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Le pareti della gola dell'Otri erano nere di fuliggine e maledettamente scivolose.

Quando si calò, di soppiatto, attento a non fare rumore, la luna splendeva nel cielo e proiettava lunghe orme spettrali sugli spuntoni di roccia.

Silenzioso e rapido, percorse il sentiero che portava alla valle più profonda.

Si fermò a occhi chiusi ad ascoltare.

Cercò di orientarsi.

Non era mai sceso da quel costone di montagna.  

Colse un crepitio gracchiante a rompere il silenzio della notte.

Si voltò rapido e proseguì in direzione del suono.

Si accostò furtivo, protetto dai massi, fino a vederli.

Erano in circolo, seduti intorno ad un enorme ceppo che ardeva.

Il calore sprigionato dalle fiamme alte giungeva sino a lui.

Si sporse a controllare la situazione.

Alcuni dormivano, altri, più lontani, discutevano ancora.

Ma non riusciva a vederli tutti.

Dovevano essere molti di più.

Sgusciò dalla roccia e si diresse, felpato, verso il centro del circolo.

Scavalcò la gamba di uno addormentato e si diresse verso coloro che, più lontani dal falò, erano svegli.

Li contò passandovi in mezzo, ben accorto a non sfiorarli.

Si affiancò a uno di loro.

Gli si sedette accanto, ma si alzò subito dopo annoiato.

Nulla di nuovo, nemmeno quella notte.

Sbuffò e si diresse verso una rientranza vicina: ce n'erano quattro lì dentro, impegnati in un amplesso selvaggio.

Con un sorriso malizioso allungò il collo, fino a distogliere disgustato il viso.

Forse nemmeno quella era la notte giusta.

Stava per voltarsi, attento a non urtare nessuno, quando si levò un urlo fragoroso.

Si voltò, improvvisamente attento e allerta.

Il richiamo risuonò ancora, spaventoso.

Un brivido di eccitazione lo percorse.

Era giunto il momento.

 ***

Con un grido di giubilo Giapeto e Atlante erano piombati nella valle, richiamando intorno a loro i fratelli.

Erano accorsi tutti, concitati.

Lordi di sangue, avevano cominciato a raccontare della battaglia di quel giorno, ma non era questo che gli interessava.

Era altro ciò che aspettava.

Era lui.

E lui doveva esserci per forza.

Perchè se c'erano i suoi due scagnozzi era certo che anche lui sarebbe giunto.

E arrivò.

Accolto da urli, da piedi che percuotevano il monte, da braccia sollevate e da pugni al cielo.

Con un'espressione spavalda, il petto teso, i muscoli forti, gli occhi ardenti, il caos che ardeva sotto pelle, Crono era giunto a raccogliere le sue schiere.

E lì, il suo caro genitore, avrebbe trovato la sconfitta.

 ***

Solo quando sul gradone più alto della valle erano improvvisamente comparsi  gli Ecatonchiri e i Centauri, i Titani si erano accorti che le armi erano sparite.

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