Capitolo 27 - Fuga

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«Tess! Tess, svegliati!»

Apro gli occhi e vengo invasa da un'accecante luce immacolata. Porto una mano a coprirmi la vista. Mi ritrovavo sicuramente sdraiata per terra. Sentivo le gambe adagiate sul pavimento e l'altro braccio steso. La sensazione di strano calore mi copre le spalle e pizzica le mie guance. Quando quella luce bianca smette di darmi fastidio, tolgo la mano, scoprendo che in realtà non c'era alcuna fonte di luce. Mi trovavo in uno spazio bianco apparentemente senza fine. E trasalto non appena noto una persona che mi fissa. So chi è; quei capelli biondi non potrei confonderli con nessun altro, come quel viso abbronzato che presentava zigomi tondeggianti.

«Anton.» sussurro ma immediatamente mi nasce il terrore di ritrovarmi ancora una volta di fronte a quell'essere che fingeva di essere il mio migliore amico. Lui si avvicina, ma io alzo la mano fermandolo sul posto. Appare confuso e preoccupato, ma non voglio correre rischi.

«Anton, sei tu?» sussurro ancora tenendo la mano sempre aperta in segno di pausa. Temevo di essere presa in giro dall'Anton della simulazione delle paure di Ron e quello del mio sogno. E non potevo rivedere il mio migliore amico ancora in quelle vesti. La cosa era terribilmente inquietante.

Il ragazzo si avvicina senza rispettare il segno della mia mano che indicava di restare fermo. Arriva proprio accanto a me, si abbassa inginocchiandosi e sfiorandomi la guancia come farebbe un fratello; «Sono io.»

Singhiozzo e la vista comincia ad appannarsi per le lacrime di sollievo che sono salite fino agli occhi. Lui mi abbraccia e io lo stringo forte a me, più forte che posso e delle mie capacità. Non potevo credere che finalmente lui era lì, che vedevo veramente lui stavolta.

«Tess, ascoltami.» mi dice liberandosi dalla stretta e guardandomi negli occhi. Io avevo ancora l'emozione che mi inebriava il corpo. Non mi capacitavo di ciò che vedevo, non ancora.

«Tess!» mi riprende scuotendomi e poi allungando un sorriso che sparisce non appena vede che sono pronta ad ascoltarlo: «Siete nei guai.»

Deglutisco e poi ricordo: io e i miei amici nella Residenza Erudita, noi che raggiungiamo il loro centro di controllo per poi svenire sotto effetto di un gas mentre delle sagome ci osservavano. Annuisco perché era l'unica cosa che potevo fare.

Anton è ancora inginocchiato e mi guarda tra il preoccupato e il serio assoluto. Poi sospira; «Ascolta, siete nelle mani degli Eruditi. Stanno per sottoporvi a dei test. Non sanno ancora che sei Divergente.»

«Tu come fai a sapere che sono Divergente?» sussulto e corrugo la fronte. Qualche strano presentimento mi diceva che dove mi trovavo in quel momento poteva essere una simulazione o un test degli Eruditi.

Anton sorride dolcemente: «Non è importante.»

«No, invece lo è!» esclamo; «Dovrei fidarmi di te quando, come hai detto, sono nelle mani degli Eruditi. Cosa mi dice che tu non sia in realtà una simulazione?»

Il ragazzo sospira abbassando il capo. Lo rialza fissandomi negli occhi: «Hai ragione. Probabilmente, nella tua situazione, neanche io mi fiderei di me

Altre lacrime minacciano di uscire e la vista si appanna di nuovo: «Tu sei morto. Come puoi sapere ciò che sta succedendo?»

Anton si inumidisce le labbra: «Già.» dice solamente. Resta fermo apparentemente a riflettere per qualche attimo; «Quasi sicuramente io non esisto, Tess. Non esisto e quello che vedi non è altro che un'immagine che la tua mente evoca. Ma che sia anche così, io so delle cose. So cosa sta succedendo là fuori e, se fossi in te, proverei a fidarmi o tanto meno ad ascoltarmi.»

Sospiro osservando quelle iridi verdi che tanto, durante l'iniziazione, mi rammentavano le mie origini Pacifiche, con i prati della Residenza e le foglie dei mille alberi che li abitavano; «Va bene.» rispondo semplicemente.

The Divergent Series: By Tess - InsurgentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora