Febbre

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<< L'avete trovata?! >>

<< Non ne siamo sicuri, ma abbiamo degli indizi che potrebbero condurci a Katy e, forse, a tutti gli altri bambini scomparsi. >>

Dopo aver esaminato accuratamente le foto, l'agente Roosvelt era andato di corsa dai genitori di Katy per avvisarli del grande passo avanti nelle indagini. Nonostante James fosse partito con l'idea di non rivelare troppi dettagli riguardo al caso, a causa della curiosità dei due era stato costretto a parlare loro della misteriosa figura che appariva nelle foto. Non sembrarono gradire.

<< Non è possibile... Lo Slenderman?! >>

<< Non ne siamo sicuri, signore, ma è probabile che non si tratti solo di una leggenda. La figura che appare nelle foto richiama perfettamente le fattezze dello Slenderman. >>

<< Può anche darsi che qualche mitomane abbia modificato quelle foto! >>

<< Signora, le ho già detto che le abbiamo sottoposte ad un'attenta analisi e non ci sono tracce di modifiche. Le foto scattate sono autentiche. >>

Rispose spazientito l'agente. Dovette riconoscere che quei due erano davvero ossessivi, sembravano non voler accettare alcuna cosa che andasse oltre la realtà. Certo, era una cosa assurda, ma lo stesso Roosvelt non aveva potuto fare a meno di arrendersi all'evidenza quando aveva scoperto tutto ciò. Senza neanche toccare la tazza di caffè che gli era stata offerta, salutò e uscì di casa. Entrato in macchina, il collega alla guida gli chiese la prossima destinazione.

<< Torniamo alla centrale. Ho bisogno di rivedere un po' di cose su questa storia. >>






Provava a scuoterla, a volte anche con troppa forza, ma Katy non apriva gli occhi. Li teneva chiusi, serrati, il suo volto era caldissimo e il suo corpo scosso da brividi che non smettevano. Sferzò uno dei suoi tentacoli nel lago e una volta tirato fuori lo passò sul viso pallido della bambina. Forse in questo modo si sarebbe sentita meglio. Aspettò qualche secondo, poi un soffio di vento sembrò insistere sullo stato di Katy, che prese a tossire e rabbrividire ancora di più. Senza perdere tempo, strinse a se la piccola e si materializzò nell'edificio abbandonato, l'avvolse nella coperta e la poggiò con delicatezza a terra. Fu una strana sensazione vedere Katy in quel modo, ma qualcosa gli diceva che doveva aiutarla, non poteva lasciarla in quel modo.

Con le lunghe dita le accarezzò la fronte. Scottava. E sembrava avere molto freddo.

Forse aveva... Conosceva quella parola... Ma da quanto tempo non gli era più capitato....






<< Che succede? >>

<< Ha la febbre. >>

<< Cosa? Non sarà andato a giocare con i suoi amici con questo freddo! >>

<< Pare di si, e senza giubbotto. Mi chiedo cosa devo fare con lui. >>

L'uomo rise e baciò la moglie.

<< Vado a vedere come sta. >>

Salì le scale e aprì la porta alla sua destra: la camera di suo figlio. Il piccolo era a letto, avvolto nel piumino, che respirava affannosamente. I suoi occhi erano chiusi, ma era sveglio. L'uomo si sedette al capezzale del letto e passò una mano sulla sua fronte caldissima e sudata.

<< ... Papà... >>

<< Ecco cosa succede a prendere freddo, ragazzo mio. >>

<< Scusa... Ho dimenticato il giubbotto... Non volevo... >>

Il bambino aprì gli occhi, verdi come smeraldo. L'uomo sorrise e gli carezzò il volto, non riusciva ad essere arrabbiato con lui. Sarebbe stato come rifiutare un grande tesoro. Perché questo era per lui suo figlio.

<< Lo so, sta tranquillo. >>

<< Mamma è arrabbiata...? >>

<< Mmh! No, certo che no. >>

<< ... Papà... >>

<< Si? >>

<< Ti voglio bene... >>

Ti voglio bene....






Ti voglio bene....

Quella frase era così lontana, nascosta negli abissi più remoti della sua mente. Ma non era una frase che poteva dimenticare.

Aveva cercato di dimenticare ogni cosa pur di non soffrire, eppure quella frase non doveva essere cancellata. Non se lo sarebbe mai perdonato.

Portò il suo sguardo invisibile su Katy, rivedendo la scena appena riscoperta dentro di lui. Aveva la febbre... Ecco la parola giusta...

E per guarirla non poteva certo tenerla in quella struttura abbandonata, umida, solo avvolta in quella piccola coperta. Doveva trovare un modo per darle calore.

Forse poteva... La prese in braccio delicatamente e la strinse a sé forte, forte. Non sapeva quanto potesse essere utile, ma se poteva servire a farla stare meglio, avrebbe fatto questo e altro.

Katy, semi cosciente, socchiuse gli occhi lucidi, capì cosa stava facendo Slenderman e gli rivolse un debole sorriso.

<< !! >>

Slenderman si sentì improvvisamente strano. Quello sguardo, quel sorriso... Quegli occhi...

I ricordi cominciarono a vagare nella sua testa come un turbine, e riaffiorarono ancora di più quando lei, con le sue braccia tremanti avvolse il suo corpo, esile, magrissimo.

Quello era un... Abbraccio...

Lo stava... Abbracciando...?

D'improvviso, si rese conto di come la sua leggenda era stata completamente invertita a causa di quella bambina.

Perché si stava comportando in quel modo? Anziché ucciderla, si prendeva cura di lei. Perché?

Fu la prima volta che si ritrovò a chiedersi una cosa simile... E la risposta era in quegli occhi...

Katy appoggiò il volto nel suo petto e crollò in un sonno profondo. Slenderman non riusciva a smettere di fissarla. Era talmente assorto in quei ricordi che si accorse solo dopo un po' che la bambina si era addormentata.

<< ... >>

Tirò fuori i suoi tentacoli dalla schiena e con essi avvolse il corpo di Katy. Quella visione era strana, sembrava che Katy fosse avvolta in un bozzolo, come fosse una farfalla. Quel pensiero lo fece sorridere.... Per modo di dire!

Ma era una veduta tenera, non aveva mai usato i suoi tentacoli per proteggere o portare calore a qualcuno. Quelli erano sempre stati strumenti di tortura, e a pensarci bene, non sapeva neanche come aveva fatto a procurarseli.

Decise di non pensarci, e mentre scendeva la notte, le sue mani tenevano in grembo quel piccolo, minuscolo essere umano che era riuscito ad avvicinarsi a un mostro spietato. Era una cosa inquietante, da un lato. Ma dall'altro... C'era qualcosa di insolitamente tenero.

Fuoco. Ce n'era così tanto in quella casa. Anzi, quella non era più una casa. Era un inferno! Il calore e il fumo la consumavano in modo terribile, e aveva la sensazione di sentirsi squagliare!

Aiuto!

Aiuto!

Gridava, ma c'era qualcosa di strano. Era lei a gridare, ma la sua voce non era la sua. Era una voce... maschile.

Tossì a causa del fumo che penetrava nelle sue narici, nella sua bocca e le sigillava gli occhi.

Slam!

La porta era aperta e alla soglia c'era un uomo, vestito elegantemente, che corse verso di lei.

Quell'uomo...

"Stai tranquillo! Papà è qui! Ora ti porto via!"

Slenderman e KatyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora