Promessa

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Confusionari cerchi di colore si impossessarono della sua vista buia, rendendola stranamente luminosa. Katy riaprì gli occhi in un paesaggio etereo, diverso da quello che aveva appena smesso di vedere. Era una piccola strada di città, pullulata da bambini con alcune uniformi e delle cartelle in mano. Una scossa dalla fredda forza la penetrò fin nel profondo alla vista di un bambino in mezzo a tutti gli altri: capelli biondo cenere, il volto paffuto, nelle mani candide una cartella blu, ma era stato a causa dei suoi occhi che Katy aveva avvertito quella scossa dentro di lei; verdi come smeraldi.
Esattamente come i suoi.
Quel bambino... Era lei...
La sua immagine sfocata e ingiallita nello specchio della vita.
Si guardava intorno come se stesse aspettando qualcuno. Infatti, poco dopo, il piccolo si illuminò in un sorriso e corse verso un uomo che stava venendo verso di lui.

<< Papà! >>

L'uomo lo prese in braccio, baciandogli le guance. Era giovane, avrà avuto circa trentasette anni, indossava un abito elegante, in giacca e cravatta, i capelli neri leggermente arruffati e gli occhi celesti come ghiaccio. Katy rimase a bocca aperta quando riconobbe Slender Man; il suo papà, prima di diventare l'uomo senza volto della leggenda urbana più famosa e terrificante degli ultimi tempi.
Fissò paralizzata i due uniti in un caldo abbraccio, ricordando la sensazione di felicità di quel momento. Una felicità così fragile che di lì a poco sarebbe bruciata.
Li guardò mentre si allontanavano, dirigendosi ad un'automobile blu. Salirono sorridenti sulla vettura e quando questa venne messa in moto, il paesaggio cambiò davanti ai suoi occhi. Questa volta l'auto era parcheggiata davanti una graziosa casa dalla mura bianche, i tetti rossi, probabilmente aveva due piani, una piccola scala di legno conduceva alla porta principale, fatta di vetro decorato. Katy sentì mancare un battito quando riconobbe la sua casa, immersa nel bosco, in periferia, perchè al suo papà era sempre piaciuta la natura.
Si avvicinò alla porta, cercando di sbirciare cosa stesse succedendo all'interno. Vide la vecchia se stessa correre verso una donna dai lunghi capelli ondulati, il colore degli stessi capelli del bambino e gli occhi, anch'essi di smeraldo. Era una donna bellissima.
La sua mamma.
Sentì un feroce groppo in gola quando la riconobbe e vedere la sua famiglia così felice le fece lacrimare gli occhi. Erano davvero la famiglia perfetta per eccellenza. Non ricordava alcun rancore, alcuna ferita interiore, alcun litigio. E il calore che il suo papà e la sua mamma erano stati in grado di darle non era mai stato eguagliato. Si appoggiò distrattamente alla porta e nell'osservare la scena perse l'equilibrio, finendo proprio dentro casa. Stupita, indirizzò lo sguardo alla porta, rimasta inspeigabilmente chiusa.
Ma certo, quello era un ricordo, lei non ne faceva interamente parte. Era come se solo il suo spirito stesse ricordando, e quindi era una sorta di fantasma. Infatti nemmeno i presenti in quella sala potevano vederla. Era invisibile.

<< Mamma! Mamma! Guarda cosa ho fatto! >>

Disse il piccolo mostrando un disegno ai genitori. Katy si avvicinò e si meravigliò quando riconobbe lo stesso disegno che lei aveva fatto durante la visita dallo psichiatra.

<< Ho disegnato papà in mezzo al bosco, visto che a lui piace tanto questo posto! >>
<< Ahaha! Si, Jack, è bellissimo! >>

Jack...
Dunque era questo il suo vecchio nome.

<< Su, vai a lavarti le mani, campione. Dobbiamo pranzare. Oggi la mamma ha anche fatto la torta al cioccolato. >>

Jack si scaraventò su per le scale, senza sapere di avere lo sguardo di Katy puntato su di lui. Le sembrava così strano pensare che una volta era un bambino così vivace e sorridente. Lei non aveva mai avuto un carattere del genere, ma molto probabilmente ciò era dovuto al fatto che i suoi genitori non erano mai stati così disponibili e presenti.
Un discorso proveniente dai due giovani le fece spostare nuovamente l'attenzione su di loro, che nel frattempo erano entrati nella cucina. Lui si era tolto la giacca, posandola momentaneamente su una sedia e aveva allentato il nodo della cravatta. Si sedette su un piccolo divano ricamato posto di fronte una vetrata che dava direttamente sul bosco illuminato.

<< Tutto bene al lavoro, Mark? >>
<< Si, è andato tutto come al solito. E tu, Sarah? Qualche novità? >>

Mark e Sarah. I nomi dei suoi veri genitori.
Il primo di questi era quello di Slender Man.

