Capitolo 22 - Paure

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Il mio sguardo è catapultato nel più oscuro dei bui. Non riesco a distinguere sagome o piccole luci che mi lascino pensare alla presenza di essa. È come trovarsi nel nulla. Perfino dove poggio i piedi non sembra pavimento ma qualcosa di surreale, a cui non so dare immagine neanche nei pensieri.

Devo trovare Ron, d'un tratto ritrovo il controllo. L'improvviso ritrovarmi in questa nuova realtà mi aveva lasciata un attimo perplessa e leggermente spaventata: quali erano le paure che si celavano nella mente del ragazzo in cui ora mi trovavo?

«Ron!» urlo, sperando di venire udita anche dalla più strana delle presenze. Volevo sapere di non essere sola in questo universo sconosciuto. Ma non ricevo alcuna risposta.

«Ron!» ritento, gridando ancora più forte e sperando in una ribattuta. Il silenzio incombeva attorno a me e nient'altro che l'oscurità mi dava il benvenuto in quello che credevo sarebbe stato un viaggio lungo e tortuoso. Nonostante, però, pensavo che per me non doveva trattarsi di qualcosa di veramente complicato: dopotutto, le paure non erano le mie.

«Tess?» dice timidamente una voce alle mie spalle, ma piuttosto lontana da me. C'era un filo di paura nel tono ma mi ricordava il Ron che era terrorizzato dall'ago di Tori il primo giorno che ci siamo incontrati.

«Ron, dove sei!» urlo di rimando. Conoscevo circa la posizione ma ero ben lontana da conoscerne la precisione. Il ragazzo non risponde. Forse ha paura, forse sta cercando di capirlo lui stesso. Ma come potrebbe?

«Io... Non lo so! Non lo so, Tess...» risponde cercando evidentemente ancora un modo per farmelo sapere.

«Va bene! Tu, parla! Sentirò la tua voce e ti raggiungerò!» gli spiego e riesco a sentire un accenno di consenso.

«Ehm... Tess? Non so dove siamo e neanche cosa mi hai fatto.». Continuavo a seguire la sua voce; «Eravamo lì, nella stanza della seconda prova e poi mi hai puntato un ago addosso. Lo sai bene che li detesto.» sorride e io faccio lo stesso; «Comunque, ehm... Dovrai spiegarmi perché siamo qui perché io ancora non l'ho capito. Vuoi torturarmi?»

«Tutt'altro.» gli rispondo sedendomi al suo fianco. Se ne stava, riesco a percepire, seduto con le ginocchia al petto e la testa fra esse, come se temesse di affrontare il buio attorno a sé.

«Tess!» esclama liberatorio: ero felice di fargli quest'effetto anche se credo glie l'avrebbe fatto chiunque altro in questa situazione.

«Perciò, hai paura del buio?» domando, provando ad alleggerire il suo stato di terrore.

«Ho paura dell'oscurità.» corregge. Corrugo la fronte: «Qual è la differenza?

«Tanta. Il buio è quello della notte, quello di una stanza di sera a luci spente. L'oscurità è quel qualcosa che ti impossibilita di sapere, di conoscere anche la più minima cosa. L'oscurità ti annulla.» spiega con voce nettamente più tranquilla.

«Quindi adesso siamo il nulla. Fantastico! Volevo essere tante cose, da bambina, ma questa le supera tutte.» cerco di inserire dell'umoristico nelle mie parole.

«Ed invece io odio essere il nulla.» dice lui. Avevo gli occhi sbarrati ma era come essere addormentati e parlare nel sonno. Una strana sensazione: l'oscurità in cui ora stanziavamo portava particolari effetti.

«Devi provare a superarla, almeno per un po', il tempo di abbandonare questo luogo, se così possiamo definirlo, e passare oltre.» annuncio portando una mano sulla sua schiena.

«Passare oltre?»

Annuisco. Poi mi rendo conto che non mi vede: «Sì.»

«Credo di temere anche quello.» confessa: «Almeno ora.»

The Divergent Series: By Tess - InsurgentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora