7

1.1K 55 2
                                    

-Ti conviene dirmi che sei-; 

-Avanti Nat davvero non mi riconosci?-;rispose con irritazione voltandosi verso di me mostrando il suo volto.

Quel sorrisetto, quei capelli nero pece, ma soprattutto quegli occhi, cosi tanto profondi da farti tremare le gambe, mi riportarono ai ricordi più remoti della mia memoria.

Mi persi tra i contorni di quel volto che un tempo avevo voluto bene e conosciuto.

-Pensavi davvero che ci sarei cascato?-;disse sollevando un sopracciglio accompagnato dal suo solito sorrisetto accattivante.

-Bhe...sinceramente pensavo che avresti reagito meglio al...-;

E senza dargli il tempo di completare la frase gli gettai le braccia al collo, desiderosa di quel profondo senso di pace che mi aveva sempre trasmesso.

Restammo immobili per un po e poi come due calamite che si attraggono anche Alexander delicatamente, assaporando ogni attimo, avvolse le sue forti e rassicuranti braccia intorno alla mia vita, stringendomi ancora di più al suo corpo.

Sospiro sollevato e poi passandomi leggermente la mano sulla schiena disse: -Menomale pensavo fossi arrabbiata-:

-Ahh-; dissi  quasi strillando, staccandomi dall'abbraccio e tirandogli un pugnetto sul bicipite

-Ti saresti potuto risparmiare quel pugno-;

Sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta, gesticolando come un bambino, mentre io lo scrutavo con occhi accusatori.

-COSA?!Non ti avevo riconosciuta, sai che non ti farei mai del male-;  

-Ah ah vallo a dire al mio bernoccolo-;

Il suo viso, un  momento prima rilassato, si contrasse in una espressione neutra e senza sentimenti e contemporaneamente vidi i suoi occhi rattristarsi e incupirsi, mentre delicatamente portava una mano sulla mia testa.

Lo fissai come paralizzata da quell'espressione che mi face notare  cosa mi ero persa e capire che non avrei mai più rivisto quel ragazzo che dava tutto se stesso per sembrare migliore ad occhi estranei e giudicatori,quel ragazzo, che per evitare di far soffrire gli altri, si rinchiudeva in se stesso creando muri e barricate.

Mi sorrise dolcemente continuando ad accarezzarmi i capelli, cosa che gli era sempre piaciuta fare fin da quando eravamo piccoli.

-Che c'è? perché mi fissi?-

-Ti ricordavo più magro e un po più bruttino- risposi ridendo, e piegando leggermente la testa di lato.

-Magro... ah senti nessuno era più bravo di me al KGB-; disse.

-ahaha nessuno tranne me, ricordo che ti battevo sempre-; dissi punzecchiandolo.

-Non ti è mai passato per la testa che magari ti facevo vincere?-; disse ridendo insieme a me.

Lo presi per le spalle e poi guardandolo dritto negli occhi, dissi:

-Sono passati un sacco di anni e ancora credi a queste menzogne?-;

-è una sfida per caso?Ti avverto non sono più il ragazzo che conoscevi , adesso sono molto più forte e più spietato di un tempo-;

- Oh si l'ho notato-; dissi ripensando al mio bernoccolo.

Si allontano da me andando verso la porta, scendendo le scale che conducevano al piano terra.

-Ehi! dove vai?-; chiesi seguendolo.

-In cucina-; disse continuando a camminare.

-Aaaah- dissi esasperata -Ti ha sempre dato fastidio parlare del passato- dissi raggiungendolo giù per le scale.

Si fermo di colpo arrivato all'ultimo scalino e appoggiandosi allo scorri mano si voltò verso di me.

-Ne dobbiamo per forza parlare?-; chiese sollevando un sopracciglio.

-Ok ... magari non è stato il periodo più bello della tua vita, ma non ti preoccupare per questo eri solo un po magrolino, c'era di peggio al KGB e tu-; dissi indicandolo e raggiungendolo sullo stesso gradino-Lo sai -; conclusi incrociando le braccia.

Rise sonoramente e poi con passo tranquillo, mi fece strada fino alla cucina.

Di certo quello era il cuore della casa, era semplice in legno d'acero, una piccola penisola, con i fornelli in acciaio  incorporati, prendeva il posto di un ipotetico tavolo da pranzo.

Accanto a una grande vetrata che illuminava la stanza, rendendo il tutto più accogliente, c'era un enorme frigorifero, uno di quelli con la doppi apertura e i banconi in marmo bianco si intonavano perfettamente con la semplicità di quella casa.

Prese dal frigo una bottiglia d'acqua e ne versò un po su un bicchiere, che mi passò poco dopo.

-Va bene basta parlare di te lo sai già da solo di essere una calamita per  tutto il genere femminile-;

Rise dandomi le spalle e poi girandosi disse:

-Si certo. Tutte tranne te-; disse alzando nuovamente il sopracciglio.

-È un vizio-; dissi osservando quella sua espressione.

Mi guardò perplesso è poi chiese-come scusa?-;

-Ah nulla di importante-; e a passo spedito mi diressi verso le scale.

-Allora dove sono i miei vestiti?-;

-Di sopra-;

-Spero per te che tu non abbia fatto nulla mentre era svenuta-;

-Hahahah ma dai ti sempre il tipo?-;

-Mai dire mai-; dissi con un mezzo sorriso.

-Ah non ti dispiace se uso il bagno vero?-; dissi salendo nuovamente le scale.

Mi guardò e un sorriso malizioso si impossesso della sue labbra.

-E perché io trovo più sexy mezza nuda-; disse squadrandomi da capo a piedi.

-In ogni caso, fai pure non credo che i proprietari se ne accorgeranno mai anche perché sono sempre fuori-;

Risi scuotendo la testa " avrei dovuto aspettarmelo" pensai chiudendomi in camera.

Socchiusi la porta del bagno e aprii il rubinetto per far riscaldare l'acqua, poi con calma  entrai all'interno della doccia e mentre il getto d'acqua calda mi bagnava, facendomi rilassare, la mia mente ritornò al periodo in cui conobbi Alexander.

Eravamo solo due ragazzini quando fummo stati arruolati al KGB per le nostre  doti di combattimento.

Ricordo perfettamente quel periodo della mia vita.

Bhe d'altro canto come dimenticarlo.

Non mi importava di niente e di nessuno ero una macchina da guerra pronta ad uccidere ad un solo schiocco di dita.

Eppure quando conobbi Alexander sentii il profondo bisogno di conoscere la storia di quel ragazzo taciturno e circondato costantemente  da un devastante alone di odio e rabbia rivolto verso tutti.

Iniziai a parlargli, ma lui testardo com'era non ne voleva sapere di rapporti sociali.

Una sera, mentre eravamo di ritorno da una missione, mi chiese perché volessi tanto conoscere la sua storia e io risposi " Forse perché quando ti guardo vedo me, e avvolte penso che sarebbe bello parlare con qualcuno che ti capisca veramente".

Fin da piccola ero stata addestrata per riflettere e per dire ciò che la gente voleva sentire dagli altri, ma quella volta fui totalmente sincera sia con lui che con me stessa.

Volevo solo avere un amico , tra tutte quelle persone false ed egoiste, che circondavano la mia sanguinosa vita.



Memories To RememberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora