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Prima di lasciarvi a questo quinto capitolo, vorrei ringraziare tutti coloro che passano e leggono, nonché tutti quelli che vorranno lasciare una recensione.

Ci sono da fare delle premesse per questo capitolo: Amori Oscuri nasce come il racconto di Ade e Persefone all'interno di tutto il panorama mitologico. È per questo che non avete trovato sin dal primo capitolo le vicende dei due, ma un panorama più ampio e la caratterizzazione di più figure.

Questo per dirvi che non mi limiterò né solo a raccontare l'episodio di Adone (che comunque è la storia guida,) né unicamente alla storia di questa coppia.

Sarà un'esplorazione delle anime dei miei personaggi, dei ricordi, delle sensazioni e anche delle vicende e delle occasioni che, nella mia testolina malata, hanno portato trasformazioni. Aggiungo che spesso alcune situazioni sono completamente inventate dalla mia follia e che non trovano rispondenza in nessun catalogo di mitologia.

Detto questo vi anticipo che il seguente è un capitolo in cui le dimensioni temporali si sovrappongono, in cui si fanno balzi indietro e seguiremo alcuni percorsi mentali ed emozionali del nostro dio degli Inferi.

Naturalmente la prima scena è quella di Crono e dell'allegra abitudine di divorare i suoi pargoli... a voi il capitolo.

Nascere e essere ingoiato dal proprio padre, non è il modo migliore per cominciare una vita.

Per di più se immortale.

Continuare a crescere, sentire le proprie membra svilupparsi e vedersi schiacciato da altre creature fagocitate, non è l'infanzia che ci si aspetterebbe per un Eterno Felice.

Essere consapevoli che l'eternità dei tempi trascorrerà in una prigione di carne e sangue, nel buio di un intreccio di corpi senza identità, non rende né mansueti né tanto meno tolleranti.

Quando le pareti di quell'assurda prigione si contrassero, dilatandosi e restringendosi con uno spasmo, fino a farne risalire, tumultuosamente, tutto il contenuto, cinque giovani divinità vennero sputate fuori dalla bocca dilatata del Tempo.

Tre donne formose e avvenenti, dagli artigli acuminati e dalle chiome selvagge e due uomini, dai muscoli tesi e dai denti digrignanti, emersero dallo stomaco paterno.

Come creature primitive, bellissime e selvagge, inferocite dalla prigionia, si apprestarono al fratello minore.

Bastò uno sguardo.

Lo stesso ghigno di intesa si dipinse sulle labbra dei sei. Sei paia d'occhi, dai colori differenti, ma iniettati ugualmente di sangue, si incrociarono e si intesero.

Scoppiò la guerra.

Fu feroce. E tremenda. E lunga, anzi, lunghissima.

Si risolse con l'accordo fatale, stretto con i Ciclopi e gli Ecatonchiri.

Successe tutto il giorno in cui, riposavano, stremati, sulle pendici di un monte e la Madre Gea si presentò loro con la chiave della vittoria.

Non una sola parola uscì dalle labbra dei sei guerrieri.

Avevano combattuto per anni contro il loro stesso padre e i fratelli titani Giapeto, Iperione, Crio, Ceo, Oceano, Campe, Atlante, Menezio, feroci creature, il cui sguardo era illuminato dalle scintille del Caos.

Ma come Crono aveva un tempo sconfitto Urano, così si apprestarono loro a sbaragliare il crudele genitore.

Zeus si calò nelle gole della terra, liberò quelle creature mostruose.

I Centimani, con la loro forza sovrumana e i Ciclopi, con le loro armi scintillanti.

E fu la svolta.

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