I ricordi della serata precedente erano offuscati, mentre il bacio con Steve era chiaro e ancora vivo dentro di me e il resto erano solo momenti frastagliati e senza senso.
Il giorno seguente trovai Steve seduto sul divano con il viso contornato da due terribili occhiaie.
Cercò il mio sguardo svariate volte, ma io ero troppo spaventata e troppo imbarazzata per guardarlo in faccia.
Continuò a fissare la porta per alcune ore quando ad un certo punto, mentre sistemavo alcuni vestiti, lo ritrovai dietro di me a fissare ogni mio minimo movimento.
-Non farlo mai più-; dissi non appena mi accorsi della sua presenza.
Piegò la testa leggermente di lato corrugando la fronte-Fare che cosa?-; chiese con voce molto profonda provocandomi una serie di brividi lungo il corpo.
-Odio quando le persone mi fissano da dietro le mie spalle- dissi chiarendo il concetto.
Non rispose, così ripresi a sistemare una delle mie poche magliette, ma lui mi fermò, avvolgendo la sua ruvida mano sul mio sottile polso.
-Hai ancora intenzione di evitarmi Natasha?- mi chiese facendomi voltare verso di lui.
Guardai quei perfetti occhi cerulei e per un momento il desiderio di un contatto mi pervase il corpo costringendomi a rivolgere lo sguardo verso il pavimento.
Lui iniziò a parlare dicendo:
-Quello-; prese un lungo respiro e poi ricominciò- Quello che è successo ieri è stato un grandissimo errore, uno sbaglio-;
Senza nemmeno accorgermene spostai il mio sguardo dal pavimento al suo volto e iniziai a guardarlo con occhi che non lasciavano intravedere alcuna emozione, ma anche se non sapevo che cosa pensare del nostro "errore", internamente mi chiedevo: perché?
Mi lasciò andare il polso e si rimise in piedi continuando quel discorso che mi stava causando una serie infinite de domande e incertezze.
-Non possiamo permettere che un'errore rovini il nostro rapporto-;
Continuai a fissarlo intensamente, iniziando a riflettere sulle sue parole.
Mi accorsi ben presto che aveva ragione su tutto, non potevamo lasciarci condizionare da sentimenti indecisi, e insignificanti.
Mi auto convinsi che tutto quello che era accaduto fosse solo un brutto incidente di percorso.
Cosi mi alzai convinta della nostra scelta, appoggiai una mano sulla sua muscolosa spalla e con un sorriso tra le labbra dissi:
-Mi hai levato le parole di bocca Capitano-;
Stranamente quelle parole non risuonarono convincenti come mi aspettavo, lasciandomi cosi con l'amaro in bocca.
Lui mi guardò negli occhi e sorrise insieme a me, finalmente libero da un grosso peso che lo opprimeva.
Non parlammo più di niente per il resto della giornata, fino a quando non gli chiesi di farmi un favore.
-Mi puoi accompagnare a prendere la mia auto?-;
Mi guardò di sfuggita e poi rispose scuotendo la testa verso il basso.
Andammo avanti, ognuno per la sua strada, ognuno impegnato in faccende diverse.
E come se tutto fosse stato tutto progettato, i nostri impegni non ci permisero più di parlare, tanto meno vederci, se non di sfuggita.
Anche se eravamo arrivati ad una conclusione che entrambi avevamo accettato, con il passare dei giorni il nostro rapporto si sgretolò sempre di più proprio sotto i nostri occhi.
Io inizia a passare molto tempo nella nuova basa degli Avengers in compagnia di Maria Hill, una ragazza fantastica con uno svariato numero di capacità e abilità.
Quando non combattevo fianco a fianco con i vendicatori io e lei passavamo la maggior parte del tempo davanti gli schermi dei computer aiutando gli Avengers nelle loro missioni, consigliando strategie e aiutandoli da dietro un display, per non parlare della nostra continua sfida, quando entrambe eravamo richieste nel campi di battaglia.
Facevamo a gara a chi stendeva più nemici, ma non riuscimmo mai a trovare una vincitrice.
Cosi dopo alcuni giorni iniziammo a prendere sempre più confidenza e a conoscerci.
Erano passati all'incirca 4 giorni dalla sera del bacio e la mia mente non faceva altro che ritornare a quel momento.
Una di quelle sere rimasi da sola a leggere fascicoli e a fare ricerche su un caso che mi era stato affidato.
Vidi i miei colleghi andarsene uno alla volta fino a quando, verso tarda notte, non toccò anche a me.
Ero sicura di essere rimasta da sola all'interno della struttura , cosi sbadigliando indossai il mio cappotto, spensi le luci e passeggiai tra le varie scrivanie per arrivare alla porta.
Ancora camminando diedi, di sfuggita, un'occhiata al display collegato con le telecamere di sicurezza a circuito chiuso.
Vidi una sagoma nella telecamera 4, ma in un primo momento non ci riflettei cosi continuai a camminare.
Solo dopo essere arrivata davanti alla porta mi accorsi di ciò che avevo appena visto.
Feci marci indietro e ritornai verso il computer per constatare chi fosse quell'individuo e per osservare con più attenzione.
Era l'unica persona all'interno dell'edificio, oltre me, e si trovava nella piscina, situata a Nord della base.
Doveva essere per forza un'agente, era quasi del tutto impossibile entrare all'interno della base senza che i membri lo sapessero, ma nonostante tutto presi la mia semiautomatica* e mi diressi con passo felpato ed energico verso la struttura.
Pressai la mano su uno scanner che riconobbe il mio status di agente, permettendomi di varcare la porta dopo qualche secondo.
Camminai silenziosamente verso la piscina con l'arma stretta tra le mani puntandola davanti di me.
Oltre al rumore dell'acqua che si infrangeva contro i bordi della piscina, all'interno della struttura regnava un silenzio di tomba.
In un istante la luce che si rifletteva nell'acqua della piscina mi abbagliò, permettendo all'individuo di bloccarmi e di disarmarmi, mentre lui con fare sicuro mi puntava alla gola un coltello affilato.
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*pistola.
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Memories To Remember
FanfictionMille ricordi invadono la mente di Natasha che dopo tanto tempo si ritrova combattuta tra le due persone che più ha amato e che ama.