Capitolo 29

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La stanza era gelida, l'azzurrino dei muri faceva venire la nausea; le mie mani stringevano la sua, il mio sguardo fissi sul suo volto addormentato. Erano le tre di notte, la prima notte dell'anno la stavo passando in ospedale accanto a Ricky, il mio migliore amico che era finito in quella situazione per difendermi da un mostro. I due genitori erano dall'altra parte del letto, preoccupati. Lo avevano appena visitato; fortunatamente non era grave, gli avevano diagnosticato una lesione al gomito e qualche graffio per fortuna.
Io rimasi a pensare al destino, alla vita e alla morte. Possibile che al mondo esistesse la sofferenza? Sia quella fisica, che quella morale. Forse era proprio vero che dopo la morte si rimaneva in pace, perchè la vita è un purgatorio, se non un inferno. Se Ricky era in quello stato era solo colpa mia; se non fossi una povera illusa, nulla di tutto ciò sarebbe successo.
Mio padre e mia madre mi raggiunsero in stanza e mi chiesero cos'era successo, ma non volevo parlarne; rivedere quella scena sarebbe stato troppo doloroso.
Lotti tanto per in attimo di felicità e poi ci mette pochissimo ad essere rovinato da tutta la tristezza e il male che c'è. Perchè è così complicato essere contenti e, al contrario, ci si mette un attimo per soffrire? E la causa dell sua sofferenza ero proprio io, che lo dovevo proteggerlo, stargli a fianco, che volevo il meglio per lui, e invece ero solo stata capace di stare a guardare e a piangere come una scema. Io ero il mostro.
Ero seduta con lo sguardo perso a incolparmi e i miei genitori insistevano perchè io andassi a casa, ma non volevo, dovevo stare con lui dopo quello che gli avevo fatto; si arresero ed andarono nella sala d'attesa.
La notte passò lenta, i genitori di Ricky si erano addormentati di fianco al figlio, ma io non riuscivo a prendere sonno ed ero rimasta a pensare e a guardarlo: i ricci castani scendevano dolci sulla fronte e gli incorniciavano il volto. Era così tenero addormentato!
Alle sette del mattino, i miei tornarono in stanza, pregandomi ancora una volta di tornare a casa, ma non ero stanca di rimanere lì ed era il minimo che potessi fare. Allora mio padre se ne andò a lavoro, mentre mia madre si sedette accanto a me.
Dopo qualche oretta, Ricky aprì gli occhi confuso mentre io e sua madre sorridevamo come imbecilli; sapevamo che non era grave, ma l'attesa era stata troppa. Sua madre lo baciò istintivamente e io gli strinsi più forte la mano.
-Mamma.. Jenny.. Che..- si guardava intorno stranito. -Ah, ora ricordo.. Cosa mi hanno diagnosticato?
-Niente di grave tesoro, dovrai riposare molto- disse sua madre mentre gli accarezzava la fronte
-Questa sì che è una bella notizia!- la sua ironia non mancava mai, nemmeno in queste situazioni! Io stimavo Ricky perchè era sempre positivo e trovava la parte divertente di ogni cosa, a differenza di me.
-Non ti smentisci mai, eh figliolo? Vado a chiamare tuo padre.. Torno tra poco
-Io vado a prendermi qualcosa da mangiare- disse mia madre -Voi volete qualcosa?
-No, mamma, grazie- risposi e così le due donne ci lasciarono soli. Ricky si voltò a guardarmi.
-Come ti senti?- gli chiesi.
-Io bene, devo stare a letto, meglio di così! L'unica cosa che mi mancherà sarà la mia moto..
-Riprenderai a corre presto, fidati!
-E tu?
-Io cosa?
-Come stai?
-Beh, ero preoccupata, ma ora sto bene..
-Jenny.. Sai cosa intendo..- non ci avevo nemmeno pensato, ma poi ricordai.
-Non si è più fatto vivo quel bastardo.. Altrimenti non la passava liscia dopo quello che ti ha fatto..
-Ehi, ehi, calmati- disse sorridendo e accarezzandomi la guancia con la mano. Quel tocco mi fece sussultare, non ero abituata alle carezze. Lo guardai più calma e sorrisi.
-È stato un ultimo dell'anno diverso dal solito- dissi, cercando di sembrare simpatica.
-Piena di sorprese!- azzeccò lui e ridemmo. Nel frattempo tornarono le nostre madri, felici del nostro buonumore.

La scuola era ricominciata e Ricky era tornato a casa ma non poteva venire a scuola perchè doveva starsene a riposo; così ogni pomeriggio andavo a casa a pranzare e poi andavo da lui a fargli compagnia (altrimenti sarebbe stato solo tutto il tempo) e portavo via le materie che dovevo studiare e studiavo con lui o, semplicemente, guardavamo la tv o ascoltavamo musica. Non facevamo molto, ma speravo di tirargli su il morale, nonostante facesse finta di stare bene. Ormai lo conoscevo bene e sapevo che non poteva stare qualche giorno senza andare in moto. Non ero così divertente come quel suo hobby, ma speravo di aiutarlo.
Quando tornavo a casa mia, però, ogni sera ripensavo a quello che mi aveva detto Lucas, a ciò che era successo a Ricky, a cosa fosse successo quella volta se quegli stramaledetti occhi azzuri non mi avessero ingannata. Era impossibile, poi, non ripensare a quell'odioso passato che mi ero portata alle spalle, ma poi, senza un perchè, pensavi a tutti i momenti belli che avevo passato con Ricky e quei momenti di felicità spazzavano via le altre mille tristezze. La mia testa era in rebus impossibile da risolvere, ma le emozioni erano le uniche cose di cui mi fidavo, perchè nascono così, dal nulla, e la testa non ha il potere di cambiarle né di comandarle.
A scuola erano tutti sconvolti dell'accaduto di capodanno ed erano preoccupati per me e per Ricky (anche se ero sicura che alcune ragazze erano felici che io e Lucas ci fossimo lasciati!). Quest'ultimo cercava di evitarmi ed era meglio così, altrimenti avrebbe passato dei guai! Ora non era più il "Figo" della scuola, ma lo Stronzo, ma nonostante ciò alcune ragazze ci provavano ancora con lui. Era successo un altro fatto esaltante: Stephanie mi aveva detto che era dispiaciuta per me e per il mio amico e che secondo lei Lucas meritava il peggio perchè anche a lei era successa una cosa simile a quello che era capitato a me. Non era così male come ragazza!

Un Mare In Burrasca (#Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora