Capitolo 22 - Fiducia

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Fiducia è una parola grossa. Ogni giorno ci fidiamo della vita, alzandoci la mattina, parlando con le persone, mangiando, dormendo. Ogni atto della nostra vita può ricollegarsi direttamente alla fiducia, in noi stessi e negli altri. Ma con che criterio decidiamo se fidarci o no? Nessuno lo sa per certo. Certe volte seguiamo delle voci, degli istinti, dei consigli. Certe volte, invece, agiamo in maniera del tutto casuale, e lì, il fato, decide se avremo o no fortuna. Nel mio caso, la fiducia verso me stesso e verso il prossimo, rasentava i minimi storici. Per questo mi ci volle un grande atto per recarmi all'aeroporto quella sera, armato di valigie e buoni propositi, intento a provare, per l'ultima volta, a fidarmi di qualcuno. E, quel qualcuno, non poteva che essere Alex. D'altronde, il biondo aveva ragione: c'erano delle situazioni da sbrigare, dei miti da sfatare e delle matasse da sbrogliare. Durante il volo, riuscii solo a pensare alla mia vita, ai miei errori. A Cole, e al fatto che sì, era morto per colpa mia. A quella poesia, che avevo imparato a memoria. A quella straziante immagine del cadavere riverso nella vasca, privo di sangue. A quanto io fossi vuoto senza di lui. Tutto tornava, come un tornado, giorno dopo giorno, ora dopo ora, secondo dopo secondo. In maniera precisa, scandita, rivivevo nella mia mente quegli attimi che, non avrei mai dimenticato. Alex, dal canto suo, cercava di distrarmi, parlandomi, scherzando. Ma erano tentavi vani e inutili.

Atterrammo che era circa mezzanotte, ed eravamo, neanche a dirlo, stanchi morti. Appena arrivati a scuola, ci fiondammo nella mia vecchia stanza, dove, ad aspettarci, c'erano cinque ragazzi. Tutto era come l'avevo lasciato, e questo mi fece sorridere lievemente

-Loro sono ragazzi di cui ti puoi fidare- disse Alex, contrastando bellamente il mio precedente ragionamento sulla fiducia. Sorrisi.

-Quello che dobbiamo fare qui è semplice- dissi –Abbiamo delle cose su cui lavorare. Josh e Cole. Dobbiamo capire cosa li legava, cosa avevano in comune, i loro contatti. Cole sapeva di Josh, è chiaro, quindi avrà avuto un informatore. Scopriamo chi è. E, per ultimo, troviamo Josh- spiegai, mi guardavano basiti

-Ma noi non abbiamo modo di fare queste cose. Non siamo della polizia- rispose uno di loro, sorrisi

-Noi no, ma conosco chi può farlo. Contattate Nate Anderson, portatelo qui- decisi, due di loro si guardarono e uscirono, in cerca di Nate. Gli altri tre li mandai nella stanza di Cole, a cercare qualunque indizio si fosse salvato dall'incendio. Per fortuna la mia stanza era intatta, le fiamme non avevano abbattuto la pesante porta. Guardai Alex

-Cerchiamo- dissi, dirigendomi alla cassettiera e spalancando il primo cassetto in legno

-Cosa?- domandò lui, perplesso

-Qualunque cosa possa darci indizi su Josh- precisai, rovistando nella biancheria del mio ex coinquilino

-Li cerchi nelle sue mutande, gli indizi?- sorrisi, voltandomi

-Dove li devo cercare?- domandai, di rimando. Lui sorrise, si abbassò e rovistò sotto al letto

-Principiante- lo canzonai, facendomi sfuggire una risata. Stavo mettendo sottosopra i cassetti, l'armadio, ogni cosa che lui avesse mai toccato in vita sua. Mentre mi concentravo su una maglietta molto carina e me la immaginavo addosso, l'occhio mi cadde sul caricatore del suo iphone, posato lì, in mezzo ai vestiti.

-Ma certo!- esclamai, battendomi una mano sulla fronte –Coglione-

-Ma grazie- disse Alex, dirigendosi verso di me –Che ho fatto per meritare l'insulto?-

-Non era rivolto a te ma a me. Guarda- risposi, indicando il caricatore

-Un caricatore dell'iphone, wow...- disse lui, gli tirai uno scappellotto

-Io ho letto il messaggio della riunione nella 280 dal suo telefono. Ora, almeno che non ha una batteria infinita, lui è tornato in stanza per caricarlo. E, se l'ho trovato infilato nella tasca della sua giacca appesa all'appendiabiti...- ragionai ad alta voce, quando vidi Alex illuminarsi

-Vuol dire che lui era in stanza in quel momento!- continuò lui

-Bingo- dissi, fermandomi solo a pensare una cosa –Ma dove si nascondeva? Cioè, sono stato in stanza e non l'ho visto- Alex pensava, vedevo le rotelle girare nella sua mente, quando decise che aveva un'idea

-Magari è una cazzata eh, ma ci sono delle stanze che sono molto vecchie e sono ancora collegate al vecchio montavivande della scuola. Certo, gli accessi sono stati sigillati ma se lui fosse riuscito ad aprire l'accesso di questa stanza, sempre che fosse collegata, sarebbe potuto entrare e uscire dalla scuola indisturbato- spiegò lui, mentre io sorridevo come un ebete

-Sei un fottutissimo genio, Alex. Come scopriamo l'accesso più vicino a questa stanza?- domandai, lui scrollò le spalle

-Ci basta trovare le planimetrie originali della scuola- rispose, facendomi l'occhiolino. Corsi da lui e lo abbracciai, sentendomi, finalmente, veramente vicino alla verità.

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