<< Forse è la volta buona che trovo un lavoro. Ho letto molti annunci sul giornale e tra questi il migliore era un posto di insegnate di sostegno. >>
<< E' un bel lavoro. Io accetterei. >>
<< Il colloquio è già stato fissato per domani mattina. Spero e prego che vada tutto per il meglio. >>
<< Oh, Sarah, andiamo! >>

L'uomo si alzò e prese le mani della moglie tra le sue, baciandole.

<< E' ovvio che andrà bene. Devi solo stare tranquilla. >>

Nella mente di Katy si aprì improvvisamente un varco di luce che le illuminava il passato. La sua mamma non aveva un lavoro perchè era stata licenziata dopo essere rimasta incinta. Aveva sentito Mark e Sarh parlare di questo durante una notte in cui non era riuscita a prendere sonno, quando lei era ancora Jack, e quando Mark era ancora se stesso.
Vedendo i suoi veri genitori avvolti in un abbraccio speranzoso, la bambina provò un senso di nostalgia e tenerezza misti a confusione, pensando che Slender Man, una volta, aveva persino una famiglia.
Aveva una vita vera; una moglie, un lavoro, un figlio che amava più di qualunque altra cosa al mondo.
Chi avrebbe mai pensato che un uomo così semplice si sarebbe presto trasformato in un mostro che tormentava e illudeva i sogni dei bambini?

<< Sono qui! >>

Gridò all'improvviso la sua immagine dai capelli biondo e corti, attraversandola violentemente. Guardò se stessa sottoforma di bambino mentre veniva preso in braccio da suo padre, regalandogli un sorriso che Katy non avrebbe mai più scordato.
E che presto sarebbe stato annullato dal volto bello e sereno di Mark.
La scena cambiò nuovamente, favorita dalla luce eterea che faceva da sipario a quei ricordi per lasciare spazio a quello che sembrava il Central Park di New York dipinto di bianco dopo una flebile nevicata. La bambina si sentì pervasa, ancora una volta, da quella sensazione di familiarità e nostalgia che permeava la sua mente e i suoi pensieri, fatti di rimembranze sfocate. Alcuni bambini stavano giocando su attrazioni nel parco, e tra questi c'era anche Jack, così felice di giocare innocentemente, senza nemmeno aver bisogno di fare amicizia con gli altri.
Katy cercò di individuare i suoi genitori e li notò seduti su una panchina, in silenzio, sorridenti, che osservavano il proprio figlio giocare. Di nuovo, Katy sentì di ricordare perfettamente quel giorno.
Il suo papà gli aveva finalmente concesso di portarlo al parco e di passare una giornata con tutta la famiglia. Di lì a poco, lo sapeva, sarebbe successo qualcosa di importante, sarebbero state dette parole che sarebbero rimaste nel profondo della mente, e che sarebbero rinate dalle ceneri di un passato infuocato.
Infatti, poco dopo, Jack corse verso la sua famiglia, pestando dolcemente la neve. Correva con vivacità, la sciarpa rossa sventolava nel vento come una piccola bandiera, in mano sembrava tenere qualcosa.

<< Papà! Papà! Guarda cosa ho trovato! >>

Katy aveva il vago presentimento che allora stesse tenendo in mano qualcosa di estremamente raro e delicato; un vero tesoro, probabilmente.
Spinta dalla voglia di ricordare ancora, si avvicinò alla famiglia e scoprì ciò che il suo riflesso passato stava tenendo in mano: un bellissimo fiore bianco e candido come la neve che in quel momento ricopriva il parco. Mark prese in braccio il figlio e gli baciò la testa.

<< Sai cos'è questo, Jack? E' un bucaneve; un fiore bello quanto raro e forte. Nessun fiore osa sfidare la neve, eccetto questo. Il bucaneve è straordinariamente coraggioso, e fa del freddo la sua forza. Ma non dimenticare che, anche se forte, il bucaneve è pur sempre un fiore; basta davvero poco per appassirsi. Tutti hanno le proprie debolezze, Jack, ed è normale. Ma tu non devi vergognartene. Anzi, puoi fare di esse la tua stessa forza. >>
<< Si, però... Tu ci sarai se dovessi essere debole, vero? >>
<< Tu non sarai mai debole, Jack. >>
<< Ma tu ci sarai per me, vero? >>

Mark sorrise e strinse il bambino a sè.

<< Certo che ci sarò. Ci sarò sempre per te. Anche se alcune notti dovessi sentirti perso e solo, io ti cercherò, e ti troverò. Sempre. >>

Quelle ultime parole le lacerarono il cuore, aprendo uno squarcio che mostrava un futuro che faceva già parte del presente.
Jack abbracciò forte il suo papà mormorando qualcosa che Katy riuscì, più che a capire, a ricordare.

<< Ti voglio bene, papà. >>

Una lacrima carezzò la sua guancia e cadde svanendo nella neve, trascinando con sè tutti i dubbi di quegli anni perduti.

Slenderman e KatyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora