Quando mi sono sveglio, sento uno strano calore coprirmi le spalle. Non è il solito caldo afoso estivo che ultimamente percepivo nel dormitorio, ma un caldo protettivo, rassicurante.
Quando volto leggermente il capo vedo il volto di Ron, posato sul cuscino, ancora addormentato. Ritorno a guardare dinanzi a me, cominciando a sorridere beata.
Mi sentivo strana. Bene.
Una sensazione che mi mancava. Perché, sì, ero tornata ad assaporare la felicità prima, ma sentivo un vuoto. Un buco che necessitava di essere riempito. Ed ecco che Ron è tornato ed io sono tornata da lui. Pensando a ciò che era successo, a quello che poche ore prima ci eravamo detti e a come tutto si era concluso, mi dico: lo rifarei all'infinito se questo fosse stato l'esito; ritrovarsi nel dormitorio tra le braccia di Ron, la persona con cui ho condiviso l'iniziazione. Nella mente mi ritorna il diminutivo di 'assassino', ma cerco di cacciarlo: non potevo più pensare questo di lui. Avevamo fatto un passo in avanti e questo passo comportava il non definirlo più in quel modo, cosa che d'altronde mi spaventava e mi metteva senz'altro a disagio.
Passo la successiva ora a ricordare le mie esperienze passate con Ron ed i momenti più felici dell'iniziazione, un periodo della mia vita di cui sentivo la mancanza. Pensando che io, un anno fa, aspettavo tremando lo svolgimento del Test Attitudinale, quale dovrebbe svolgersi tra un mese, ed ora mi trovo qui, da vera Intrepida, portava in me una sicurezza e un senso di appartenenza ad una Fazione che non avevo mai avuto.
Inoltre, non potevo, ovviamente, non dimenticarmi della mia Divergenza. Era vero che questo periodo scombussolato - la morte di Anton, il litigio con Ron, il nuovo lavoro - mi aveva leggermente distratto da un grande pericolo, ma adesso, ricordando che cosa sono davvero, provo paura. Eppure, fino ad ora nessuno era venuto per ispezioni o controlli riguardo ai Divergenti, cosa che spazzava via gran parte del terrore.
«Buongiorno.» annuncia la voce ancora vagamente addormentata di Ron. Al sentirla sorrido. É davvero una bellissima sensazione quella di ritrovarsi accanto ad una persona cara, senza covare odio e disprezzo nei suoi confronti.
«Buongiorno.» ricambio voltandomi verso di lui, il quale aveva ancora le palpebre per gran parte chiuse.
«Cosa diavolo succede...» esala d'un tratto una voce femminile. Ed io immediatamente capisco che si tratta di Arin. Porto il mio sguardo su di lei, la quale, nonostante il buio della camera, aveva dipinto in volto un'espressione mista tra il sorpreso e il confuso.
«Arin!» Mi alzo in fretta, portandomi di conseguenza un leggero giramento di testa, cosa che però non mi ferma nel raggiungere la ragazzina minuta, con la quale mi abbraccio. Lei ricambia con timidezza, probabilmente perché ancora non capisce cosa stia succedendo; dev'essere strano addormentarsi con un'amica che odia a morte un tuo amico e svegliarsi con la stessa amica abbracciata in un letto accanto a quello che fino a poche ore fa detestava con tutta sé stessa. Fossi io nella sua posizione, non ci capirei niente.
«Scusami, per ieri. Ero solo... arrabbiata. Ma è passata.» provo a farmi perdonare, osservandola nei suoi occhi celesti.
Lei fissa me, quando piano le si dipinge in volto un'illuminazione: «L'ho visto bene che ti è passata.» annuncia, portando lo sguardo su Ron. Io seguo la sua visuale, sorridendo al ragazzo, per poi ritornare al volto di Arin: «Sì.»
«Potete spiegare?»
***
«Cosa? L'hai tramortito con una bottiglia e l'hai legato ad una sedia?»
Arin sembra sconvolta. Più che altro per il fatto che io abbia rapito Ron, rispetto al perdono che ci siamo concessi l'un l'altro. Stavo spiegando ad Arin ciò che era accaduto. Io, Ron e lei eravamo accomodati nella nostra solita tavola in Mensa. Intorno a noi dozzine di Intrepidi s'ingozzavano quanto noi, pronti per andare a lavoro.
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The Divergent Series: By Tess - Insurgent
أدب الهواة*** NOTA: Quest'opera è uno dei miei primi tentativi di scrittura. Di conseguenza ho fatto un sacco di errori (grammaticali e nella storia in se), che spero mi perdonerete anche perché ero più piccolina. Ho deciso, però, di lasciarla perché è la pri...