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Pov Logan

È sera. Abbiamo appena finito di cenare. Io e Kendall siamo corsi subito in camera mia per prepararmi a dire tutto ai miei.
Ma io, neanche a dirlo, non sono minimamente pronto. Anzi, ho i complessi mentali su come reagiranno, cosa faranno dopo, come si comporteranno con Kendall. E in ognuno di questi non prevedo niente di buono, né per me né per lui.

«Allora Logan, sei pronto?» proprio la sua voce mi interrompe.
«E lo chiedi anche? Certo che non lo sono» gli rispondo, forse un po troppo d'impulso.
«E sei ancora sicuro di volerlo fare questa sera?» mi chiede.
«Di questo sì, sono sicurissimo» gli rispondo guardandolo negli occhi.
«Okay, allora andiamo? Prima che si faccia troppo tardi» mi allunga una mano.
«Certo, andiamo» dico, prendendogli la mano.
Non so come abbia fatto a convincermi così in fretta.
Faccio un respiro profondo per calmare il mio cuore che sembra voler uscire dal petto.
«Ti starò vicino, okay? Sarò sempre dietro di te a darti supporto. Questo ricordarlo sempre, okay?» mi sussurra, stringendomi forte la mano.
«Come farei senza di te, dimmelo» gli rispondo cercando di sorridere, ma mi esce solo una risatina nervosa.
«Non ce la faremmo uno senza l'altro» mi risponde, e dalla sua voce mi sembra di capire che parla di più per sé.

Mano nella mano, scendiamo le scale, fino ad arrivare in salotto. I miei sono seduti sul divano, guardando la tv, quindi ci stanno dando le spalle.
Io e Kendall guardiamo le nostre mani intrecciate, è come se ci giurassimo che no, non sarà l'ultima volta che ce le stringiamo.
Vorrei tanto, ma non oso dargli un bacio due metri dietro i miei, quindi mi limito a guardarlo negli occhi, in silenzio.
Lui, con gli occhi, mi mette coraggio, quel coraggio di cui ho un infinito bisogno ora.

«Mamma, papà...» comincio mettendomi davanti a loro.
Spengono la televisione e mi guardano.
«Devo dirvi una cosa» continuo, cercando di essere più sicuro che posso.
«Che c'è, Logan?» chiede mio padre, mentre sul volto di mia madre si dipinge un'espressione preoccupata.
«Niente di grave, tranquilli» sto prendendo tempo per calmarmi, anche se non sono sicura che loro possano considerare quello che sto per dire "niente di grave".
«Basta che parli...» mi risponde mio padre.
Trovo strano che mia madre non abbia ancora detto niente.
«Okay, allora.. Dovete sapere che...» faccio un respiro profondo «ho capito una cosa, io non sono etero, sono gay» concludo. Ho deciso che la maniera diretta era quella migliore per dirlo.
Mio padre mi sta guardando con gli occhi sbarrati.
«Che cosa?!» sbotta mia madre.
«Sono gay, mamma» la guardo negli occhi, non voglio abbassare la testa.
«Tu non puoi dire sul serio Logan, no. Dimmi che è un brutto scherzo» mi rimprovera.
«No mamma, è la verità. Perché dovrei scherzare su una cosa del genere?» le rispondo, infastidito dal suo comportamento.
«Non me lo sarei mai aspettata Logan» incrocia le braccia.

«Beh, ma sai che altro c'è mamma?» ho un tono arrabbiato ora, anche se non vorrei. Ma la sua reazione non mi è piaciuta per niente. Perché deve essere omofoba?
Lei non risponde. Sta aspettando che io parli.
«Sai come mi sono reso conto di essere gay? Con Kendall. Noi stiamo insieme» dico, con tono quasi di sfida.
È arrabbiata, ma non reagisce. Invece di farlo, sviene sul divano.
Mio papà non dice niente, ma si volta verso di lei per cercare di svegliarla.
Kendall è in un angolo, immobile.
«Guarda che hai fatto, Logan» mi sgrida mio padre. Come se fosse colpa mia.
«Dimmi cosa ne pensi tu almeno, finché è svenuta» gli chiedo.
«Cosa dovrei pensare? Certo non apprezzo molto che tu sia gay, ma al cuore non si comanda. Non mi piace però il fatto che tu sia fidanzato con il ragazzo che abbiamo in cura. Ho paura che possa portarti sulla cattiva strada» conciso come sempre.
Guardo verso Kendall, intimorito da quello che potrebbe fare se si arrabbiasse, ma lui è fermo, sembra tranquillo, e ricambia il mio sguardo.

