Capitolo 9 - Joshua Colback

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-Quindi, tuo fratello è in prigione per lo stupro e l'assassinio di una donna?- chiese esterrefatto Josh, una volta che terminaii di spiegare vita, morte e miracoli di mio fratello e del suo non-sono-affatto-un-figo-inquietante-ma-attraente amico Cole (era attraente. Era un commento oggettivo. Non ero gay).

-Ti ho raccontato la storia della mia vita, e tutto quello che ti è rimasto è questo? Mi stai etichettando, proprio come hanno fatto quegli schifosi amici a convenienza in quella schifosa città di quella fottutissima Carolina del Sud- sbottai, lo vidi distendersi sulla sedia, mentre la cameriera ci portò il dolce, una torta al cioccolato che aveva un'aria molto gustosa, ma non ero dell'umore per mangiare (e questo per me era preoccupante).

-Non ti sto giudicando. Né tantomeno etichettando. Ho posto una lecita domanda. Perché se tuo fratello è come te, non credo sarebbe capace di un omicidio. Ti garantisco che conosco la gente che è capace di farlo. E, caro Thomas, non credo che qualcuno come te ci riuscirebbe- spiegò. Lo fissai, come se mi avesse appena detto che non avrei avuto le palle di uccidere una persona. Il che, probabilmente, era vero. Ma mio fratello era diverso da me. Scossi la testa. Poi mi venne in mente una cosa che dovevo domandargli.

-Ora tu devi spiegarmi una cosa. Perché lui ti conosceva?- chiesi, vedendolo spalancare gli occhi. Si schiarì la gola e spiegò:

-La mia famiglia viveva a Austin, in Texas. Siamo sempre stati molto ricchi e, per un periodo, siamo stati la famiglia più in vista dello Stato. Poi, mio padre, che gestiva una finanziaria investimenti, il Colback Consolidated Group, ha deciso di rubare ai suoi investitori e per questo è finito in prigione. Mia mamma, per la disperazione e la vergogna, mi ha spedito in Australia, inventando una storiella da dire agli amici in cui mi ero "innamorato dei paesaggi e l'avevo pregata di mandarmi qui". Qualche mese dopo si è suicidata. Io, sono rimasto in affidamento al collegio, perché nessun parente voleva prendersi il figlio di un ladro dell'alta società e di una suicida con problemi mentali. Avrebbe leso alla loro immagine. Mio papà ogni tanto mi scrive dalla prigione, ma io più che altro lo ignoro. Per quanto riguarda i Marianne, essendo loro la famiglia più importante di Charleston, li vedevamo spesso alle cene di Natale a Washinton, dal senatore Scott- confessò Josh, mentre mangiava la sua torta. Era evidente che i ricordi lo rendevano triste, forse nostalgico. I suoi occhi color nocciola erano fissi sulla torta.

-Mi dispiace di avertene fatto parlare- confessai. Mi resi conto che fino a quel momento non avevo mai pensato a Josh come al ragazzo ricco che va in collegio, ma piuttosto come al mio coinquilino misterioso. Un suono mi destò dai pensieri che stavo formulando su Josh. Lo vidi estrarre il telefono e leggere un sms, poi lo ruotò verso di me per permettermi di leggere. Sul display del suo iphone, il messaggio recitava:

We are ready, bring the new one in the wood [Siamo pronti, porta quello nuovo nel bosco]

Vidi che il mittente era un certo Mark Y.

-Chi è che lo manda?- domandai, lui girò il telefono, lo bloccò e lo ripose in tasca

-Mark della casata di York- rispose lui. Mi ricordai che York e Cambridge erano i capi qui dentro. Ci alzammo e pagammo il conto della tavola calda, dirigendoci fuori. Percorremmo la strada asfaltata sino al suo termine, raggiungendo una stradina sterrata che conduceva nei boschi. Il viaggio fu eccessivamente silenzioso, forse per l'imbarazzo della conversazione precedente, forse, almeno da parte mia, per l'ansia dovuta alla prova cui stavo per sottopormi. Raggiungemmo una zona in cui gli alberi si disponevano orizzontalmente, lasciando spazio ad una radura, al centro della quale vi era una sorta di baita, una casa abbastanza grande. Fuori dalla porta vi era un ragazzo che ci stava aspettando. Non appena Josh lo vide, sospirò, e mi guardò, fermandomi afferrandomi il polso a una ventina di metri dall'ingresso della struttura

-Sei pronto?- domandò fissandomi, io sospirai

-Pronto è un concetto vasto. Diciamo che sono un po' in ansia ma saprò gestire qualunque cosa succederà sicuramente- risposi –Consigli dell'ultimo secondo?- domandai poi

-Fai tutto quello che ti dicono e scegli bene la tua casata. Non cercare di essere forte, a volte far vedere di essere intimorito ti rende più uomo di altre situazioni- disse, in modo criptico. Io annuii e mi diressi dal ragazzo, che aprì la porta e mi condusse all'interno, chiudendola alle mie spalle.

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