«Non credevo che ci saresti più tornata.» confessa tristemente Arin. Eravamo in Mensa. Era quasi l'ora di cena e ben presto sarebbero arrivati anche Phil e Ron. Io ed Arin, però, ci siamo presentate prima, dato che volevamo passare una mezz'oretta da sole, a chiacchierare degli ultimi avvenimenti.
«Lo so. Ma la notizia su Anton doveva conoscerla; era anche amica sua, dopotutto.» continuo. Le stavo raccontando di come avevo passato il pomeriggio. Di canto suo, Arin è uscita di palestra con un dito rotto, cosa che non mi manca di certo.
Arin annuisce, piegando le braccia sulla tavola; «É stata perlomeno più gentile della volta scorsa?» mi domanda.
«Non si è fatta desiderare di essere presa a schiaffi.» concludo. Arin annuisce per poi sorridere all'arrivo di Ron. Ci salutiamo tutti mentre il ragazzo si accomoda: «Non lo trovi frustrante?» chiedo.
«Di che parli?» mi domanda Ron sorridendo confuso.
«Il fatto di andare ogni giorno fuori dalla Residenza. Prendere il treno andata e ritorno. Non è stancante?»
«In realtà lo trovo rilassante.» annuncia, confermando la sua idea con un gesto del capo: «Preferisco uscire da qui, che passarci le settimane intere.»
Annuisco, donandogli un sorriso.
«Salve, gentaglia!» saluta una voce alle spalle di Arin e Ron. Phil era arrivato, presentandosi con i suoi modi giocosi: era il più grande tra tutti noi, eppure i suoi modi erano piuttosto infantili. Non perché non mi piacessero; erano buffi e simpatici.
Ron si volta, salutando con un cenno della mano amichevole. Arin guarda il ragazzo. Poi si volta verso di me, come per dirmi 'Che aspetti a presentarmi?'
«Phil, questa è Arin. Arin, Phil!»
Phil, come un gentiluomo, prende la mano della ragazza, baciandola delicatamente. Arin arrossisce di colpo; le sue guance candide erano infuocate e il suo corpo tremava dall'emozione.
«Accidenti! Per essere un rapitore, sei gentile!» aggiunge la ragazza mentre si accomoda. Phil, intanto, si mette al posto in cui Amar si era seduto stamattina.
«Definirmi rapitore è un complimento.» ironizza Phil; «Non avete preso da mangiare?» chiede poi, osservando la tavola ancora vuota.
«Non ancora.»
«Credevo fosse una cena.»
«E lo è! Abbi pazienza.» dico, come se fossi una mamma che parla al proprio figlio. A questo proposito mi alzo, prendendo le ordinazioni degli altri. M'incammino verso la lunga tavola in acciaio da cui si formava una fila, la cui destinazione era una donna grassottella, ma simpatica, che esaudiva le tue richieste. Arrivata lì mi metto al fondo della fila aspettando il mio turno, piuttosto distante.
«Noi due dobbiamo parlare.» afferma una voce dura alle mie spalle. E io capisco immediatamente chi sia: Amar. Mi volto di scatto, osservando i suoi occhi castani furiosi.
«Amar...» chiamo, con un filo di voce. Le cose che mi aveva confessato erano segrete e personali; non avevo optato all'ipotesi che avrei dovuto scontrarmi con lui.
«Abbiamo avuto una bella chiacchierata oggi.» ricorda, mentre io lo guardo con le palpebre spalancate; «Ma ero così ubriaco che non mi ricordo praticamente nulla. Eppure so che ti ho parlato e di qualcosa di importante, a giudicare dal fatto che ricordo che tu sei rimasta a sentirmi e perfino a sedurmi.»
Osservavo il ragazzo terrorizzata. Magari potevo inventarmi una bugia, qualcosa che poteva fargli credere di non avermi confessato tutto ciò che in realtà mi ha detto quella stessa mattina.
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The Divergent Series: By Tess - Insurgent
Fanfiction*** NOTA: Quest'opera è uno dei miei primi tentativi di scrittura. Di conseguenza ho fatto un sacco di errori (grammaticali e nella storia in se), che spero mi perdonerete anche perché ero più piccolina. Ho deciso, però, di lasciarla perché è la pri...