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Ho da dirvi delle cose di questo capitolo….

Vi sembrerà un po’ ripetitivo: ci sono due scene descritte che riportano gli stessi pensieri e quasi le stesse parole… beh, è fatto di proposito… credo che vi sia capitato di macerarvi per ora sugli stessi pensieri, sulle stesse cose, in un labirinto mentale, in circoli viziosi e autolesivi... la nostra eroina fa lo stesso… ma c’è un qualcosa da aggiungere… gli ultimi pezzi descritti avvengono in contemporanea anche se in luoghi diversi e vorrei tentare con voi un esperimento che, alcuni anni fa, una scrittrice di grande talento propose in questo sito: al punto in cui troverete SONG, dovrete azionare da youtube questa canzone (trovatela prima, naturalmente): CITY HUNTER-BEST SONG. il canale è“residentevilyasser”.

Attenzione, la canzone dura 3.46 e dovrete probabilmente metterla due o più volte perché deve accompagnare la lettura di tutto lo scritto che resta, fino alla fine…

È un esperimento non obbligatorio, naturalmente, ma mi piacerebbe se voi lo faceste… vedrete che effetto diverso!!!!

Fatemi sapere come è andata. Bacioni.

Uranian

I portali della sala del trono sembravano neri - forse di ebano? - ma era davvero troppo lontana per esserne certa...

E i sedili laterali, quelli su cui erano sistemati i giudici infernali... avrebbe detto che erano di cedro rosso, ma avrebbe dovuto avvicinarsi, forse passarci sopra addirittura un dito per saggiarli e esprimersi con sicurezza...

Forse lo avrebbe fatto... perchè no? Forse si sarebbe alzata anche per vedere se quei riflessi, in fondo alla stanza, provenissero da una qualche pietra incastonata nella roccia o dal semplice riverbero della torcia pendente....

E non sarebbe stata una cattiva idea nemmeno accertarsi che quelle stalagmiti fossero così chiare come sembravano dal trono...

Chissà poi se l'olio delle torce fosse secco o meno... così sembrava, almeno quelle vicino ai portali… splendevano meno... avrebbe dovuto inviare qualcuno a controllare...

In alternativa, poi, avrebbe potuto gettare un urlo, uno di quelli che che fosse udito anche dalla cima più alta dell'Olimpo, che scardinasse ogni trono e tempio e che facesse crollare nell'Erebo tutto il Pantheon dei fratelli, compresi il carro di Helios e le saette del Padre!!!

Persefone si passò nervosamente una mano sugli occhi, a stropicciarseli.

Scese, poi, a martoriarsi le labbra e ad asciugare il velo di sudore dal collo, mentre l'altra mano tamburellava con insistenza sulla coscia inquieta.

Gettò un'occhiata alla folla che si apprestava sotto il trono e calcolò che ci sarebbero volute ancora ore prima di terminare... non avrebbe saputo dire se fosse un bene o no... in fondo, l'idea di passare un'altra notte insonne a rigirarsi tra le coperte ad aspettare l'alba non era proprio l'aspettativa migliore.

Continuò a guardarsi intorno irrequieta, nella speranza di trovare qualcosa che la distraesse, ma in quei giorni, dalla sua postazione, aveva esplorato con gli occhi quella sala talmente tante volte, che ormai conosceva persino quante venature avesse la volta e quante foglie il tralcio inciso sul bracciolo del suo trono.

Cercò di concentrarsi sulla fila di ombre, ma per quanto tendesse l'orecchio o si sporgesse, udiva poco e niente di quello che veniva detto.

Inoltre la schiena voltata del marito non aiutava.

Accavallò le gambe, le snodò subito dopo, si sistemò le pieghe del peplo e giocò con i riflessi del sandalo dorato sul marmo lucido del pavimento.

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