Fu un rumore sordo a svegliarla, come di qualcosa caduto in terra.
Aprì gli occhi e rimase a fissare il soffitto, ancora intontita dal sonno.
Le giunsero voci sommesse, risate trattenute, un chiacchiericcio leggero fuori la porta.
E girò appena il capo, in tempo per vedere entrare le ancelle che parlottavano fitto tra loro, ridacchiando e sospingendosi allegre.
Poi una di loro la notò che, piano, si tirava su dalle coltri morbide, reggendosi sui gomiti e richiamò, rapida e improvvisamente seria, l'attenzione delle altre, indicandola col mento.
Il corteo si zittì e la salutò con riverenza, affrettandosi verso la zona del bagno.
Persefone si mise a sedere e si passò le mani tra i capelli, tirandoli indietro.
Erano leggermente umidi.
Aveva sudato parecchio quella notte. Colpa di quel postaccio senza sole, si disse.
Si alzò e si diresse indolente verso la zona dove la grande vasca era stata già riempita d'acqua e di oli profumati.
Si immerse senza salutare nessuna delle servette che era lì, come sempre. Diede solo degli ordini secchi sull'essenza che voleva quella mattina e lasciò che la lavassero, mentre la mente, travolta dalla fragranza che si era sprigionata nell'aria, tornò al sogno che si era interrotto.
Era nei campi, con la dolce madre e le sue belle compagne di giochi. Ricordava una grande cesta di crochi e tutte che ridevano. Poi si era avvicinata una figura maschile che aveva guardato la mamma e Demetra lo aveva baciato sulla fronte, ponendogli una ghirlanda fiorita sul capo e facendogli segno di seguirle nelle loro danze, nei prati.
Il giovane non aveva volto e davvero non avrebbe saputo dire chi fosse, ma mentre sprofondava con la testa nell'acqua profumata, a occhi chiusi, un nome le increspò le labbra e il cuore.
***
Ogni mattina, mentre due serve la lavavano, le altre erano già pronte con un telo candido per asciugarla e con il peplo da volgerle intorno al corpo.
Le prime volte avevano tentato di porgerle uno degli abiti che Ade aveva fatto tessere per lei, ma non erano riuscite a convincerla.
Non erano bastate le pietre splendenti a incantarla, né l'ottima fattura delle stoffe o la preziosità dei ricami. Aveva scosso il capo con decisione fino a quando le ancelle non avevano desistito ed erano ritornate con il peplo con cui era scesa.
Solo dopo qualche giorno le avevano fatto trovare vestiti diversi, semplici, dai colori chiari, senza ricchi orli, impreziositi solo da fibule stupende.
Era stato l'unico dono di Ade che avesse accettato, quel nuovo corredo di abiti. E solo perché necessario.
Nemmeno un gioiello, né una tiara, né un pendente: nulla che derivasse da quel mondo doveva sfiorare la sua pelle.
Persino le mani di quelle schiave infere le erano, a volte, insopportabili.
Quella mattina il peplo era bianco e lucido, nuovo. E, accanto, un'ancella reggeva aperto un lungo mantello nero con un largo cappuccio.
Guardò entrambe le vesti con occhi severi e interrogativi. Le donne biascicarono appena di aver avuto quell'ordine dal loro re, perché quella mattina era prevista una funzione importante.
Era da tanto che Ade non tentava di renderla partecipe di qualche rito particolare o di chissà quale ignobile ballo funebre.
Non aveva mai accettato, naturalmente.
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Amori oscuri
Acakby uranian7 La storia di Ade e Persefone, come non l'avete mai vista, di amori oscuri e risvolti luminosi. Amori oscuri nasce come il racconto di Ade e Persefone all'interno di tutto il panorama mitologico. Perciò non troverete sin dal primo capitol...