Dopo un po, mia madre si risveglia, grazie a mio padre che fa di tutto.
Ho abbastanza paura della sua reazione, potrebbe addirittura accanirsi contro Kendall.
Ma non fa niente.
Mi guarda negli occhi senza una vera espressione, oppure è davvero brava a nasconderla. Kendall, non lo guarda neppure. Poi, visibilmente stanca, se ne va a letto, accompagnata da mio padre che la sorregge.
Che l'essere svenuta le abbia fatto dimenticare le mie parole? Posso solo sperarlo..

«Hai sentito tutto vero Kendall?» lo risveglio dal suo stato quasi di trance.
«Si, ma sai cosa ti dico? Non mi importa, tanto non possono separarci, e ne ho abbastanza di dare troppo peso ai giudizi delle persone» mi risponde.
«Sono fiero di te» gli dico, mettendogli una mano sulla spalla.
«Anche io, sei stato coraggioso» mi dice.
«Che ne dici, andiamo in camera mia?» mi chiede subito dopo.
«Ehm.. Vorrei ricordarti che ci sono i miei a casa» gli rispondo, stupito dalla sua richiesta.
«Ma che hai capito? Voglio stare solo un po con te, niente di più» scoppia in una risatina silenziosa.
«Okay, allora andiamo» acconsento.

Ma anche se vorremmo rimanere a farci solo le coccole, non ci riusciamo.
Cominciamo a baciarci, prima piano, poi sempre con più foga, facendo scontrare le nostre lingue. Ci accarezziamo, ci tocchiamo, finendo stesi sul letto a toglierci i vestiti a vicenda. Questi non fanno fatica a finire sul pavimento, data la nostra voglia.
Kendall non perde tempo, e prende subito in mano la mia erezione, per poi cominciare a succhiarla. Prima lecca la punta, con lentezza per eccitarmi di più, poi continua facendolo scomparire sempre di più nella sua bocca, aiutandosi anche con le mani.
Da parte mia, devo cercare di non gemere ad alta voce, altrimenti i miei sentirebbero. Quindi stringo i denti, ansimo e torturo le lenzuola con le mani.
Dopo un po, gli vengo in bocca.
Ora tocca a me fare qualcosa per la sua erezione.
Mi inginocchio davanti ad essa e la prendo tra le mani. Comincio a toccarla, andando sempre più veloce, mentre lui mi guarda con i denti stretti, perché vorrebbe urlare, ma non può farlo.
Quando sento che sta per arrivare al limite, me lo metto in bocca e lui, dopo pochissimo, viene, e io ingoio.
Poi si stende sul letto a pancia in giù, e io mi stendo vicino a lui.
Ci baciamo ancora, abbracciati. Poi capisco cosa vuole che io faccia, vuole essere lui il passivo stavolta.
Mi vado a sedere sulle sue cosce e comincio ad entrare dentro di lui, cercando di non fargli male. Dopo un po comincio a muovermi più velocemente, mentre lui asseconda il mio movimento con i fianchi. Stiamo cercando di non gemere entrambi, ma quando raggiungiamo il culmine, insieme, ci scappa un mugolio.
Poi, per dormire, decidiamo di andare ognuno nella propria stanza.

La mattina dopo...

Io e Kendall scendiamo in cucina insieme, per caso.
I miei genitori sono già lì, seduti al tavolo in silenzio. Chissà se hanno parlato di noi, e se lo hanno fatto, cos'hanno deciso.

«Buongiorno ragazzi» ci saluta mia mamma.
«Ciao mamma» la saluto, mentre Kendall sembra non averla sentita.
«Ah, Kendall: ho chiamato la comunità e, dato che qui stai dando abbastanza problemi, hanno detto che puoi tornare là».

My Escape || Kendall Schmidt - Logan Henderson (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora