33.

635 68 11
                                    

Pov Logan

Come al solito, mi sveglio per primo. Un po di luce entra dalla finestra che non ho chiuso bene.
Kendall ha la testa appoggiata sul mio petto, è girato a pancia in giù con il braccio che dall'altra parte cade fuori dal letto.
È così tenero, potrei rimanere a guardarlo tutto il giorno. Cercando di non svegliarlo, gli accarezzo i capelli scompigliati.
Mentre faccio questo, sento il rumore delle ruote di una macchina sulla ghiaia del vialetto.
"Saranno tornati i miei" penso subito. Realizzo un istante dopo che sono nello stesso letto di Kendall, e i miei genitori sono tornati.
«Cazzo Kendall, svegliati!» comincio ad urlargli, scuotendolo.
Dopo un paio di scossoni, comincia lentamente ad aprire gli occhi. Troppo lentamente.
«Kendall, i miei sono qui!» esclamo.
A questa mia frase sembra svegliarsi definitivamente.
«Che cosa?!» urla spaventato, gli occhi spalancati.
«I miei sono tornati, corri in camera tua, subito!» gli urlo.
Spero che i miei non mi sentano, anche perché sono sicuramente già entrati in casa.
Con indosso solo un paio di boxer, il mio ragazzo sposta le lenzuola che lo coprivano e si mette a correre, a piedi nudi, precipitandosi fuori dalla mia camera e su per le scale.
Appena se ne va, mi affretto a richiudere la mia porta e a sistemare le lenzuola, per non far sembrare che ho dormito con qualcun altro.
Al piano di sotto, sento i miei genitori parlare, anche se non capisco quello che stanno dicendo.
Cerco di respirare profondamente per calmere il mio cuore che batte fortissimo, mentre cerco di assumere una posizione naturale, in modo che sembri che sto dormendo.

Dopo essere rimasto lì almeno mezz'ora, senza riaddormentarmi, decido di alzarmi.
Scendo le scale, fino ad arrivare in cucina, dove mio padre e mia madre stanno facendo colazione.
«Buongiorno» dico, cogliendoli di sorpresa.
«Logan! Quanto mi sei mancato» esclama mia mamma, venendomi incontro per abbracciarmi.
«Anche voi mi siete mancati» rispondo, ricambiando l'abbraccio.
Non è esattamente vero, preferivo poter stare da solo con Kendall, e in più la loro presenza mi ricorda che presto dovrò confessare la mia omosessualità.
«Che cosa avete fatto mentre noi non c'eravamo?» mi chiede, curiosa come sempre.
«Niente di che, siamo usciti una sera con Mike e James, e poi due sere fa abbiamo fatto il barbecue» le rispondo.
«È uscito anche Kendall con te?» chiede ancora, assumendo un'espressione più seria.
«Certo, c'è qualche problema?» la incalzo.
«Assolutamente no» interviene mio padre, zittendo mia madre, che gli lancia un'occhiata severa.

Sentiamo dei passi sulle scale e ci voltiamo tutti verso Kendall.
«Bentornati signori Henderson» dice, forse con aria un po troppo solenne.
«Ciao Kendall» dicono i miei genitori all'unisono.
Ovviamente non mi aspetto che mia madre vada da lui e lo abbracci com ha fatto con me, e infatti non la sfiora nemmeno l'idea di farlo.
Lui si siede a fare colazione senza dire altro, e io lo imito.

«Kendall... Sei sicuro che dobbiamo aspettare per dirlo ai miei?» gli chiedo.
Siamo nella sua stanza, l'unico luogo in cui ora possiamo essere lasciati un po in pace, e io sono combattuto. Sono combattuto su quando confessare tutto ai miei.
«Sì, ne sono sicurissimo» mi risponde.
Lui invece sembra non avere la minima preoccupazione, e se ce l'ha è bravo a non mostrarla nemmeno a me.
«Ma io... Non so se ce la posso fare, ecco» dico evitando di guardarlo.
«Ce la devi fare Logan, non solo per te, ma per noi due. Ti starò sempre vicino» cerca di incoraggiarmi.
«Non è quello, è che non sono sicuro di riuscire ad aspettare» confesso.
«Certo che puoi riuscirci, devi aspettare solo qualche giorno, passano in fretta» mi mette una mano sul braccio.
«So già che non riuscirò a resistere, ho già l'ansia. Potrei esplodere» ne sono convinto.
Visto che non parla, continuo.
«Senti, e se glielo dicessimo stasera? O al massimo domani... Tanto la prenderanno male comunque, mi considereranno una disgrazia comunque» dico, impedendomi di piangere.
«No Logan, tu non sei una disgrazia, sei il loro figlio, l'unico. Non potrebbero mai considerarti tale» afferma, e si avvicina a me, abbracciandomi.
«Non è vero. Tu non sai quante volte, da quando vado alle superiori, mi hanno chiesto 'Logan, ma non ci porti mai una fidanzatina a casa?' e io ogni volta trovavo fuori una scusa. Non potevo dire loro che sono gay, avrebbero cominciato a trattarmi come un malato mentale, avrebbero voluto trovare una cura» comincio a spiegargli, sperando che capisca.
Mentre parlo, la mia voce si fa nervosa, ma non voglio crollare e scoppiare a piangere, perciò mi trattengo.
«Non immaginavo che i tuoi genitori potessero essere così. Li pensavo più preparati a certe situazioni, visto che sono psicologi» ammette con la voce triste.
E lo so. È quello che pensavo anche io, che potrebbe pensare chiunque. Ma non è così. Potrebbero tranquillamente aiutare un loro paziente gay, ma se si tratta del loro unico figlio cambierebbe tutto.

«E non è l'unico problema sai?» continuo.
Kendall annuisce come per dirmi di parlare, di sfogarmi con lui.
«C'è anche la vergogna. Perché è ovvio che non vogliono passare per quelli con il figlio gay, poi cosa penserebbe la gente? La loro unica preoccupazione è che io non faccia far loro brutta figura, e se si sa in giro della mia omosessualità loro sarebbero convinti di fare una bruttissima figura.
E poi immagini alle cene con i parenti? Se portassi te, ad esempio. 'Sapete, è il ragazzo di mio figlio' me la immagino proprio mia madre a dire così» concludo, con una nota di sarcasmo.
Mi hanno fatto male le mie parole. Tutte le verità che ho detto, mi hanno fatto male.
Prima che Kendall possa dire qualcosa, vado avanti.
«E poi, c'è un'ultima cosa. Credi che se sapessero di noi due ci farebbero stare ancora insieme? No. Ci separerebbero, farebbero di tutto per allontanarci, per farci lasciare. E io non voglio lasciarti, non voglio che tu te ne vada, o andarmene via da te. Perché sai cosa ho imparato in questi mesi? Ho imparato che senza di te non posso vivere, non ricordo più nemmeno come facevo prima, tu sei diventato tutto per me. Non riuscirei a lasciarti andare, non dopo tutto quello che è successo, che ti ha fatto diventare così importante per me, più di qualsiasi cosa di cui ho bisogno per vivere. Tu vieni prima di tutto, sei diventato il mondo in cui sono al sicuro, dove posso essere me stesso, la mia salvezza. Ti amo» pronuncio le ultime parole tra le lacrime. È tutto vero, io non andrei più avanti senza di lui.

Sono seduto sulle sue gambe, ora mi sta abbracciando da dietro, e io sto piangendo sulla pelle nuda del suo braccio.
«Logan, non possono separarci, ricorda che io sono qui per le cure, quindi non posso andarmene. Ma se pensano di essere loro la mia cura, si sbagliano. Sei tu la mia salvezza, grazie a cui so di aver dimenticato il mio passato, che non tornerà più. Ma ho bisogno ancora di te per continuare a stare bene, se mi allontanassi mi mancheresti troppo, e non ce la farei a dimenticarti. Ho ancora bisogno di te, lo avrò sempre» mi dice, con la testa appoggiata sulla mia spalla.
Dalla voce, sembra che si stia per mettere a piangere anche lui, ma non lo fa per mia fortuna. Crollerei del tutto se lo vedessi piangere.

Giro la testa per guardarlo in viso, magari farlo mi calmerà e riuscirò a smettere di piangere.
Mi asciuga la lacrima che è arrivata all'angolo della mia bocca con il pollice, poi appoggia delicatamente le labbra sulle mie.
Anche io comincio a prendere le sue labbra tra le mie, finendo per succhiarle.
È un bacio dolcissimo, pieno d'amore, da cui ci stacchiamo dopo un paio di minuti. Mentre mi bacia, Kendall asciuga del tutto le mie lacrime, che però non vogliono accennare a fermarsi.
Ci riescono solo dopo qualche minuto ancora, grazie ad un suo abbraccio.

Ormai è deciso, affronteremo i miei genitori stasera. Voglio farlo con tutto il mio cuore, lo faccio per Kendall.
Quella sera...

Angolo autrice
Buonasera todos!
Questo è il capitolo in cui viene spiegato il titolo della storia: My escape = la mia salvezza.
(Quanto mi sento romantica)❤
Anna_darkheart

My Escape || Kendall Schmidt - Logan Henderson (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora