Capitolo 4 - Il Piano

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Quello sguardo confrontabile all'oscurità di una voragine mi si era stampato davanti ai miei occhi e non riuscivo a vedere oltre. Ne ero rimasta tanto sorpresa quanto affascinata, eppure non provavo, fino a pochi istanti fa, gli stessi sentimenti che provo in questo momento per quella persona. Per Ron.

Lo odiavo. Lo detestavo al punto di lasciare Phil da solo accanto allo Strapiombo. Ma, dopo averlo incontrato, dopo così tanto tempo, non riuscivo a spiegarmi il perché della mia isterica felicità mista a qualcosa che non riuscivo a descrivere neanche con i gesti. Non era sorpresa. Neanche rancore.

Era rimorso.

Ero finalmente riuscita a decifrare quel sentimento che non mi si era mai presentato negli ultimi mesi.

«Che vuol dire adesso, uhm?» domando alla lapide posta di fronte a me. Dopo che Ron era fuggito via da me, perché solo questo riuscivo a spiegare della corsa lontano dalla mia persona del ragazzo, avevo svoltato a sinistra, giusto per ritrovarmi il luogo in cui giaceva il corpo di Anton davanti al mio sguardo. «Questo sentimento, questo rimorso. Credevo che l'avrei odiato per sempre, eppure adesso mi sento come se avessi ritrovato un mio prezioso bene perduto. Ero felice. Sono tutt'ora felice! E non riesco a spiegarmelo. Non riesco a capire come io abbia potuto cambiare così in modo improvviso l'idea su una persona, una persona che ti ha ucciso.

«Vedi, Anton, per quanto io riesco a percepire questa improvvisa gioia dentro il mio petto, non riesco a capire come potrei provare qualcosa di simile per il tuo assassino. Solamente posandoci un pensiero, sento una fitta al petto e tutto il corpo che vorrebbe contorcersi.

Come posso perdonarlo? Come posso perdonare la persona che ha ucciso la persona più importante della mia vita? Perché, sì, questo è quello che eri e che rimarrai per sempre.

Non riesco ancora a crederci, sai? Alle volte mi sveglio, nel cuore della notte, e ripenso agli ultimi mesi. E mi dico: "Come ho fatto ad andare avanti senza cedere? Come ho fatto a superare la tua morte? Come ha fatto il mio sorriso a ricomparirmi in volto?". Ma alla fine mi sono spiegata: sono solo andata avanti. Eppure, non ho mai neanche minimamente pensato che Ron potesse essere perdonato.

«Phil ha detto che eravamo ottimi amici. Che siamo state persone molto affiatate e con un legame molto stretto, sentendo le storie che spesso gli raccontavo. E non gli do torto, non glie ne do per nulla. Però, come posso perdonarlo? Come posso dire "Non fa niente, non importa, posiamoci una pietra sopra" al tuo assassino?

«Phil ha affermato che Ron non è affatto un assassino, perché è assassino colui che vuole uccidere, non colui che uccide per sbaglio.

«Però Ron non ha ucciso per sbaglio. Mi ha sentito, ha sentito che dicevo di smetterla. E sì, magari non gli avrò detto che eri tu a sparare, però poteva fidarsi di me ed abbassare quella pistola. Credo che non fosse sua intenzione uccidere te, ma la persona che ci stava attaccando. Qual è la differenza, però? Ammettiamo che la persona che Ron avesse ucciso, quel giorno, non fossi stato tu. Come potrebbe uccidere un sedicenne? Un sedicenne con il quale, magari, ha scambiato parole, battute, conversazioni?

Quindi no. Per me Ron resta un assassino. Ron ha voluto sparare alla persona che ci stava attaccando. Ron ha voluto sparare a te, nonostante tu non sapessi di attaccare noi.» concludo con le braccia distese lungo i fianchi e la testa leggermente inclinata verso destra.

«Cosa faccio ora? Io voglio vederlo, Anton. Voglio parlargli. Voglio dirgli tutto quello che ti ho appena detto e sentire la sua risposta. Voglio...» sospiro profondamente, rileggendo le incisioni sulla lapide: «Voglio sapere le sue ragioni.»

Resto immobile a fissare la tomba del mio amico per diversi secondi, dopodiché sbatto diverse volte le palpebre per poi annunciare: «A questo punto credo che possiamo vederci domani. Buonanotte, Anton.»

The Divergent Series: By Tess - InsurgentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora