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Allora…sì, è passato quasi un mese e probabilmente molti di voi non ricorderano nemmeno a che punto eravamo rimasti…in breve Persefone torna giù, scopre di provare qualcosa per il marito ma Menta le rovina un po’ i piani…ora qualcosa deve succedere per far variare un po’ la situazione e quel qualcosa sta per avvenire.

Cercherò di essere molto più rapida per il prossimo cap, ma l’estate spiazza tutti e il mare è lì a chiamarmi.

Sono davvero contenta che vi sia piaciuto il mio esperimento l’altra volta…questa volta vi darò un suggerimento diverso. Questo capitolo è stato scritto (come molti altri) ascoltando una canzone specifica, riprodotta più e più volte…bene, in questo caso è stata “Hey you” dei Pink Floyd, una delle canzoni più belle che siano mai state composte…provate a leggere ascoltandola e riascoltandola…vedrete la differenza…grazie ancora a tutti voi, aspetto commenti su questo capitolo un po’ particolare, soprattutto nello stile iniziale…a prestissimo!
 

Aveva scavalcato le montagne della Macedonia, a nord, vorticando come una danzatrice che sparga i suoi veli licenziosi sulle bocche ansiose degli astanti. Così i popoli aspri dei monti lo avevano guardato passar via, un sibilo insistente, sempre più impetuoso, sulle vaste piane verdeggianti.

Poi aveva galoppato sino in Aulide e lì si era infranto, improvviso, sulla costa.

E aveva gonfiato le vele pesanti e alzato, finalmente, il mare.

***

Quando il pugnale del sacerdote si era incastrato tra le vertebre della cerbiatta, si era levato un bramito acuto, un urlo di dolore che aveva fatto tremare gli elmi dei principi e contratto i loro stomaci.

Il sangue era corso a imbevere l'ara, le gocce vermiglie erano scivolate sulla pietra come lacrime e in quelle stille sacre più di un prode acheo aveva visto il presagio dei futuri pianti delle proprie mogli, delle madri, delle sorelle, dei figli.

***

Il grido festoso di Agamennone non bastò a scaldare nessun cuore.

Nessuno battè la spada contro lo scudo e nessuna arma cozzò giubilante.

Il re festeggiò da solo la salvezza della piccola Ifigenia, graziata da Artemide.

I principi intorno a lui, torvi, si limitarono a salire sulle navi, a dare comandi brevi e concisi ai rematori.

Così i soldati salparono lesti, dopo tre mesi di attesa, col volto cupo dei guerrieri indomiti e col cuore pesante di uomini già morti.
 
***

Quella notte

l'odore di quel vento di valore e di morte giunse persino nell'Ade.

Tutti lo annusarono e qualcuno ne rise sgraziatamente, sputando un'imprecazione.

Lo udì il vecchio Caronte, sollevò il viso grinzoso e il naso adunco ad aspirare l'aria, interrompendo la conta degli oboli della giornata, vi guaì contro Cerbero, prima rizzando solo una testa, poi, abbaiando, con le tre bocche sveglie e digrignanti, teso sulle zampe.

E giunse sino ai sovrani, nelle loro camere separate.

Sollevò le pieghe delle tende delle loro stanze, i bordi dei loro lenzuoli, i capelli delle donne stese, li svegliò con un pugno di polvere nel cuore.

Perchè era carico di desideri, voglie, speranze e paure degli uomini, di dolore e di morte.

E qualcuno pianse, con la gola stretta.

Ed era notte.

 ***

Quella notte

non giunsero preghiere alle orecchie di Ade, tranne quel vento che la nipote aveva sollevato sulle vele.

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