Capitolo 23 - Impresso nella mente

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Il rumore forte mi destò. Quel ripetuto bussare alla porta era insopportabile! Mi alzai. Probabilmente era Alex con le planimetrie. Avremmo finalmente capito, forse. Ero... contento? No, sollevato. Volevo la verità, prima di abbandonarmi alla mia incessante depressione. Spalancai la porta.

-Finalmente sei... ma che cazz- un colpo alla testa, poi un calcio, un altro colpo al viso. Piano piano, chiusi gli occhi e non vidi più nulla, tranne il viso del mio aggressore che rimarrà, per sempre, impresso nella mia mente.

Aprii gli occhi e ansimai. Cercai di muovermi, ma ero legato ad una rete posta su di un muro in mattoni. Provai a scrollarmi, ma la rete era più che solida, tanto quanto le manette che mi vedevano attaccato ad essa. Una lacrima mi cadde, quando sentii dei passi alle mie spalle. Attesi qualche secondo, prima di vedere il mio aggressore comparire dinnanzi a me. Mi fissava, scuotendo la testa inesorabilmente.

-Saresti dovuto rimanere in America- disse, quella voce che conoscevo fin troppo bene.

-Perché mi fai questo, fratello?- chiesi, mentre Luke mi guardava col suo solito atteggiamento di superiorità.

-Perché sei un assassino- rispose, uscendo dalla stanza e lasciandomi solo. Scoppiai a piangere: aveva ragione, ero un assassino. Avevo ucciso Cole. Era tutta colpa mia e meritavo di morire soffrendo. La porta si riaprì ed entrò l'altro viso che mai avrei scordato nella mia vita.

Josh si sedette per terra, mangiando un panino, con un sorriso sulle labbra. Si asciugò la bocca dallo sporco del cibo e parlò:

-Lo sai che Cole non si è suicidato?- disse, io spalancai gli occhi. Poi li richiusi. Stava cercando di manovrarmi.

-Sì, magari l'hai ucciso tu- lo schernii, lui scoppiò in una fragorosa risata.

-No, non è mai morto- rispose. Sorrisi. Sapevo che era morto, l'avevo visto coi miei stessi occhi. Lui cercava di farmi crollare, di crearsi una breccia nella mia debole mente. Di manovrarmi come faceva da quando ero arrivato in questa scuola. Non aprii bocca, così lui si alzò e prese dalla scrivania alla sua destra un cd.

-Ti mostro una cosa- disse, inserendo il disco nel computer e posizionandolo in modo da farmelo vedere. Il video partiva con l'inquadratura in primo piano di Josh.

"Eccoci qua. Buongiorno signore e signori, benvenuti all'iniziazione numero 5644 del Saint Joseph! Abbiamo qui Thomas Stevens. Tom, sai che non ricorderai nulla di tutto ciò, vero? Bene, allora, prendi questo"

Mi porse un coltello sporco di sangue, mi scansai per evitare di toccarlo.

"Dai non fare lo schizzinoso, prendilo"

Lo afferrai, squadrandolo. Lui spostò la telecamera, inquadrando il ragazzo legato al muro, che si dimenava come un pazzo.

"Ora accoltellalo" disse, ridendo alla mia espressione di sdegno.

"Fallo, o sarai tu a venire accoltellato"

Non volevo farlo, così mi dovette convincere.

"Non è la prima volta che uccidi qualcuno. L'hai già fatto in passato e..."

La porta si spalancò, Cole entrò ulrando.

"Colback! Che cazzo stai facendo?" Mi strappò il coltello di mano e lo gettò a terra.

"Uscite tutti dalla cazzo di stanza!" sbraitò. Sembrava furioso, non l'avevo mai visto così incazzato. Josh non voleva andarsene.

"Lui deve morire o Tom non sarà iniziato" disse. Cole lo fulminò con lo sguardo, poi prese il coltello e si diresse verso il ragazzo legato. Glielo puntò alla gola.

"Spegni quel coso" urlò, quando Josh spense la telecamera.

Avevo gli occhi spalancati per ciò che avevo visto.

-Questa era la tua iniziazione- spiegò sorridente Josh.

-Hai visto il tipo legato? Beh, tu oggi sarai l'iniziazione di qualcuno. Fatelo entrare- urlò. Mi aspettavo di morire. Ero pronto a farlo. Josh mi somministrò qualcosa che mi rese improvvisamente stanco: volevo solo chiudere gli occhi. Ma qualcosa non andava: nessuno entrava. Josh si sporse e aprì la porta.

-Ho detto fat... tu, ma come...- qualcosa colpì il mio ex coinquilino, facendolo cadere a terra rovinosamente. La porta si spalancò, ed un ragazzo entrò. Io aprii la bocca ma non uscì alcun suono. Ed ecco lì, quel viso che mi fissava, il terzo volto che non avrei mai dimenticato. Continuavo a vederlo, anche dopo aver chiuso gli occhi. Lo vedevo lì, dinnanzi a me.

Cole Marianne mi aveva salvato.

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