Psicologo

57 2 0
                                    

<<Le assicuro che io l'ho vista!>> Lo psicologo si sollevò gli occhiali e si massaggiò per l'ennesima volta la radice del naso. Era la sesta volta che lo faceva ed era ovvio che mi credesse chiaramente pazzo. Ammetto che all'inizio pensavo anche io fossero solo mie allucinazioni ma adesso sapevo che non era così. Tentati di convincerlo un'ultima volta prima di cedere all'evidenza che solo io potessi vederla. <<È una bambina vestita di rosso, alta non più di un metro e venti. Sta sempre alla fermata del pullman quando esco da scuola.>>
Ed era vero. Era tutto maledettamente vero ma nessuno ci avrebbe creduto. Lei era sempre li e mi osservava. Sempre nei suoi abiti color sangue. I suoi occhi neri sempre puntati su di me. I primi giorni non ci avevo fatto molto caso ma poi la cosa era diventata inquietante. Quando avevo provato a parlarne con Stefano, il mio migliore amico, mi aveva detto di non vedere nessuna bambina.E quel giorno alla fermata eravamo in poche persone, possibile che potessi vederla solo io? Fu la prima che me ne accorsi ed anche la prima in cui la bambina mi sorrise. Non era un sorriso amichevole, non lo era per niente. I suoi denti poi, più aguzzi del normale, mi fece paura.
Quando arrivò il pullman scomparve nel nulla lasciando al suo posto un pezzo di corda. Non capii il perché fino a quella stessa sera. Verso le dieci ricevetti una telefonata che diceva che Stefano era stato ritrovato impiccato nella sua stanza. Mi catapultai a casa sua per vedere che fosse successo e potrei giurare che il cappio era la stessa corsa che aveva lasciato cadere la bambina.
Ebbi gli incubi per tre notti e per questo decisi che era ora di finirla. E così che mi ritrovo qui. Da questo psicologo che continua a chiedermi se mi sono inventato tutto per giustificare la morte del mio amico.
Ed ecco che la vedo di nuovo, è appena fuori dalla finestra e mi guarda come al solito. <<È li la vede! >>Lo psicologo si gira nella direzione in cui sto puntando il dito per poi farmi intendere che non nota niente.
E lei mi sorride e scompare.
Corro di fuori ignorando le proteste dello psicologo per recarmi dove poco prima stava il mio piccolo incubo.
Sul terreno solo frammenti di vetro blu.
Torno dentro per prendere il giubbotto che ho dimenticato per la fretta.
Mentre percorro il corridoio penso che mi sta sfuggendo qualcosa. Perché c e così tanta gente alla soglia della stanza in cui ero?
Mi avvicino per capire cosa sta succedendo.
Lo psicologo e morto, poco dopo che sono uscito di corsa gli è caduto l enorme lampadario blu in testa.
Ma la cosa che più mi spaventa e l scritta sul mio giubbino che dice: "il prossimo sei tu".

Horror StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora