Pov Kendall
Dopo che l'ho riportato a casa, Logan, infreddolito, va subito a letto.
Mi rendo conto ora che sono passate poche ore da quando abbiamo litigato, e proprio adesso è ora di pranzo.
Infatti, la signora Henderson sta apparecchiando la tavola. Per tre persone.
«Non penso che Logan pranzerà con noi» le dico.
«Ah no? Come mai?» mi chiede preoccupata.
«È appena andato in camera a dormire. Non penso stia molto bene..» cerco di stare vago.Ma appena ci sediamo a tavola, riesce a tirarmi fuori le parole di bocca.
«Cosa è successo stamattina? Vi ho sentiti urlare» comincia a chiedere.
Esito nel risponderle. Non ho dimenticato come mi trattava prima, e se scoprisse che ho fatto star male suo figlio potrebbe ricominciare. Ho paura che ricominci l'inferno finito solo qualche settimana fa.
«Stamattina... Stavamo avendo una discussione, un motivo da nulla.. Capita no?» mento.
«Certo, certo.. Ma quindi si è risolto tutto vero?» chiede, come se conoscesse già la risposta.
In effetti, mi viene in mente, potrebbe aver visto Logan o me correre fuori. Se dicessi la verità non le piacerebbe, ma penso che sarebbe ancora peggio se mentissi.
«Beh.. Non proprio..» continuo a rispondere vagamente.
Mi scruta con aria interrogativa. Mi sento come se in questo momento mi potesse leggere nella mente.
«Quindi siete andati a discutere fuori? Sotto la pioggia?» è inutile, riesce a fare la psicologa anche mentre mangia.
«E va bene... Le dirò tutto, anche se scommetto che sa già molte cose...» mi arrendo, sentendomi disarmato.
La sua espressione vittoriosa esprime più di mille parole.«Oggi io e Logan non abbiamo litigato per un motivo da nulla.. Io, quando stavo in comunità.. Sono stato baciato da un altro ragazzo, ma l'ho quasi subito rifiutato.. Oggi ho deciso di dirlo a Logan, non mi sembrava giusto tenerglielo nascosto» comincio il mio racconto.
Mentre parlo, continua a guardarmi, cercando di non mettermi troppa tensione forse, ma io sono agitatissimo, cercando di trovare le parole giuste, con le quali di solito non sono bravo.
Prima di ricominciare a parlare, deglutisco.
«In realtà, quando ci ha sentiti urlare qui, lo stavo pregando di seguirmi in camera mia per parlargli, ma lui non voleva. Alla fine però, mi ha seguito, anche se sarebbe stato meglio se non l'avesse fatto. Poi abbiamo parlato, e a questo punto sa tutto» mi fermo brusco per non raccontarle altro.
«Ti sbagli, non so tutto. Per favore, continua a parlare. Posso aiutarci, so quanto entrambi tenete alla vostra relazione, e non voglio vedervi star male» mi guarda dritto negli occhi e mette una mano sulla mia.
«Va bene. Gli ho detto di quello che mi era successo in comunità, non pensavo la prendesse così male. Ho cercato di dirglielo nel modo meno duro possibile...» è come se mi stessi scusando con sua madre per averlo fatto star male.
«Quindi è scappato fuori?» domanda per farmi andare avanti.
«Gli ho chiesto un'altra possibilità, di perdonarmi, ma lui mi ha detto che avrebbe dovuto pensarci. Non creda che io non sia stato male, quel suo "ci devo pensare" mi ha ferito molto. Poi sì, è scappato, l'ho osservato dalla finestra finché non l'ho perso di vista. Quando ha cominciato a piovere, mi sono preoccupato e gli ho corso dietro. L'ho trovato al parco, nel luogo in cui c'eravamo messi insieme, stava piangendo ed era bagnato fradicio, quindi l'ho portato qui» concludo il mio racconto.
I ricordi di ciò che è successo poco fa sono vivissimi nella mia mente.«Ascolta Kendall...» comincia la signora Henderson, dopo aver pensato molto a quello che le ho detto.
«Forse non riesci ad immaginare che proprio io ti voglia aiutare, dopo quello che ho fatto per separarvi, ma ora ho capito davvero che sei la felicità per mio figlio. Lui ha bisogno di te, sono stata stupida a non capirlo prima. E poi, dato che sono stata io a mandati in comunità, mi sento un po responsabile di quello che è successo, perché se tu non ci fossi andato tutto sarebbe rimasto com'era. Ma quando nella vita si fanno degli sbagli, bisogna rimediare» sembra davvero pentita, anche se secondo me non ha colpa per il casino che ho combinato io.
Accetto comunque molto volentieri il suo aiuto, ne ho un estremo bisogno.
«Mi dica cosa posso fare per favore. Ho bisogno di lui anche io, non riesco a vederlo senza sentire il bisogno di abbracciarlo» mi confido per la prima volta con lei.
«Stai tranquillo, risolveremo la situazione, ma prima fammi sparecchiare la tavola» si alza sorridendo.
Annuisco e la aiuto, anche se non c'è molto da fare. Poi mi fa segno di sedermi sul divano accanto a lei, e cominciamo a parlare.«Sai Kendall, penso tu sappia che l'amore può essere dimostrato a parole, ma anche con i gesti. Gesti tu ne hai fatti tanti, l'ultimo è stato proprio quello di riportarlo a casa. Non sono mai stata presente tra di voi, ma penso che tu abbia usato più gesti che parole» non potrebbe avere più ragione.
Confermo ciò che ha appena detto, cercando di giustificarmi perché non sono bravo con le parole.
«Lui lo sa, e per questo apprezzerà ancora di più. Non ti sto dicendo di scrivere una poesia per lui, basta qualche parola, ma detta in modo sincero, con il cuore. E lui deve accorgersi che le tue scuse sono vere».
«È proprio questo il problema, non riesco ad essere espressivo, le parole mi escono in modo diretto, senza sentimenti...» obietto.
«So che puoi riuscirci, devi solo dimenticare per un istante tutto quello che in passato ti ha indurito, è questa la causa. Non è difficile, soprattutto con la persona che ami e che costituisce il tuo presente felice» le sue parole mi colpiscono.
Possibile che sia per il mio passato che non riesco ad essere bravo con le parole? In pochi minuti ha capito tutto quello che io non ho capito in tanti anni.
«Farò del mio meglio» prometto.
«Quindi? Ti metterai a scrivere un discorso, oppure improvviserai?» mo chiede, curiosa.
«Forse ho già pronto qualcosa..» mi illumino.
«Cosa?» chiede di nuovo.
«Una canzone. Ho cominciato a scriverla per lui appena ci siamo messi insieme, giurando che un giorno gliel'avrei dedicata. Ecco, penso che quel giorno sia arrivato, dato che l'ho finita» le rispondo, abbastanza fiero della mia idea.
«Davvero bello! Di cosa parla questa canzone?» mi domanda.
«Parla di come lui, appena ci siamo conosciuti, mi abbia cambiato letteralmente la vita. Non sono più lo stesso, quella parte di me se ne è andata. Si chiama "Everything has changed"».Angolo autrice
Eccomiii! Questo capitolo è di passaggio e mi fa abbastanza schifo, ma giudicate voi.
NEWS: la storia finirà entro la fine di giugno, quindi manca daaavveroo pocoooo💁
Anna_darkheart
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My Escape || Kendall Schmidt - Logan Henderson (#Wattys2016)
FanficKendall Schmidt: 17 anni, riservato, chiuso verso gli altri da quando ha iniziato a drogarsi ed è finito in riformatorio. Logan Henderson: 17 anni, ricco, solare, buona famiglia, molti amici e un grande segreto. Due ragazzi molto diversi con un filo...