17

665 31 7
                                    

Dove eravamo? Una figura che richiamava, dalla soglia, l'attenzione della nostra Persefone... non voglio togliervi la sorpresa, ma solo avvisarvi che ci sono due note esplicative che potrete consultare sotto. E alla fine mi ritaglierò un pezzo anche per dei brevi commenti. Un bacio a  tutti!

Uranian

La vide entrare e guardarsi intorno, superba e sdegnosa, passando volutamente un dito sul ripiano di una cassapanca intarsiata, come alla ricerca di polvere e saggiando tra due polpastrelli, distrattamente,  la consistenza delle stoffe che pendevano dal soffitto.

La seguì con lo sguardo mentre avanzava, solenne e altera, con le narici arcuate e  la linea del mento severa.

Aspettò, a braccia conserte e labbra contratte, appoggiata ad una colonna, che finisse quell'inopportuna indagine della sua camera.

Si chiese perchè fosse lì.

Era di un palmo più alta di lei e incedeva elegantemente, facendo frusciare il peplo ricamato intorno alle anche sinuose e dondolando appena il seno pieno e rotondo.

Quando fu abbastanza vicina, si meravigliò -come sempre da piccola- che i suoi occhi fossero cangianti alla luce del sole, un verde scuro, screziato di dorato, che si scuriva all'ombra.

Anche la chioma scura sembrava dipingersi di riflessi ramati, se illuminata.

Alzò lo sguardo al suo viso.

La dea la osservava con un sopracciglio leggermente arcuato e il capo chino su una spalla, come se stesse decidendo quali e quante parole concederle.

Sostenne con coraggio il suo sguardo penetrante, deglutendo appena e stringendo le dita al palmo imperlato di sudore.

- Perchè sei qui?

- Devo parlarti.

- Non ci torno sull'Olimpo.

Una smorfia ironica si dipinse sulle labbra piene, gli occhi affondati, insistentemente, in quelli chiari di Persefone, che si impose, ancora, di non distogliere per prima lo sguardo.

Poi uno scalpiccio di passi affrettati sul marmo del corridoio interruppe il confronto silenzioso.

Demetra giunse quasi correndo, tenendosi il petto affannato. Entrò poggiandosi allo stipite della porta.

- Sorella... - ancora faticava - sii ospite benvenuta e...

- Devo parlare con tua figlia.

Hera la interruppe senza voltarsi e senza staccare gli occhi dal viso di Persefone.

Inquieta, Demetra entrò nella stanza, torcendosi le mani e affiancando la ragazza, che ancora sosteneva lo sguardo della Regina degli dei.

Le cinse una spalla, tirandola leggermente verso sè.

- Sono sicura che potremmo farlo nel…

- Qui. E ora.

Il tono fermo della sorella la innervosì ulteriormente. Passò da un piede all'altro inquieta, guardando la figlia che, a mascella contratta, sembrava non aver intenzione di chinare il capo. Infine sospirò pesantemente e lasciò cadere il braccio lungo il fianco.

- Ti prego... dì a Zeus che non deve più tormentarci così. Siamo stanche.

Solo allora Hera staccò lo sguardo dagli occhi di Persefone e si voltò a guardare la dea delle messi.

Una luce maliziosa le balenò per un attimo sul viso e sembrò ammorbidirle anche l'espressione - Non ho mai detto di essere venuta da parte di Zeus.

Amori oscuri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora