Capitolo 16 - La stanza 112

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Buon sabato a tutte/i. Pensavate che fossi morto eh?! Ebbene no, i'm still alive. Quindi, mi scuso per l'assenza e mi scuso perchè probabilmente sarò assente ancora per un po', però oggi vi propongo un capitoletto. E' corto e senza molte "emozioni", quindi mi scuso nuovamente. Colpa della maturità T.T

Lorenzo <3

In pochi secondi passai da nuovo arrivato a leader di una casata. Alex motivò la sua scelta dicendo che ero il più adatto, in quanto avevo l'atteggiamento e il carattere del condottiero, cosa, secondo me, assolutamente falsa, ma accettai di diventare leader ad interim finchè non si fosse trovato Josh. Alex doveva spiegare qualcosa, sembrava importante ma io decisi di svignarmela. Mi inventai una scusa banale, del tipo che dovevo studiare. Uscii dalla stanza e scesi le scale, diretto al mio appuntamento nella 112. Trovai la stanza facilmente, guardai l'orologio: 9.28. In perfetto orario. Bussai e un ragazzo venne ad aprire: era alto, capelli tinti di blu, duecento piercing e una corporatura abbastanza robusta:

-Ti aspettavamo- disse. Non appena entrai, notai che la stanza era identica alla mia, arredata ugualmente, fredda e aspra. Delle urla provenivano dal salottino. Appena mi vide, il ragazzo misterioso smise di urlare e attaccò il telefono.

-Scusami, non è la migliore delle accoglienze. Mi chiamo Joseph- disse, stringendomi la mano

-Thomas- risposi, andando subito al dunque –Perché mi hai detto di venire qui?- domandai

-Sei un tipo molto diretto che non si perde in chiacchiere eh. Questo è il mio coinquilino, Maicol. Allora. Giustamente ti domandi il perché di questo incontro. Ebbene, tu sei nuovo e non sai certe cose. Le casate più potenti fanno delle iniziazioni, nelle quali succedono delle cose, diverse di persona in persona. Le riunioni delle casate, gli esperimenti, tutto ciò che fanno avviene all'interno della sede della casata York, dove tu sei stato. Tutta la casata è sorvegliata da telecamere. Qualcuno, stamani, ha rubato i video e minaccia di renderli pubblici- spiegò lui, io lo guardai stranito

-Capisco, ma non riesco a cogliere cosa c'entri ciò con la tua morte- dissi, lui sorrise

-Un esperimento. Morte apparente. Senti, non posso spiegarti nel dettaglio ma ti do questo- disse, porgendomi una busta chiusa –Leggila quando sei da solo. Ora vai, non devono vederti qui- annuii, poco convinto, mi diressi alla porta, ma mi girai

-Perché mi dici queste cose?- chiesi, perplesso

-Perché mi sono stancato di loro, della loro mafia e della loro dittatura. Tu sei la chiave, lo dice lui- avrei voluto chiedergli "Lui chi?" ma non ne ebbi il tempo, in quanto sentimmo un rumore provenire da fuori. Mi sbatterono all'esterno e chiusero la porta, per non far pensare che fossi da loro. Mi allontanai quanto più velocemente possibile, ma sentivo dei passi alle mie spalle, che aumentavano costantemente di frequenza. Accelerai, finchè non mi resi conto che non avevo possibilità di sfuggire al mio inseguitore, così rallentai. Mi fermai e sospirai, contai mentalmente per girarmi e guardare in faccia il mio inseguitore, ma non ci riuscii: venni afferrato e spinto all'interno di uno sgabuzzino, a lato del corridoio. Cercai di girarmi, di ribellarmi, ma il mio assalitore era più forte. Chiuse la porta alle nostre spalle e quello che vidi dopo fu solo e soltanto buio.

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