Quel che ha detto mi ha ferito. Però, in un certo senso ha ragione. Non sono affatto sicura di amarlo. Non posso dirlo se non lo sono... sarebbe molto cattivo e io mo guadagnerei l'etichetta di "stronza".
-Holland... cosa è successo?-
La voce di mia madre mi arriva indifferente. Mi risveglio dal mio stato di trance e corro in camera mia. Mi sdraio sul letto e lascio che tutte le lacrime escano. Forse quando finirò di piangere starò meglio.

Spazio autrice
Che capitolo intenso!
Questo è forse il mio capitolo preferito, mi piace molto com'è venuto.
Questa è la vera storia della nostra protagonista, sintetizzata ma quella è e quella rimane.
Ho volato nel scrivere questo capitolo!
Perciò, adesso prendo un po' di pausa, inoltre ho problemi con internet quindi, sarò un po' più lenta nel postare i capitoli dell'altra storia.
Ora vado, mi aspetta un bel bicchiere di coca cola (fa troppo caldo, e per fortuna che abuto quasi in Svizzera!!!) e una vecchia replica di Bake Off.
Bacioni
Lussy🌸

Not Again #Wattys2016 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora